Attualità

Frances Farmer

Dal successo nel cinema e teatro anni '40 al vortice di alcol e manicomi. Una stella abbandonata dall'America

di Federico Bernocchi

Frances Elena Farmer nasce il 19 settembre del 1913 a Seattle. A diciott’anni vince 100 dollari per il suo racconto Dio è Morto, evidentemente ispirato da Nietzsche. Frequenta l’Università di Washington e, durante i suoi studi, vince un concorso organizzato dalla rivista di sinistra The Voice of Action. Il premio è un viaggio nell’allora Unione Sovietica. In famiglia non vedono di buon occhio la cosa, ma la ragazza è irremovibile: vuole andare a Mosca e iscriversi alla Scuola di Teatro della città. Una volta tornata in patria, con la nomea ormai di atea comunista, si trasferisce a New York con la speranza di diventare un’attrice teatrale. In realtà trova lavoro presso la Paramount che le offre un contratto di ben sette anni. In virtù di questa nuova opportunità lavorativa, a 22 anni si trasferisce a vivere a Hollywood. Nel 1937, dopo aver spostato l’attore Leif Erickson, entra nelle grazie del famoso produttore Samuel Goldwyn che la impone come star di una serie di annunciati successi. Ciò nonostante la Farmer non è contenta: pensa di essere scelta per le pellicole che interpreta più per la sua bellezza che per le capacità attoriali e sul set mostra un atteggiamento alquanto scontroso. Non solo tratta mali chiunque gli capiti a tiro, ma evita di avere una vita mondana degna di nota – cosa che ci si aspettava da una stella del suo calibro – e mostra una totale indifferenza verso le mode del momento. Una volta terminato il suo contratto, la Farmer lascia Hollywood per tornare a New York e al teatro. Incontra sul suo cammino il regista Harold Clurman e lo sceneggiatore Clifford Odets che la vogliono nel loro gruppo teatrale. La Farmer finalmente riesce a coronare il suo sogno: diventa una stella del teatro, trasforma la sua compagnia in una delle più note del paese e si impegna in una storia d’amore extraconiugale con Odets, anch’egli sposato. Sarà proprio questa liaison a segnare l’inizio della fine per la Farmer.

Dopo soli pochi mesi Odets torna dalla moglie. L’abbandono sentimentale coincide con quello lavorativo: anche Clurman lascia l’attrice e le preferisce una ragazza più giovane. Frances Farmer capisce di essere stata sfruttata semplicemente per la sua fama cinematografica. Depressa, torna a Hollywood e firma un nuovo contratto con la Paramount. Ricomincia a recitare in qualche film, ma a causa delle delusioni subite il suo carattere s’è fatto assolutamente instabile. Le droghe, che l’attrice comincia a consumare in grande quantità, evidentemente non aiutano. La Paramount comincia a prestarla a case di produzione più piccole per ruoli marginali, mentre lei fugge dai set e dai palchi teatrali. Nel 1942, dopo aver divorziata da Erickson, comincia a mettersi seriamente nei guai: aggredisce verbalmente un poliziotto dopo essere stata fermata alla guida con i fari accesi (si era in periodo d’oscuramento, causa conflitto) e una parrucchiera l’accusa di averle slogato una mascella. Si presenta al processo in evidente stato confusionale e getta un calamaio in faccia al giudice che la condanna immediatamente a 180 giorni di prigione. Mentre viene trascinata di peso fuori dall’aula grida:«Have you ever had a broken heart?» Lo scandalo è piuttosto ingombrante e la Famer riesce a evitare il carcere solo grazie all’intervento della sorella, vice-sceriffo della Contea di Los Angeles, che la fa entrare presso il reparto psichiatrico del Massachusetts General Hospital. Qui l’attrice viene curata con una terapia insulinica che non fa altro che rovinarle la salute. Viene rispedita a casa, ma dopo aver aggredito la madre viene di nuovo internata: questa volta la diagnosi è schizofrenia e la cura è l’elettroshock. L’anno successivo, dopo essere stata dimessa dall’ospedale, Frances Farmer scappa di casa e comincia a vagare per gli Stati Unit. Sono in molti quelli che si offrono di aiutarla, ma la donna non ne vuole sapere: preferisce stare da sola. Viene arrestata per vagabondaggio e, per volere materno, trascorre i seguenti cinque anni presso il manicomio del Western State Hospital. Sono in molti quelli che sospettano che qui la ex diva sia stata sottoposta a diverse violenze e soprattutto a lobotomia.

Il 23 marzo del 1950 Frances Farmer torna a vivere dalla madre, ormai anziana. Trova lavoro presso la lavanderia del Fairmont Olympic Hotel di Seattle, lo stesso dove aveva alloggiato nel 1936 durante la lavorazione di Ambizione , uno dei suoi film più famosi, dove aveva recitato al fianco di John McCrea e Edward Arnold. Negli anni successivi si sposa ben due volte e si trasferisce a viver a San Francisco. Comincia a lavorare come portinaia in un albergo, fino a quando non viene riconosciuta da un giornalista che, dopo aver pubblicato la sua dolorosa storia, tenta di rilanciare la sua carriera. Nel 1958 torna a recitare in un film e in una serie di piccoli spettacoli teatrali. L’anno successivo comincia a condurre il Frances Farmer Show in televisione, ma cinque anni dopo, distrutta ormai dall’alcolismo, viene licenziata dopo una lunga serie di arresti per guida in stato di ebbrezza. Muore a 57 anni di cancro al fegato. Viene pubblicata postuma la sua autobiografia Will There Really Be A Morning? Dove racconta tutta la sua lunga vicenda. Jessica Lange porta sul grande schermo la sua storia nel 1982 con il film Frances, diretto da Graeme Clifford. Nel 1992 Kurt Cobain diventa padre e decide di chiamare sua figlia Frances Bean, in onore dell’attrice. L’anno successivo i Nirvana pubblicano il loro terzo e ultimo album In Utero la cui quinta traccia è intitolata Frances Farmer Will Have Her Revenge on Seattle.