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È morto Ivan Reitman, il regista di Ghostbusters

«La nostra famiglia piange l’improvvisa scomparsa di un marito, un padre e un nonno che ci ha insegnato a cercare la magia della vita. Ci consola il fatto che il suo lavoro di cineasta ha portato risate e allegria nella vita di tantissime persone in tutto il mondo. Mentre noi lo piangiamo in privato, speriamo che tutti coloro che lo hanno conosciuto attraverso i suoi film ne serbino il ricordo per sempre», questa la dichiarazione con la quale la famiglia di Ivan Reitman ha confermato alla Associated Press la notizia della morte del regista noto soprattutto per aver diretto i primi due capitoli della saga cinematografica dei Ghostbusters. Reitman è morto nella sua casa in California, aveva 75 anni. Le cause della morte non sono state rivelate.

Reitman era nato in Cecoslovacchia, sua madre era sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti e suo padre aveva combattuto nella Resistenza. Assieme alla sua famiglia era poi emigrato in Canada per sfuggire al regime comunista, ed è in Canada che conoscerà giovani comici come Dan Aykroyd e Rick Moranis, con i quali collaborerà poi nel corso della sua carriera di regista. Con Aykroyd, soprattutto, costruirà un’amicizia che durerà per tutta la vita. La carriera nel cinema di Reitman comincia nel ruolo di produttore: produrrà i primi film di David Cronenberg e, soprattutto, scommetterà su Animal House, il film che nel 1978 portò John Belushi alla fama internazionale. Subito dopo Animal House decise di dedicarsi alla regia, e anche in questo caso al suo fianco ci sarà uno dei protagonisti del Saturday Night Live, Bill Murray, che con Polpette Stripes comincerà la sua scalata verso la cima di Hollywood. Sia Polpette che Stripes andarono benissimo, ma il meglio della carriera da regista di Reitman sarebbe venuto dopo: Ghostbusters avrebbe riscritto il concetto stesso di successo al botteghino, sarebbe diventato uno dei film-simbolo degli anni ’80 e avrebbe esercitato un’influenza enorme sul cinema comico e sul cinema di genere americano nei decenni a venire. Un’influenza e un fascino che durano ancora oggi, come dimostrano i (continui e, per ora, non riuscitissimi) tentativi di sequel e reboot della saga. Reitman non riuscirà mai a bissare il successo di Ghostbusters, ma negli successivi riuscirà sempre e comunque a realizzare commedie molto amate dal pubblico americano e internazionale. Commedie che, tra le altre cose, contribuiranno a riscrivere la carriera di Arnold Schwarzenegger, fino a quel momento considerato solo e soltanto un action hero: GemelliUn poliziotto alle elementari Junior.

Nonostante sia ricordato soprattutto per il contributo dato alla “nuova” commedia hollywoodiana, Reitman era famoso per la cura maniacale che metteva nella scrittura delle sue sceneggiature. Una cura eguagliata solo dall’attenzione con la quale dirigeva i suoi attori: Aykroyd, Murray, Moranis, talenti “selvaggi” nati e cresciuti negli ambienti dell’improvvisazione e della comicità. Del suo lavoro Reitman diceva che «c’è un momento in cui gli attori possono dire tutto quello che vogliono, e poi c’è la parte divertente per me che sono il regista, cioè prendere tutta quella “materia grezza”, modellarla e rimodellarla fino a quando non diventa adatta ai personaggi e alla trama. È un modo, questo, di contribuire alla scrittura del film anche mentre viene girato. Ma è un modo di lavorare che non porta a quella regia “concentrata” e a quello stile rifinito che fanno sì che il regista venga riconosciuto sempre e comunque come il creatore del film».

Reitman lascia la moglie Genevieve, le figlie Catherine (attrice e produttrice televisiva) e Caroline, e il figlio Jason, regista anche lui, autore di film molto apprezzati come Thank you for smokingJunoTra le nuvoleYoung adult e, per ultimo, del reboot della saga di Ghostbusters intitolato Afterlife.