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Ti piacerebbe da morto trasformarti in corallo?

C’è un’organizzazione benefica in Florida che si chiama Eternal Reefs che fornisce un servizio molto particolare, descritto sul sito dell’associazione come «un modo per continuare a dare un contributo anche dopo la fine della vita, aiutando a rinvigorire la barriera corallina». Per capirsi: Eternal Reefs realizza delle sfere fatte di cemento a ph neutrale e ceneri umane e le “posa” in zone appositamente predisposte del fondale marino degli Stati Uniti. Le sfere pesano tra i 250 e 1800 chilogrammi, hanno una superficie pensata per permettere a forme di vita marina come alghe e coralli di crescere con facilità. Costano tra i 3000 e i 7500 dollari l’una e a oggi Eternal Reefs ne ha “piazzate” più di tremila, sparsi in 25 diversi cimiteri subacquei tra il New Jersey e il Texas. Ai parenti e agli amici del caro estinto vengono fornite le coordinate Gps alle quali trovare la “tomba”, in modo da potersi recare sul luogo tutte le volte che lo desiderano.

Stando a quanto dicono i rappresentanti di Eternal Reefs, in questi anni di pandemia la richiesta per questa peculiare forma di sepoltura è triplicata: la maggior parte delle richieste vengono da persone che amano il mare, attratte però anche dall’idea di poter contribuire alla rigenerazione dell’ecosistema marino. D’altronde, la tensione verso il mare, verso l’oceano è antica quanto la razza umana: di sepolture “marittime” si sono trovate tracce risalenti all’Antico Egitto e a Roma antica. Nel sud del Pacifico, le popolazioni locali erano solite mettere i corpi dei defunti in delle canoe che venivano poi spinte in mare. L’usanza di gettare le ceneri dei morti nell’oceano è diffusissima in asia.

Oggi la sepoltura “marittima” è considerata un’alternativa ecosostenibile all’inumazione e alla cremazione. È vero che anche la sepoltura proposta da Eternal Reefs prevede la cremazione del cadavere, ma questo fatto, secondo i sostenitori della pratica, è bilanciata dal fatto che quelle ceneri contribuiranno poi alla ricostruzione dell’ecosistema marittimo andando a “imitare” alcune caratteristiche della barriera corallina. Non tutti, però, sono convinti dell’ecosostenibilità di questa pratica funeraria. Innanzitutto perché comunque prevede la cremazione del cadavere, come già detto: ogni corpo bruciato rilascia nell’atmosfera 400 chilogrammi di anidride carbonica, «un vero e proprio disastro», come dice Rosie Inman-Cook dell’ente benefico Natural Death Centre. Oltre a questo, c’è anche il fatto che le sfere che Eternal Reefs posa sul fondale marino sono fatte di cemento: secondo Michael Steinke, «non la migliore delle idee, se si ha davvero a cuore l’ambiente».