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Storie di ripartenza: Raw Fleurs

Come affrontano il post-pandemia le attività commerciali? Tre domande al servizio di fiori a domicilio.

di Studio

Dal profilo Instagram di Raw Fleurs

Immaginiamo, che in quel grande ipotetico romanzo della pandemia a un certo punto arrivi anche il capitolo dedicato alla ripartenza, ambientata Milano. Raccontata senza retorica, per immagini attraverso le descrizioni dei tavolini dei bar che lentamente si sono riempiti con le opportune misure di sicurezza, riflessioni sul servizio d’asporto come reazione a un’inevitabile contrazione delle vendite. Se fosse un film, sarebbe lo stesso, forse diviso a capitoli come Caro diario – “La quarantena”, “Medici”, “Ripartenza”, e a un certo punto qualcuno in mezzo alla gente più spaesato degli altri, con le persone che sgambettano al ritmo del Merengue. Noi, per raccontare tutto questo, abbiamo deciso di fare tre domande a chi ha vissuto la pandemia a Milano in qualità di esercente commerciale, affrontando i nodi del prima e del dopo e delle modalità di adattamento, tra bar, ristoranti, librerie, negozi di abbigliamento e di fiori.

Come Raw Fleurs, servizio di fiori a domicilio che vende le proprie composizioni floreali solo online, grazie a un’idea di Martina Bodini. «Ho iniziato un anno fa, e per farmi conoscere giravo con i miei mazzetti in bicicletta per tutta Milano», vendendo soltanto fiori “organici”, coltivati quindi «seguendo il ritmo della natura e senza l’uso di pesticidi». Ed è stato soprattutto grazie a questo approccio ecologico che, nonostante la crisi che ha investito il settore negli ultimi mesi (come ha segnalato Coldiretti, «milioni di fiori e piante fiorite sono andate distrutte a causa del divieto di cerimonie ma anche per il blocco della mobilità»), l’attività di Raw Fleurs non si è fermata.

ⓢ Quella che la pandemia ha causato è stata spesso definita come una “strage di fiori”, considerando che il virus ha colpito indirettamente le aziende, inviando una grande quantità di fiori al macero. La tua è una filiera trasparente, perché i fiori vengono raccolti da flower farmers locali, permettendoti così di eliminare gli intermediari. Nonostante questo, hai avvertito sul tuo lavoro un certo cambiamento durante il lockdown?
Puntare su una filiera corta ha fatto in modo che noi potessimo continuare la nostra attività, benché appunto molti importatori e grossisti abbiano chiuso per un paio di settimane, riuscendo a mantenere soprattutto la stessa qualità dei fiori. Certo, il nostro produttore principale ha avuto e sta avendo difficoltà dovute all’annullamento di eventi e matrimoni, ma grazie all’incremento della domanda di fiori da parte di privati questa stagione non si è rivelata poi così disastrosa. Inoltre bisogna considerare che il nostro business è online, e pertanto, nel momento in cui ci venivano richiesti i fiori, abbiamo continuato a consegnare nel rispetto delle norme e con tutte le precauzioni necessarie, girando sempre con le nostre biciclette. Anzi, se proprio dovessi evidenziare un “problema” che abbiamo riscontrato, è stata l’ondata di interesse che ci ha colti totalmente impreparati, avendo una realtà molto piccola, e che stiamo riuscendo solo ora a gestire. Solitamente, prima di questa situazione riuscivamo a consegnare in 24 ore, ma ora dobbiamo farlo per forza in 2-4 giorni, perché le richieste continuano, anche se siamo usciti da casa.

ⓢ Sarà che l’effetto sull’umore di chi dona o riceve un mazzo di fiori è immediato, e dal vostro profilo Instagram emerge proprio questo incremento di richieste. Forse perché, essendo rimasti chiusi in casa per molto tempo, spesso i fiori sono stati l’unica cosa in grado di connetterci con il mondo naturale – e in generale, con il mondo?
La casa è passata dall’essere un semplice “dormitorio” a un luogo in cui vivere e da vivere 24 ore su 24. Abbellirla e curarla ci fa sentire meglio, e per questo penso che fiori e piante, insieme a tutto il settore dell’arredamento, avranno una spinta incredibile dopo la situazione che abbiamo affrontato. Perché le persone hanno capito che possono prendersi qualche minuto per contemplare la bellezza, e che farlo ci fa stare bene. Durante il lockdown la cosa più bella per me sono state le mamme che hanno attivato abbonamenti floreali da noi per i figli, un piccolo gesto settimanale che veniva da loro e passava attraverso i nostri fiori per far sentire la vicinanza.

ⓢ Come pensi si evolverà la situazione nel tuo settore dopo l’impatto di questi mesi?
Il settore era supportato principalmente da eventi e matrimoni, che si fermeranno per almeno un anno, soprattutto qui in città. Ci saranno senz’altro grandi ripercussioni sui produttori, anche italiani, che avevano già avviato la produzione dei fiori estivi, ma come in altri settori i privati stanno scegliendo sempre più prodotti locali e attenti all’ambiente. Da parte nostra ci faremo trovare pronti, e siamo convinte che questa sia la giusta direzione da seguire per un radicale cambiamento di un settore che era davvero molto poco green. In Italia, a differenza per esempio dei paesi nordici dove comprare un mazzo di fiori equivale a comprare il pane o il giornale – quindi un acquisto settimanale, abituale -, l’acquisto di fiori è sempre stato legato a ricorrenze o eventi particolari, e questo spesso ha causato una sproporzione, con periodi di sovrapproduzione di fiori seguiti ovviamente da sprechi. A Milano invece le cose stanno cambiando, e mi piace pensare che magari sia anche merito di realtà come la nostra. Per chi lo desidera, offriamo un piccolo mazzolino, bello ed economico, che la gente ha iniziato ad acquistare settimanalmente. Come se sempre più persone sentissero la necessità di avere fiori freschi in casa, per tutti quei benefici che apportano all’umore, all’anima, donandoci una spensieratezza che ci è servita nel corso degli ultimi due mesi. Che ci serve ora e sicuramente ci servirà anche in futuro.