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Dazed ha pubblicato un’intervista con i Prodigy del 1994

Per ricordare il leader del gruppo Keith Flint, morto suicida a 49 anni, il 4 marzo, Dazed ha ripubblicato un’intervista realizzata nel 1994, ovvero nell’anno in cui uscì il secondo album dei Prodigy, Music for the Jilted Generation, il disco che permise al gruppo di portare la musica dance tra gli appassionati del rock, diventando, insieme a gruppi come Chemical Brothers e Underworld, uno dei fenomeni di punta della rivoluzione della musica elettronica (lo dice anche Eshun nell’introduzione all’intervista: «Che ci crediate o no, quello che questi ragazzi dell’Essex vogliono davvero fare è portare l’adrenalina dell’hardcore negli stadi rock»). Parliamo quindi del periodo pre-“Firestarter” e “Smack My Bitch Up” (due delle loro hit più conosciute, uscite nel 1997). Firmata da Kodwo Eshun, l’intervista è completata da due bellissime foto in bianco e nero.

Eshun descrive Keith Flint come «un Brian Jones reincarnato nel corpo di un raver»  ma anche, per via del suo look – camicia scozzese e pantaloni sotto al ginocchio – «un folle personaggio dickensiano». L’intervista contiene alcune memorabili dichiarazioni di Flint, descritto con estrema attenzione e cura, dal modo in cui parla – biascicando – al suo look («si avvolge tre volte intorno al collo una cintura nera»): «La mia vita può anche andare in pezzi», confida il leader dei Prodigy, «ma quando sono sul palco non ha importanza. Se dietro le quinte mi sentissi un gran duro, non verrebbe fuori un bello spettacolo. Mi ero abituato a vomitare a ogni show, per via dell’energia di tutta la faccenda».