La nuova campagna di Maison Valentino realizzata con l’AI è la dimostrazione che analogico e digitale possono convivere

Per farlo, il brand ha reclutato nove artisti digitali che hanno trasportato la borsa DeVain in universi alternativi

01 Dicembre 2025

Si fa molto parlare (giustamente) di pericoli e limiti dell’intelligenza artificiale: quale parte delle nostre competenze eroderà, se davvero potrà essere usata per liberarci da incombenze gravose e manuali, quali professionalità sono invece a rischio in questa rincorsa verso il futuro. Nella moda, già diversi brand hanno realizzato alcune campagne avvalendosi di questo strumento, non tanto per adottare tout court un nuovo modus operandi che tolga l’autorialità alle diverse maestranze coinvolte in questo lungo processo creativo – stylist, fotografi, assistenti e via discorrendo – quanto per gusto della sperimentazione (per ora) occasionale. Il più recente ingresso in questa compagine è quello di Valentino, che lancia una campagna dedicata alla sua borsa DeVain, facendola interpretare da nove diversi artisti, alcuni dei quali hanno utilizzato l’AI.

Sinonimo del nuovo approccio estetico di Michele, la DeVain è stata lanciata con la collezione Pre fall 2025: l’onomastica della clutch – disponibile nel ragguardevole numero di 27 versioni diverse, da quelle monocrome a quelle in rafia crochet passando per quella in montone con strass – gioca con la similitudine lessicale con “divine”, a significare un approccio dégagé all’eleganza, incapace per Dna di prendersi troppo sul serio. Sono nove gli artisti incaricati di farla rivivere in mondi digitali: Animus Pax, Annie Collinge, Total Emotion Awareness, Z Captures, Thomas Albdorf, Enter The Void, Paul Octavious, Albert Planella e Tina Tona, alcuni dei quali lavorano da tempo con il mezzo.

Il video e le immagini di Enter The Void, ad esempio, immaginano un mondo sottomarino, con un hotel deserto popolato non tanto di avventori, quanto di borse e pesci ugualmente fluttuanti, in un loop spazio temporale che appare sospeso (i modelli ritratti, che sono invece reali, hanno qui dato il loro consenso per l’utilizzo dei loro volti e dei loro corpi all’interno dello scenario digitale).

Ispirato alla ritrattistica del XVI secolo, così come alle sue nature morte, è invece il progetto di Paul Octavius, artista basato a Chicago che fonde fotografia, illustrazione e tecnologia da oltre vent’anni; Tina Tona, artista visual ugandese e ruandese combina collage multimediali e graphic design, mentre Albert Pianella, artista, regista ed editor basato a Barcellona, fonde la composizione visiva con il montaggio. Infine, il viennese Thomas Albdorf – che ha già all’attivo mostre e presenze su giornali come The New Yorker, The Guardian, British Journal of Photography New York Times realizza una serie di esplorazioni video ambientate però all’interno di un più classico studio di posa fotografica.

A usare esplicitamente l’AI è anche Total Emotion Awareness, nom de plume di Christopher Royal King, artista multidisciplinare che è tra i membri fondatori del gruppo rock cinematico This Will Destroy You e autore di Visual per artisti come Deftones e Sega Bodega. L’artista guida il pubblico in un regno surreale in cui l’immaginario pop si fonde con la DeVain tra forme che si moltiplicano ed espandono accompagnando lo spettatore in un viaggio visionario. I risultati di queste divagazioni visive sono sicuramente pop, immediati, di certo più adatti ad una comunicazione che si muove attraverso i social e non sulle pagine della carta stampata, ma non per questo risultano meno “autoriali” rispetto a una campagna classica. Tra l’altro, in passato, molti artisti della fotografia – pur senza avvalersi dell’aiuto dell’AI – hanno immaginato dei mondi talmente onirici da sembrare irreali, come nei casi di Tim Walker o di David LaChapelle. Sembra in fondo – ad oggi – difficile che questa tipologia di presentazioni dei prodotti della moda, possano soppiantare in maniera definitiva e totalizzante tutto ciò che c’è stato prima, ma forse, in fondo, la convivenza pacifica potrebbe essere un’alternativa possibile.

Immagine: Enter The Void

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