Attualità

L’uomo degli Oscar

È stato annunciato il presentatore dell'85° edizione degli Oscar: Seth MacFarlane, regista, autore, comico, creatore dei Griffin. Il volto che ci voleva.

di Federico Bernocchi

Lunedì mattina una notizia ha fatto il giro di tutte le redazioni del mondo: a condurre la prossima serata degli Oscar, che si terrà il 24 febbraio del 2013 come sempre al Kodak Theatre di Hollywood, è stato chiamato Seth MacFarlane. Nel caso voi foste tra i tanti, forse troppi in Italia, che a questa notizia hanno inarcato il sopracciglio destro per poi chiedere sospettosi al vostro compagno d’ufficio: “Scusa, ma chi è questo? Perché non c’è più Whoopi Goldberg?”, ci pensiamo noi a spiegarvi un paio di cose su questa scelta. Certo, anche se (la scelta) è già stata fatta, questo non vuol dire che McFarlane arrivi sano e salvo al 24 febbraio. In questi cinque mesi può succedere di tutto.

Se vi ricordate, l’anno scorso, prima di essere stati salvati in Zona Cesarini dal solito Billy Crystal, sul palco del Kodak Theatre doveva esserci Eddie Murphy. Poi, grazie all’acume del produttore della serata Brett Ratner, che ha pensato bene di uscirsene in un’intervista pubblica con una frase di un’omofobia che manco il Cassano delle migliori occasioni, Murphy ha dovuto rinunciare alla serata che poteva riportarlo ai suoi vecchi fasti. Non sapendo che pesci pigliare, s’è scelto dunque di affidarsi a un usato sicuro e garantito e di trasformare quello che potenzialmente era una svolta nel tono della serata, nel solito spettacolo. Attenzione: la serata degli Oscar è per chi scrive sempre una gioia per gli occhi, ma l’anno scorso s’è scelto forse di essere eccessivamente classici e conservatori. Niente di sconvolgente o grave, sia chiaro, ma era stata proprio la scelta di Murphy a farci sperare in qualcosa di completamente diverso.

Dopo gli exploit di Gervais ai Golden Globes, sembra infatti che la tendenza imperante sia quella di condire queste serate di rara ufficialità e perbenismo con dosi massicce di umorismo greve e scorretto. Se un tempo le virtù più elogiate per questi eventi erano l’educazione e il contegno, oggi si è quasi sempre alla ricerca dello scandalo o della polemica. E qualcuno dell’organizzazione degli Oscar sembrava aver pensato: “Ma allora anche noi!” e aveva deciso di dare una spallata a quel meccanismo fin troppo perfetto e pulito chiamando Eddie Murphy. Che, vale la pena ricordarlo, prima di prendere parte a filmetti indegni e diventare un attore di pellicole per famiglie, era un signor stand up comedian, noto principalmente per avere ben pochi peli sulla lingua. Avete mai visto il suo vecchio spettacolo Raw, in italiano tradotto come Nudo e Crudo? Se vi capita, e se non vi fidate del talento di Murphy, dategli uno sguardo. Ma torniamo a MacFarlane.

Proprio questa settimana arriva nelle nostre sale (con soli, wow, tre mesi di ritardo rispetto all’uscita statunitense) il suo primo film live action da regista che fino a oggi ha guadagnato più di 400 milioni di dollari nel mondo. Si tratta di Ted, con Mark Whalberg e Mila Kunis. La storia è quella di un John (Whalberg) che, a più di trentanni, vive ancora con il suo peluche di quando era bambino. Solo che il suo tenero orsacchiotto non se ne sta a prendere la polvere appoggiato su qualche vecchio scaffale, ma ha magicamente preso vita e interagisce come nulla fosse con le altre persone. Non solo: è decisamente sboccato, ignorante, beve e si droga. Ted è una sorta di miscuglio perfetto tra la nuova romantic comedy statunitense, Calvin & Hobbes e il compianto Mr. Wiggles. Si tratta di un’opera estremamente divertente e al tempo stesso decisamente sboccata. Ma non poteva essere altrimenti: chi conosce MacFarlane sa che la finezza e la delicatezza non sono proprio tra le sue doti più evidenti.

In più, anche se la pellicola è, come detto, essenzialmente un live action, c’è da tener conto della presenza dell’elemento “peluche”. Ted è ovviamente animato in computer grafica, ma quello che ci interessa è come qui l’autore non abbia rinunciato all’aspetto più fanciullesco e cartoonoso della questione. Già, perché Seth MacFarlane è noto principalmente per essere il creatore di alcune famosissime serie di cartoni animati per la televisione.

A lui dobbiamo infatti I GriffinAmerican Dad e The Cleveland Show. Seth MacFarlane è l’uomo capace di essersi posizionato a metà strada tra le provocazioni ormai totalmente normalizzate e accettate de I Simpsons di Matt Groening e gli scandali “senza se e senza ma” di Trey Parker e Matt Stone, ovvero i creatori di South Park. La sua fortuna è stata proprio quella di riuscire a trovare un posto tra questi due estremi: ha abbassato il tono rispetto a South Park, ma l’ha alzato se pensiamo alle ultime stagioni dei gialli di Springfield. MacFarlane è un autore, regista, comico, cantante e doppiatore (gran parte delle voci dei personaggi dei suoi cartoni animati sono sue). In poche parole è un uomo di spettacolo più che completo: non solo è in grado di stare su un palco e presentare in modo più che dignitoso, come ha appena dimostrato agli ultimi Emmy Award con alcune gag evidentemente studiate a tavolino, ma se si mette a ballare o a cantare non ci scatta quell’imbarazzo che ci ha colto quando abbiamo dovuto vedere Hugh Jackman o James Franco e Anne Hathaway alle prese con coreografie e canzoncine. In più è dotato di un’intelligenza e un senso dell’umorismo che vertono principalmente sulla cattiveria e sul cinismo, sulla presa in giro e sul paradosso. Esattamente quello di cui ha bisogno la serata degli Oscar in questo momento.