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E se ci facessimo pagare per ogni mail che riceviamo?

Tra i grandi mali del nuovo Millennio, il posto d’onore spetta all’email overload, quella situazione per cui ti ritrovi con trecento messaggi non letti nell’inbox e la cosa peggiore e che non sono nemmeno tutti messaggi di spam, almeno non in senso stretto. La buona notizia è che Dan Egan, un consulente finanziario specializzato in finanza comportamentale, ha una soluzione: basta chiedere agli sconosciuti che vogliono contattarci via email di pagare una piccola cifra. Sembra una cosa infattibile, ma in realtà non lo è, spiega lo stesso Egan sul sito della Bbc.

Il punto di partenza, spiega, è che l’email è un mezzo di comunicazione che comporta un costo asimmetrico: «Mandare un’email non costa praticamente nulla, ma leggere e filtrare le email costa eccome, su tanti piani. Per cominciare, si prende le nostre risorse più preziose, il tempo e l’attenzione». Il risultato è che inviare le email è qualcosa che la gente fa senza pensarci neanche troppo su, mentre gestire il proprio inbox è diventato una sorta di secondo lavoro.

Basterebbe poco, però, per correggere questa sproporzione: secondo Egan, sarebbe sufficiente fare pagare una piccola cifra, diciamo un dollaro, come condizione perché un’email mandata da un mittente sconosciuto venga letta. Chi manda pubblicità, ci penserebbe due volte prima di mandarla a casaccio, e si concentrerebbe su messaggi promozionali ben targettizzati. Più in generale, si ridurrebbe drasticamente il numero di persone che ci contattano senza una buona ragione: ci scriverebbe solo chi è genuinamente interessato a mettersi in contatto con noi. L’idea di fondo, spiega il consulente, sarebbe ribaltare l’approccio dominante alla gestione dello spalm: finora il lavoro di filtraggio si è concentrato sui destinatari, mentre qui l’onere passerebbe ai mittenti.

È importante capire due dettagli di questa proposta: uno, il micro-pagamento riguarda solo il primo contatto email (una volta che il mittente non è più uno sconosciuto non deve più pagare, insomma) e, due, il micro-pagamento serve a garantire che l’email venga effettivamente letta o che almeno non finisca in spam (non si tratta di proibire l’invio di email gratis in senso stretto, ma se uno non paga sa che probabilmente il suo messaggio non verrà aperto o finirà in spam). Sulla fattibilità, poi, esistono già delle opzioni. Bitbounce, per esempio, una “soluzione anti-spam” che richiede ai mittenti sconosciuti di pagarti una piccola cifra affinché i loro messaggi non finiscano nella cartella spam. Poi c’è Earn, che permette di guadagnare bitcoin aprendo e leggendo mail. Il problema però è che entrambi funzionano con criptovalute.