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La sera andavamo al King’s
La storia del locale notturno di Porto Ercole frequentato da uomini di potere e da celebrità è un incredibile condensato della storia d'Italia dagli anni Sessanta agli anni Ottanta.
Quando il conte Lorenzo Bucci Casari dà in gestione la struttura che sorge sui terreni di sua proprietà a Brunero Galeotti, rivenditore di automobili Alfa Romeo a Orbetello, nessuno sa, né può immaginare. I terreni sono quelli su cui sta per nascere il porto di Cala Galera, progetto portato avanti dal conte in prima persona, non come la struttura fin lì rimessa barche che viceversa affida, quasi a sbarazzarsene. È il 1973, siamo a Port’Ercole, Monte Argentario. In pochi mesi Brunero Galeotti trasforma la rimessa nel King’s, locale notturno dove si esibiscono Franco Califano, Ornella Vanoni, Gino Paoli, Memo Remigi, Riccardo Cocciante, Claudio Baglioni e altri. Luogo d’incontro di politici, celebrità, meta ambita da chiunque, sebbene irraggiungibile ai più – difficile entrare, impossibile ottenere un tavolo.
Come la sera che si presentano tre uomini e una donna senza prenotazione, e insistono per un tavolo, ma siccome Brunero non è tipo da far alzare nessuno, neppure gli amici intimi di Orbetello vedi l’avvocato Carfì, dà ordine di allestire un tavolo all’esterno con ciocchi di legno al posto delle sedie. Scoprendo più tardi che i quattro non sono persone qualunque, da quella notte tutti al King’s vogliono i ciocchi. Sedersi sui ciocchi è segno di prestigio: come Costantino di Grecia, Juan Carlos di Spagna, e Beatrice d’Olanda col marito – ecco chi erano i quattro. Ospiti della regina D’Olanda a L’elefante felice, villa costruita da Primo Capitani, imprenditore locale che tra gli anni Sessanta e Ottanta tira su le case più belle della zona, nonché l’hotel Il Pellicano. Primo Capitani, genio, miliardario, il più ricco della Maremma – dicono – sciupafemmine, in quante si innamorano di lui, elegante, dai modi spicci, burbero, proprietario del panfilo Rita C (in onore di Rita Capitani, la figlia).
Insieme a Brunero Galeotti, Primo Capitani è uno dei grandi protagonisti di questa storia. Che è la storia di un locale, e di un territorio. La storia di un’epoca felice testimoniata dal materiale fotografico che oggi, Maurizio Amadio, dj del King’s dal 1990 al 2013, pubblica sulla pagina Instagram Kingsclub73 (324 followers). In ordine sparso: Pippo Franco, Loretta Gocci, Agostina Belli, Stefania Sandrelli, Laura Antonelli, Umberto Smaila, Gianni De Michelis, il quale – ricorda Amadio – lasciava assegni da due milioni a serata. E ancora, sempre a scorrere le foto: Renzo Arbore, Gianni Boncompagni, Jacqueline Kennedy.
E se qualcuno dovesse dubitare della presenza di Jacqueline Kennedy al King’s, Jacqueline amica di Brunero e di Primo, esiste un video, un vecchio servizio del Tg1, in cui la signora Kennedy in tailleur rosa scende da una piccola barca aiutata da un uomo. L’uomo è Primo Capitani. Nello stesso servizio, a guardar bene, sul lato della barca si legge Rita C – dunque no, quello di Capitani non era un panfilo bensì una semplice pilotina. Leggende di paese che, oltre a trasformare i gozzi in panfili, ingrandiscono ville, patrimoni, moltiplicato fidanzate famose: Jacqueline Kennedy e Primo innamorati, dice la leggenda.
