Attualità

CHiPs, altri tempi

Esce nelle sale italiane il film tratto dalla serie tv buddy cop degli anni Settanta, che però non riesce a ricrearne l'atmosfera originale.

di Davide Piacenza

Nell’America della seconda metà degli anni Settanta poteva succede che il presidente degli Stati Uniti negasse il sostegno economico federale a una New York disastrata, portando il Daily News a uscire con in prima pagina il celeberrimo «Ford To City: Drop Dead»; che la Grande Mela rimanesse completamente al buio e venisse saccheggiata e distrutta per ventiquattr’ore; che Sports Illustrated mettesse in cover Muhammad Ali nell’atto di gustare una purea di mele; che Hunter S. Thompson partisse per il Vietnam senza sapere che Rolling Stone non gli aveva pagato il viaggio e la copertura assicurativa. E anche, in un angolo del Dipartimento dello sceriffo di Los Angeles, che Rick Rosner, un anonimo agente di polizia, vedesse due colleghi del California Highway Patrol (Chp, l’unità che pattuglia le autostrade del Golden State) in moto, aggiungesse due vocali e si inventasse CHiPs, la serie tv di Nbc che ha inventato il genere buddy cop. Da oggi CHiPs torna, al cinema, con un film omonimo prodotto da Warner Bros., diretto da Dax Shepard e con lo stesso Shepard e Michael Peña nelle parti degli iconici protagonisti, al tempo resi celebri da Larry Wilcox ed Erik Estrada.

Va qui premesso che il nuovo lungometraggio è stato accolto negativamente dalla critica, e in molti hanno denunciato il più consueto tradimento dello spirito e gli intenti del prodotto originale. Chissà se era possibile ricrearli, d’altronde: interamente girata sulle strade di Los Angeles, la puntata media di CHiPs iniziava invariabilmente con Wilcox ed Estrada impegnati in una normale pattuglia di routine, di solito su arterie trafficate come la Malibu, invariabilmente affiancati e in vena di battute più o meno spiritose. Poi, tipicamente, su quella strada succedeva qualcosa: poteva essere un tamponamento a catena, una segnalazione dalla centrale o l’imbattersi casualmente in un’auto lanciata a velocità spericolata, ma Jon e Frank accendevano le loro sirene e si lanciavano subito all’inseguimento. CHiPs era un prodotto per il grande pubblico americano (e poi mondiale): i due attori protagonisti non sparano un singolo colpo di pistola nelle sei stagioni prodotte e trasmesse da Nbc, e il tono dei dialoghi e delle trame è più da commedia che da action duro e puro. Accostate tutto questo a un compendio dell’accoglienza negativa ricevuta dalla neo pellicola, apparso su Rotten Tomatoes: «CHiPs, il film, abbandona l’innocenza affettuosa della sua fonte originaria, usando le premesse del titolo della serie tv poliziesca come una maschera per gag mediocri, che quando va bene riescono soltanto ad attirare l’attenzione».

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Ci hanno tolto anche i CHiPs, insomma. Che forse, però, ai bei tempi funzionavano anche per questioni di chimica, per quanto non nei termini che sarebbe lecito immaginare. Già, meglio precisarlo: i poliziotti più buoni, cordiali, spiritosi, affiatati e inseparabili della storia della televisione in realtà si odiavano intensamente. Nel 1982 Wilcox dichiarava con candore in un’intervista a casa sua: «Erik e io non siamo grandi amici, diciamo. Abbiamo avuto problemi anche solo a camminare affiancati, senza considerare il parlarci»; ed è noto che lo stesso “Jon” ha scelto di non partecipare alla sesta e ultima stagione dello show dopo aver litigato con la produzione, a suo dire colpevole di trattamenti di favore appannaggio del suo “socio”. Nella finzione della trama, Frank Poncherello (Estrada) era il cane sciolto, l’agente spaccone, indisciplinato e farfallone posto sotto la tutela del più saggio Jon Baker (Wilcox), o almeno questa era la spiegazione inizialmente offerta per chiarire quell’assurda tendenza a viaggiare sempre in coppia. Dietro le quinte, però, la concordia era un miraggio: anche Estrada ha deciso di dare polemicamente forfait per sette episodi della quinta stagione, culmine di un braccio di ferro con Nbc per una disputa sulle spartizioni dei ricavi della serie.

Erano gli anni Settanta, comunque, e succedevano cose peculiari: Larry Wilcox, prima di dedicarsi al piccolo schermo, era stato per tredici mesi un artigliere dei Marine in Vietnam, un’esperienza condensata nel carattere e le battute del suo personaggio on the road, che per questo è ancora oggi ricordato come il primo veterano americano della storia della tv. Qualcuno ha scritto che il film nelle sale cinematografiche di oggi – oltre a essere insipido, poco divertente e in generale privo di mordente – sconfina anche nel sessismo più bieco, mentre, per capirci, le puntate di CHiPs si chiudevano di norma coi goffi approcci di Ponch, prontamente derisi dal compagno di strada e dal loro capo, il burbero ma affezionato Joseph Getraer (era Robert Pine, nel 2017 noto soprattutto come padre di Chris Pine).

I molteplici avvicendamenti all’interno del cast di CHiPs hanno portato in sella alle motociclette della serie anche un fresco campione del mondo di Speedway, un attore del Kansas arrestato dal LAPD – quello vero – per possesso di droga, e Bruce Jenner. Sì, quel Bruce Jenner, del clan Kardashian, al tempo ancora uomo e disposto a rimpiazzare Estrada nella divisa khaki durante il suo sciopero a oltranza. Erano altri tempi, e lo dimostra anche quel che Larry Wilcox ha dichiarato riguardo a Jenner in un’intervista a Entertainment Tonight del 2014: «A volte mi chiedo se non sia stato una vittima dei media. Avere a che fare con la controversa questione Kardashian, sapete? Spero solo che sia ancora il buon vecchio Bruce che conoscevo un tempo».

Immagini tratte da CHiPs, Nbc