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Sconfiggere la crisi con le città semoventi

Vicende come quella di Detroit, la città americana fallita l’estate scorsa, ricordano che anche gli assembramenti urbani non sono protetti dagli effetti di una delle più profonde crisi economiche della Storia. Per ovviare all’inconveniente, sarebbe perfetto se le città avessero la possibilità di spostarsi verso zone dove le condizioni economiche sono più favorevoli.

Dev’essere stata questa la pensata all’origine del progetto di Manuel Dominguez, neo laureato all’Etsa (la Scuola superiore di architettura) di Madrid: è chiamato “Very large structure” ed è stato disegnato da Dominguez per la sua tesi, come racconta Arch Daily. Si tratta di una città che sorge su una piattaforma mobile dotata di caterpillar in grado di spostarla per portala in zone con più risorse naturali e condizioni climatiche migliori.

«Sapendo che tutte le tesi finali sono “utopiche”, ho deciso di crearne consciamente una», ha raccontato lo studente presentando la sua idea. Il progetto è costruito per avere un rapporto simbiotico con la natura: la sua dinamicità renderebbe possibile la riforestazione delle città tradizionali, «statiche», di cui prenderebbe il posto; inoltre il progetto è stato presentato come una risposta all’alto tasso di disoccupazione spagnolo di questi ultimi anni – una città “viva” per una popolazione in cerca di lavoro.

Non è la prima volta, a dire il vero, che un progetto del genere conquista l’attenzione della comunità di amanti dell’architettura: negli anni sessanta la rivista avant-garde di settore Archigram aveva pubblicato “Walking City“, opera dell’architetto britannico Ron Herron: era una città capace di muoversi grazie a strutture robotiche dotate di intelligenza propria.

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Nell’immagine: il progetto di Very Large Structure e una tavola in cui si rappresenta fumettisticamente il movimento della città (Manuel Dominguez / Zuloark)