Nelle foto recuperate da Amadio, tra i famosi compare spesso un uomo mingherlino, occhiali da vista: Alfredo Carfì. Orbetellano, proprietario terriero, in paese chiamato avvocato senza aver mai esercitato – senza laurea, azzarda qualcuno – Carfì ha un tavolo fisso al King’s. In ogni stagione. Allegro, pensieroso, in compagnia o solo, l’avvocato è sempre lì. Mentre fuori è inverno. Sulla spiaggia di fronte un sacchetto di plastica sollevato dal vento, arbusti secchi come scheletri. Poi arriva la bella stagione, il locale si riempie e l’avvocato torna festoso. Gentiluomo, di innamoramento facile, ha una predilezione per le ragazze brasiliane che saranno la sua rovina – secondo molti.
Come Juliana (o forse Heloisa) che una sera al King’s lo abbandona per proseguire la nottata con un architetto di Viterbo, e ripresentarsi alla sua porta il mattino seguente. Peccato che l’avvocato non la riprende – questione di orgoglio. Inutile che Juliana/Heloisa pianga, implori perdono, l’avvocato chiude la porta. Si narra che abbia dormito tre notti davanti al portone di Carfì, prova d’amore tardiva. Aveva gli occhi azzurri. Brasiliana con gli occhi azzurri – dicono.
Non in Brasile, Alfredo Carfì trova l’amore. Rosa (nome di fantasia) è di Orbetello, compagna di classe di Maurizio il dj. L’anno prima erano in terza media – ricorda Amadio – l’anno dopo lei stava con l’avvocato. Rosa – lei davvero dagli occhi azzurri – ha quindici anni. Quindici lei e cinquanta l’avvocato. Scandalo in paese che si placa col tempo allorché i due continuano a stare insieme dimostrando al mondo che il loro è vero amore. Quel mondo che è Orbetello – Monte Argentario. Carfì riempie Rosa di regali. Vestiti, gioielli. A volte litigano, le urla si sentano dalla strada. Si rappacificano. In seguito a uno dei tanti litigi Rosa fa un colpo di testa, forse atto dimostrativo, vendetta, perché lei ama davvero Carfì. Al King’s – tutto si svolge al King’s – conosce un costruttore romano che prende a frequentare.
Siamo nel 1983, quella sera si esibisce Claudio Baglioni. Locale gremito, Carfì è al suo tavolo, distante da quello del costruttore e di Rosa. L’avvocato pare indifferente, scherza con gli amici, quando d’un tratto, come se si fosse trattenuto fin lì, va dal rivale e gli sferra un pugno in faccia. Un istante di follia o di breve coraggio di cui subito si pente fuggendo intimorito della conseguenze che, nelle fattezze delle guardie del corpo del costruttore, lo inseguono nel parcheggio, e sparano colpi di pistola in aria – quella che nella storia di Orbetello – Monte Argentario rimarrà come “La sparatoria del King’s”. Nella realtà non si tratta di sparatoria, non c’è risposta ai colpi, al colpo (era uno). Isolato, sfiatato nel buio della notte estiva degli anni Ottanta. L’avvocato è impressionabile – si dice che dorma con una lucina accesa, e la finestra aperta persino d’inverno. Così quella notte d’estate, nascosto nel portabagagli di un auto, trattiene il respiro per non farsi trovare. Rannicchiato nel buio senza lucina, né apertura.
In quegli anni le donne sono motivo di contesa. Dal King’s ne passano tante, le più belle, le più famose. Brunero si fidanza con Loretta Goggi, quindi con Milly Carlucci. Ma al contrario della Carlucci che tutti rammentano come una ragazza garbata, la Goggi non lascia bei ricordi: «altezzosa, chiedeva di abbassare la musica», racconta Amadio. Nel periodo in cui Brunero è fidanzato con Loretta, Franco Califano si fidanza con la sorella, Daniela. Escono in quattro, gite in barca, nottate.
