Attualità

Perché Trump odia Amazon

La raffica di tweet, il Washington Post, le manie di persecuzione, ma anche un messaggio economico.

di Anna Momigliano

SUN VALLEY, ID - JULY 13: Jeff Bezos, chief executive officer of Amazon, arrives for the third day of the annual Allen & Company Sun Valley Conference, July 13, 2017 in Sun Valley, Idaho. Every July, some of the world's most wealthy and powerful businesspeople from the media, finance, technology and political spheres converge at the Sun Valley Resort for the exclusive weeklong conference. (Photo by Drew Angerer/Getty Images)

Mentre gli altri festeggiavano la Pasqua, Donald Trump ha trascorso gli ultimi giorni twittando contro Amazon. Perché Amazon? E perché adesso? La risposta riguarda l’antipatia personale del presidente americano nei confronti di Jeff Bezos e del Washington Post, la sua tendenza a fissarsi, periodicamente, con un nemico in particolare, ma anche alcune questioni fiscali ed economiche. Gli attacchi di Trump, peraltro, stanno avendo delle conseguenze molto concrete. Hanno creato nervosismo sui mercati e il colosso di Bezos ha perso 60 miliardi in valore di mercato come riporta la Cnn.

Partiamo dai fatti, anzi, visto che si tratta di Trump, dai tweet. Giovedì il commander in chief ha lanciato tre accuse separate in meno di 280 caratteri: non pagare le tasse, sfruttare il sistema postale, fare chiudere gli altri rivenditori. Sabato ha rincarato la dose accusando Amazon di costringere il sistema postale a operare in perdita. E lunedì, casomai qualcuno si fosse perso il messaggio, ha scritto che le poste stanno «perdendo milioni» per colpa di Amazon. Non è la prima volta che il presidente repubblicano attacca Amazon: qualcuno ricorderà per esempio i tweet dell’estate scorsa, dove se l’era preso col «monopolio anti-tasse» della società e l’aveva accusata di «fare perdere molti posti di lavoro in America». Adesso però la cosa sembra avere assunto nuove proporzioni. Trump sembra «ossessionato da Amazon», come riportava il sito Axios qualche giorno fa. L’articolo citava fonti anonime che avevano parlato col presidente, e che raccontavano come fosse «ossessionato» dall’idea di mettere nei guai Amazon. Dettaglio interessante, è stato pubblicato lo scorso mercoledì, cioè un giorno prima che iniziasse la serie di tweet anti-Amazon. Più recentemente, cioè dopo la serie di tweet, anche l’edizione americana di Vanity Fair ha pubblicato un articolo in cui, citando fonti interne alla Casa Bianca, confermava questa ossessione.

Resta da chiedersi, però, da dove arrivi. Vanity Fair la spiega come una reazione alle inchieste del Washington Post, che è di proprietà di Bezos, e da cui Trump si sente perseguitato: «Trump non ama il New York Times, ma lo rispetta perché è il giornale della sua città. Per il Washington Post invece non ha alcun rispetto», ha detto una fonte al magazine. Un’altra delle fonti citate nello stesso articolo spiega poi che c’è anche una questione di indole personale: «Trump ha le sue ossessioni del momento, e in questo momento la sua ossessione è il Washington Post».

Amazon Bezos

Dunque Trump odia Amazon perché odia il Washington Post e più in generale perché gli piace odiare qualcuno? Questa è una parte importante del quadro, ma c’è anche dell’altro. Parte degli attacchi contro il gigante dell’e-commerce dipendono anche dal fatto che Trump teme il suo monopolio. Due delle accuse che Trump rivolge ad Amazon, cioè quella di pagare poche tasse e di avere mandato in crisi il settore del retail, sono in parte vere e riguardano da vicino i temi economici della presidenza Trump. L’accusa di creare problemi al sistema postale invece è completamente campata per aria: vero, le poste americane non se la stanno passando bene, ma la spedizione di pacchi è una delle poche cose che generano profitti, come dimostrato da Politifact.

Il settore retail e posti di lavoro, si diceva. Centri commerciali e grandi magazzini non stanno vivendo un buon momento in America, ed esistono pochi dubbi sul fatto che questo dipenda almeno in parte dal fatto che la gente oggi preferisca comprare online: secondo Cnn Money, negli ultimi anni sono scomparsi 250 mila posti di lavoro in questo settore e Amazon è uno dei responsabili. Questo calo è compensato in parte (ma solo in parte) dal fatto che Amazon sta creando nuovi posti di lavoro. Visto che uno dei cavalli di battaglia della presidenza Trump è proprio quello di battersi per gli americani che hanno perso il posto di lavoro a causa della globalizzazione e della automatizzazione, Amazon è il bersaglio ideale. A questo va aggiunto che lo spostamento dello shopping su internet è qualcosa che non piace ai grandi investitori dell’immobiliare, che sono vicini a Trump e che i soldi li fanno con i centri commerciali e i grandi magazzini. Come si legge nel sopracitato articolo di Axios: «Gli amici di Trump gli dicono che Amazon sta distruggendo il loro business. I suoi amici dell’immobiliare gli dicono che Amazon sta uccidendo i mall e i retailer fisici».

Trump è convinto che, se Amazon sta battendo i suoi competitor fisici, è anche perché gode di un vantaggio fiscale eccessivo. Un’analisi della Cnbc fa capire che qualcosa di vero c’è, anche se riguarda più il passato che il presente: il vantaggio sta nel fatto che Amazon può non pagare le tasse statali in alcuni Stati dove non è presente fisicamente. Ora che sta aprendo molti centri di smistamento, la sua presenza fisica sta aumentando e dunque questo vantaggio si sta ridimensionando. Inoltre a breve la Corte Suprema, che sta deliberando sul caso South Dakota v. Wayfair Inc, potrebbe imporre il pagamento di tasse locali anche per società di e-commerce che non hanno una presenza fisica nello Stato.

Riassumendo, gran parte degli attacchi di Trump contro Amazon si spiegano con la sua antipatia per Bezos e per il suo Washington Post. Però attaccare Amazon è anche un modo di dare l’impressione di stare dalla parte dei lavoratori che hanno perso il posto a causa della rivoluzione digitale, che ha reso i “vecchi” rivenditori meno competitivi. Gli attacchi ad Amazon, da questo punto di vista, rientrano nella stessa ottica delle tariffe sull’acciaio. Il messaggio che Trump vuole mandare è che, se la globalizzazione e la digitalizzazione fanno paura, lui sta dalla parte dei settori che ci hanno perso. Come scrive Cnn Money, gli attacchi ad Amazon stanno innervosendo gli investitori perché «agitano lo spauracchio della regolamentazione».

Nelle foto: il Presidente Trump e Jeff Bezos all’American Technology Council Roundtable nel 2017; Jeff Bezos all’Allen and Company Annual Meeting (Getty Images)