Attualità

Teenage Engineering

L'azienda svedese considerata la "nuova Apple" è appena uscita dalla sua nicchia per entrare in casa vostra. Con un cubo musicale.

di Pietro Minto

Anche i maestri hanno maestri. E se pensate che Apple nel campo del design sia il non plus ultra, dovreste anche ricordare quanto Steve Jobs fosse ossessionato dalla Braun guidata da Dieter Rams (di cui Michele Masneri ha già scritto su queste pagine, qui). I maligni sostengono che la Mela abbia saccheggiato il patrimonio anni ’60-’70 del marchio tedesco, i più cauti tengono bene a mente che nulla si crea dal nulla e l’arte è un osceno groviglio di rimandi, richiami e furti.

Quando Apple comparve nel 1977 era composta da due figuri strambi ma diversissimi tra di loro: uno era Steve Jobs, ed era alto, magro e belloccio; l’altro era Steve Wozniak ed era lo smanettone con qualche chilo di gruppo. Erano appena usciti dal garage doveva avevano costruito l’Apple I e II. Erano giovani e sconosciuti. In pochi anni la loro mini-azienda conquistò il mondo, poi inciampò, rischiò di crollare, si rialzò e attualmente le sue mosse influenzano sensibilmente l’andamento del Pil statunitense, segno che gli affari vanno talmente bene da avere assunto peso geopolitico. Questo per dire che il business segue percorsi imprevedibili, degni di un ottovolante (da un garage alla vetta di Wall Street), e nessuno può mai prevedere chi sarà il prossimo a salire sulla giostra. Attualmente lo strapotere del colosso di Cupertino è talmente grande da riuscire quasi a convincerci che sia eterno. Immaginare un’azienda che sia in grado di fare ad Apple ciò che Apple ha fatto – nell’ordine – a Ibm e Microsoft, è oggi molto difficile. Specie dal punto di vista del puro design: le poche concorrenti in fatto di forme meravigliose e innovative (Bang & Olufsen e la stessa Braun, per esempio) si sono dovute accontentare delle briciole e di nicchie di mercato che si fanno sempre più asfissianti. Gli altri competitor si dividono tra forme sgraziate e imitazioni al limite del plagio – è il rovescio della medaglia dell’essere i primi della classe.

Ma nessuna storia è eterna e le cose potrebbero cambiare, anche presto. La next big thing potrebbe sbucare dall’ennesimo garage della Silicon Valley o da una start up super cool berlinese, anche se a rendere la loro missione più difficile c’è la sfida con giganti di dimensioni inedite (Google, Amazon, Apple), impegnati da anni su più settori, quasi ubìqui. Ma la fine è per tutti tremenda e certa, e quindi la nuova stella del firmamento prima o poi apparirà. E, chissà, potrebbe avere l’aspetto innocuo di una piccola società chiamata Teenage Engineering, azienda svedese con sede a Stoccolma. Gente del nord, di poche parole, che finora han realizzato pochi prodotti (tra cui un coloratissimo coro elettronico per conto di Absolut Vodka). La loro hit, finora, è OP-1 (679 dollari, uscito nel 2010), un sintetizzatore portatile, bellissimo e leggerissimo, dalla qualità audio incredibile («il sinth più atteso nella storia dell’uomo» secondo Engadget): un piccola chicca musicale travestita da giocattolo borioso.

Attorno a OP-1, Teenage Engineering ha creato una costellazione di aggeggi e prodotti correlati che hanno costituito finora la maggior parte della loro proposta totale. Come OP Lab, che permette di suonare qualsiasi strumento (piedi compresi) collegandoli allo strumento.

In questi giorni Teenage Engineering ha svelato la sua nuova fatica, e l’ha fatto nella Mecca dell’elettronica Usa, il Ces (Consumer electronics show) di Las Vegas. Si chiama OD-11 Cloud Speaker e non è né uno smartphone né un tablet: è un sistema hi-fi d’ultima generazione composto da due elementi geometrici collegati via wi-fi. Il primo è una cassa cubica 26 x 26 x 26 cm dal sapore nord europeo con un cuore da 100 Watt, il secondo un piccolo cilindro colorato applicabile in qualsiasi superficie di casa, che funge da controller. Ha anche una calamita, questo cilindro, e quindi lo si può attaccare sulla porta del frigo, o sul muro. Basta premerlo per accendere il sistema e fare suonare le casse, e basta girarlo per regolarne il volume. Il tutto non solo senza fili ma senza supporti audio come Cd-Rom, ormai archiviati dalla Storia: OD-11 è fatto per sfruttare la nuvola di dati, per pescare musica da lontano e portarvela in salotto sottoforma di cubo. Se OP-1 era una meravigliosa follia per hipster e scervellati, OD-11 è il biglietto d’ingresso per la casa, il mainstream. O meglio, per quella parte di mercato disposta a spendere 800 dollari per il solo cubo (il controller è a parte), per un prodotto dall’incredibile qualità audio e che “fa arredamento”. Che è poi la stessa fetta di mainstream da cui pesca Apple.

 

Ma non è prematuro ed esagerato accostare Teenage Engineering al dibattito sulla “Apple del futuro”?

Forse, ma le somiglianze tra le due società sono numerose e affascinanti. Secondo Joshua Topolsky, direttore del sito di news tecnologiche The Verge, e grande amante di casa Apple, TE è una delle novità più interessanti del Ces 2013: «Credo che nessun’altra azienda stia facendo prodotti così belli e strambi. Prima i loro prodotti erano solo per musicisti, ora hanno cominciato a entrare nelle case» (video, a partire dal minuto 7). Sarebbe ovviamente meraviglioso – come ha detto lo stesso Topolsky – vederli alle prese con oggetti sempre più di largo consumo, come smartphone, tablet o televisioni. E a giudicare dal brusco cambio di rotta che l’azienda ha compiuto in appena due anni (da un synth a un impianto stereo), potrebbero esserci nuovi passi nel territorio mainstream di lusso, prossimamente. E sarà a quel punto che la piccola e giovane Teenage Engineering incontrerà l’imperatrice del territorio, Apple, l’azienda miliardaria che cominciò nel 1976 tirando fuori oggetti strambi come OD-11 da un misero garage californiano finendo per dominare il mondo. E ci sarà da divertirsi.

 

(Immagini tratte da Teenage Engineering: il funzionamento del controller di OD-11; il synth OP-1; il kit di OP Lab; due immagini di OD-11)