Attualità

Mixed Martial Arts go mainstream

Da pratica da b-movie, al cinema con Warrior: grande cast e l'ambizione di raccontare l'America in crisi

di Federico Bernocchi

Se non ricordo male, Monica Geller di Friends nella terza stagione comincia a frequentare un simpatico multimiliardario. Lui si chiamava Pete Becker e per il primo appuntamento la porta a Roma. Cosa che tra l’altro mi fa subito venire in mente un altro aneddoto molto interessante: quel nano peloso e tamarro di Tico Torres (il batterista dei Bon Jovi) è riuscito a fidanzarsi con Eva Herzigova perché al primo appuntamento l’ha portata a vedere il tramonto di non-mi-ricordo-più-che-città-ma-mi-sa-Los-Angeles in elicottero. Potere del vil dinaro. Comunque: Pete porta Monica a Roma e si innamorano. Poi però si lasciano dopo solo quattro puntate, visto che lui è totalmente fuori di senno: essendo incredibilmente ricco, il nostro passa il suo tempo facendo delle cose tutte matte per combattere la noia. L’attore che interpretava Pete era Jon Favreau oggi noto come il regista di Iron Man o di Cowboys vs Aliens, all’epoca facciotta simpatica e talento in ascesa grazie al successo di un filmetto come Swingers, da lui scritto e interpretato. Monica ovviamente prima si fa riempire di regali costosissimi e portare un po’ ovunque in giro per il mondo, ma alla fine non regge alla sua continua ricerca dell’eccesso e lo abbandona. Anche perché Pete mette la sua vita in pericolo partecipando a degli incontri di M.M.A. Non sapete per cosa sta questa sigla? Ve lo spiego io, che sono qui apposta: Mixed Martial Arts. In italiano si dice Arti Marziali Miste. Gli incontri di M.M.A. vengono anche detti Free Fight o Valetudo. Quest’ultima è la mia espressione preferita perché rende al meglio quello che sono gli incontri di M.M.A., ovvero un macello totale. Il motivo? Semplice: vale tutto. Tutte le arti marziali, tecniche di lotta (leggi: mosse modello wrestling), tecniche di percussione (leggi: calci e pugni e gomitate e testate e ginocchiate). Quell’episodio di Friends in cui veniva citata la M.M.A. mi rimase, non so dire per quale motivo, impresso nella memoria. Sicuramente era la prima volta che se ne parlava in ambito di entertainment.

Ogni tot anni ci sono alcune discipline sportive che diventano talmente di culto da finire poi su grande schermo. Pensate per esempio al parkour, nato ne la banlieue parigina e finito poi in decine di produzioni mainstream americane come Casino Royale o The Bourne Ultimatum. L’ultima in ordine di tempo è la M.M.A. Questo venerdì uscirà nelle nostre sale cinematografiche Warrior, film firmato da Gavin O’Connor. Non conosco la filmografia del regista in questione, ma mi ricordo che il suo film più noto – Pride & Glory, un crime movie con Edward Norton e Colin Farrell – si trova praticamente in tutti i cestoni di tutti i grandi magazzini di questo mondo a soli 5 euro. E in omaggio c’è un deodorante particolarmente maschio. True Story. Insomma, Gavin O’Connor non è esattamente Stanley Kubrick, ma questo suo Warrior pare sia una vera bombetta. La critica c’è impazzita e il pubblico si strappa le vesti. Merito sicuramente di un cast stellare che riporta in vita un uomo a cui non si può non voler bene come Nick Nolte, un giandolone alla prova del nove come Joel Edgerton e il l talento ormai affermato di Tom Hardy. Ma soprattutto Warrior ha il pregio di sdoganare nel cinema che conta l’M.M.A., pratica che fino ad oggi era rimasta segregata nella più pura serie B.

C’è poco da fare: gli incontri di M.M.A sono belli da vedere e i suoi campioni hanno delle facce che sembrano fatte apposta per finire al cinema. Sono grandi, grossi, brutti e cattivissimi. Fino a qualche tempo fa Hollywood ha tentato di rendere le arti marziali leggere e aeree, strizzando l’occhio – come ormai tutti sanno – al cinema di Hong Kong. Intuito però che alcune cose non possono migrare da filmografia a filmografia, ha optato per un cambio di direzione: rendere il tutto più concreto e pesante. E le cose hanno cominciato ad ingranare. Andiamo con ordine: nel 2007, intuita la potenzialità visiva dei match di M.M.A.. la Piglrim Films & Television produce TapouT. Parliamo di un reality durato due stagioni, in cui tre personaggioni della TapouT – brand di abbigliamento e oggettistica legato alla disciplina – vanno in giro per il paese a cercare dei possibili talenti. Charles Lewis, Jr. detto Mask, Dan Caldwell detto Punkass e Tim Katz detto SkySkrape, hanno passato due anni on the road a sporcarsi le mani con gentaglia che s’è fatta un nome nelle risse da strada e hanno tentato di farli diventare dei professionisti. Storie di tamarri veri, alle prese con redenzione e salvezza attraverso lo sport più violento del mondo. TapouT è un discreto successo e il marchio diventa anche una casa di produzione di film di fiction. Parliamo di filmacci come Unrivaled, Death Warrior, Circle of Pain, Locked Down. Gente brutta e tatuata che si picchia dall’inizio alla fine. Al massimo c’è giusto il tempo di una sequenza di sesso con delle tipe con le tette rotonde e gonfie come dei palloni aerostatici, ma c’è abbastanza pubblico e soprattutto materiale per parlare di un piccolo genere. Ci sono le prime star del M.M.A. e della sua divisione U.F.C, Ultimate Fighting Championship) i cui nomi finiscono sui cartelloni dei film. C’è per esempio Kevin Ferguson, detto Kimbo Slice, che finisce anche nel notevole Blood And Bone con il grandissimo Michael Jay White. C’è il bielorusso Andrei Arlovski, detto The Pitbull, che le suona di santa ragione a Jean Claude Van Damme e Dolph Lundgren in Universal Soldiers: Regeneration. Dallo straight to video si passa in soli due anni alla serie B cinematografica. La Mixed Martial Arts si intrufola nel mondo dell’intrattenimento come fece a suo tempo il Wrestling. Con una differenza sostanziale: questi se le danno veramente. Differenza non da poco se si parla poi di credibilità, un fattore che oggi come oggi – dopo brutti momenti in cui grazie al digitale anche Depardieu tirava calci volanti – assolutamente essenziale. Dal 2007 ad oggi questa disciplina ha conquistato un pubblico sempre maggiore ed è riuscita alla fine ad arrivare anche alla Hollywood che conta. Warrior, che vanta nel cast due prime movers come Rashad Evans e Anthony Kewoa Johnson, potrebbe essere solo il primo di questa nuova ondata di film.