Presto però Califano si stufa di Daniela. Di contro resta amico di Brunero, l’amicizia tra i due è fraterna. Al King’s Franco Califano sarà di casa, presenza fissa come cantante e come cliente. Solo lui ha la chiave dell’appartamento del locale con accesso sul retro del bar, oltre i frigoriferi. Solo lui certe notti si ritira nell’appartamento, ogni volta in compagnia diversa. Nell’appartamento o in spiaggia, ad aspettare l’alba. Proprio una di quelle notti in spiaggia, lui e una ragazza vengono assaliti da tre rapinatori che chiedono soldi e gioielli. Loro non hanno niente, Califano svuota le tasche dei pantaloni a dimostrazione. I tre però non vogliono andarsene a mani vuote. E allora prendono le scarpe di Califano. Tre ragazzi del luogo – accento toscano – due maschi e una femmina, forse minorenni, forse drogati, disperati, balordi. E poiché siamo nel 1988, la femmina potrei essere io. Minorenne, disperata, di Orbetello. Sono io che rubo il cimelio del cantante famoso? La fama per noi paesani è cosa lontanissima; i romani, le ville, le barche. La nostra frustrazione, il nostro senso d’inferiorità: noi puntini sulla spiaggia a indicare gli yacht.
Una distanza che non valeva per Brunero Galeotti, Alfredo Carfì, Primo Capitani. Paesani (non disperati, non balordi) che hanno forzato i confini, e sono diventati i padroni di quel mondo, animandolo. Senza di loro l’Argentario avrebbe meno storia, di certo non questa. Esiste una foto di Brunero mascherato da pirata durante la festa di ferragosto. È il 1989. Quindi il ‘90, e il ‘91 con i ciocchi ancora contesi, ancora la clientela di politici, industriali, costruttori quali Walter Armanini che lascia mance di centomila lire al dj (Maurizio, sì) per far mettere le canzoni preferite di Demetra Hampton, la quale seduta al tavolo sorride.
Poi arriva il 1992, Tangentopoli. «I ricchi iniziano a nascondersi», racconta Amadio. Vendono le ville. Il King’s si svuota. Cala Galera perde le barche, al punto che il conte Bucci Casari, intristito alla vista del porto svuotato, si trasferisce in Brasile dove apre un piccolo albergo sulla spiaggia, e poco dopo muore. Alfredo Carfì muore suicida a Rio de Janeiro buttandosi dall’ultimo piano di un albergo. Seguito presto dal figlio, il suo unico figlio, che muore di overdose. Muore Laura Antonelli, Gianni De Michelis, Gianni Boncompagni. Muore Franco Califano. Basterebbe prendere una foto a caso del King’s. Prenderla e contare i morti. Cosa resta di quel passato? In questo presente in cui Maurizio Amodio, 65enne, è pensionato, Brunero Galeotti ha 92 anni, e Primo Capitani 93.
Come questi individui di provincia, apparentemente ai margini, siano riusciti a diventare centro non è chiaro. Qui ci limitiamo a rievocare la storia del locale che è la storia di un territorio, insieme all’epica di pochi uomini che per un lungo periodo hanno comandato la vita notturna della costa, fino a Roma, inclusa Roma dove Brunero sbarca aprendo un locale di poca fortuna, e sta per sposare un’ereditiera che muore a pochi giorni dal matrimonio, lasciandolo laggiù, al suo declino.
E laggiù è Orbetello, piccolo appartamento del Comune, laggiù è quel che resta del King’s. Al tavolo dei re, allo stesso tavolo, oggi siedono i pensionati del paese che giocano a burraco. Centro anziani non autorizzato che cade a pezzi e che presto sarà abbattuto. Per questo Maurizio Amadio sta raccogliendo firme: per impedire l’abbattimento. Dobbiamo esserci tutti all’arrivo delle ruspe, vecchi, giovani, ex giovani balordi e disperati. Dobbiamo essere una folla. E se non riusciremo a impedire la distruzione, almeno saremo lì a ricordare. Ci immagino in pochi, pochissimi – io stessa non garantisco la presenza. Alle nostre spalle, tra la sterpaglia si muove qualcosa che si leva in cielo sbattendo le ali.
Tutte le foto sono state gentilmente concesse da Maurizio Amadio e dal suo account Instagram Kingsclub73