Stili di vita | Tech

Trasformare la smartphone in un oggetto di lusso

Durante l'evento di presentazione della nuova 13T Series a Berlino, con Davide Lunardelli, Head of Marketing di Xiaomi Italia, abbiamo parlato del presente e del futuro del brand, dalla collaborazione con Leica alla ricerca sull'AI.

di Studio

Gli smartphone non sono più oggetti, sono un’abitudine. Un’abitudine talmente radicata che, anche sforzandosi, chi c’era fa fatica a ricordare il mondo e la vita prima degli smartphone. Un’abitudine talmente radicata che, anche sforzandoci, facciamo fatica pure a immaginare il mondo e la vita dopo gli smartphone per come li abbiamo conosciuti fin qui. Le loro forme, il loro colori, il modo in cui si adattano alle nostre mani e interagiscono con i nostri sensi: sono anni che ormai sappiamo cosa aspettarci da uno smartphone, qualsiasi smartphone. È per questo che, ci spiega Davide Lunardelli, Head of Marketing di Xiaomi Italia, adesso la sfida è trasformare lo smartphone in qualcosa di più di se stesso. È la ragione e l’obiettivo della partnership tra Xiaomi e un brand storico, del lusso, di eccellenza come Leica, confermata anche dalla nuova famiglia di prodotti flagship – la 13T Series – presentata a Berlino lo scorso 26 settembre. “Il capolavoro in ogni storia” è la frase scelta per raccontare questa nuova linea di prodotti e quella rinnovata collaborazione: «Per far capire alle persone che, raggiunto questo livello tecnico, qualsiasi foto è un potenziale capolavoro. Conta avere una storia da raccontare».

Anche da questo punto di vista, da quello della fotografia mobile, in questi ultimi anni ci siamo costruiti delle abitudini e ormai abbiamo aggiustato le aspettative. La questione si è ormai ridotta a un avanzamento algoritmico: «Questo software mi sistema i colori e siamo a posto», riassume Lunardelli. «Con Leica invece abbiamo cominciato a fare un discorso diverso. L’ottica, le lenti, sono studiate assieme a loro, con l’obiettivo di superare i limiti fisici dell’oggetto stesso: è più piccolo di una “vera” macchina fotografica ma vogliamo che funzione esattamente come tale. Per noi, il nostro capolavoro è questo». D’altronde, viviamo nell’epoca dei creator: tutti vogliamo esprimerci e tutti abbiamo dunque bisogno degli strumenti adatti al sempre crescente bisogno di condivisione, alla mai così impellente necessità di esprimerci. E proprio per raccontare questo bisogno e questa necessità, accenna Lunardelli, Xiaomi si sta preparando al lancio di un progetto ancora però coperto dal segreto: «Posso solo dire che andremo a fare delle foto in diverse città italiane. Non per mostrare dei capolavori e basta, ma per comporre attraverso le immagini un racconto del Paese».

Il tema del racconto torna spesso, nelle parole di Lunardelli. Il racconto di uno smartphone non può limitarsi a un elenco di specifiche tecniche: certamente sono importanti, ma in un mercato così affollato e così competitivo «ci rendiamo conto, anche e soprattutto nella nostra comunicazione, che è necessario avere qualcosa di più». Ed è per questo che Xiaomi ha voluto Leica come partner. «Perché Leica ha un heritage che è desiderabile al di là di tutte le discussioni razionali che possiamo fare su smartphone e macchine fotografiche. Queste discussioni non vengono mai meno, sia chiaro. Ma lo smartphone ormai è l’oggetto con il quale abbiamo il rapporto più profondo e più frequente, è la “cosa” con il più alto potenziale di rappresentarci. Per parlare a tutte le persone che oggi desiderano uno smartphone, è indispensabile raccontare una storia. È le storie sono composte da una parte razionale e da una irrazionale». Secondo Lunardelli, c’è una contraddizione tra il rapporto che abbiamo sviluppato con gli smartphone e la traiettoria evolutiva della loro estetica, del loro design. Gli ultimi anni sono stati piuttosto conservativi, da questo punto di vista. L’intenzione di Xiaomi, di Leica, della 13T Series e di quelle che verranno, è spingere un po’ più in là i limiti di questo oggetto. Fare dello smartphone uno strumento di espressione individuale, «proprio come i vestiti», dice Lunardelli. In questo senso, collaborare con Leica è come collaborare con Hermès o con Omega.

Nel futuro, dunque, c’è l’intenzione di proseguire il racconto dello smartphone come qualcosa di più di un oggetto. O, meglio, come un oggetto nuovo, nato dallo somma di altri: il “ferro del mestiere” di fotografi e videomaker, di registi e artisti (in passato Xiaomi ha dimostrato le sue potenzialità anche in questo senso, con una collaborazione con Gabriele Muccino), ma anche il “contenitore” in cui conservare tutto ciò che è necessario e che conta nella vita di tutti i giorni. Serviranno partner come Leica, ribadisce Lunardelli, che contribuiscano a tenere Xiaomi in cima alla montagna dell’innovazione: la prossima sfida è una sempre maggiore ed efficace integrazione dell’intelligenza artificiale nei nostri dispositivi mobili. Anche se, in realtà, la sfida vera rimane sempre la stessa, impossibile eppure indispensabile: «Parlare e, speriamo, piacere a tutti».