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Eurovision ha vietato al pubblico di esporre la bandiera palestinese

Sui social se ne parla da qualche giorno, in un’atmosfera che diventa sempre più tesa: al pubblico dell’Eurovision, che quest’anno si terrà a Malmö, in Svezia, e inizierà domani martedì 7 maggio, non sarà consentito portare bandiere palestinesi o sventolare striscioni con slogan sulla guerra tra Israele e Hamas, ha detto un portavoce della European Broadcasting Union. Le uniche eccezioni permesse saranno le bandiere arcobaleno e del Pride che rappresentano il movimento Lgbtq+. Come ha riportato anche il New York Times, il pubblico dell’Eurovision di quest’anno potrà portare ed esporre solo le bandiere che rappresentano i 37 Paesi partecipanti. Compresa quella di Israele, quindi, nonostante l’acceso dibattito sulla sua possibile esclusione, accompagnato da petizioni e manifestazioni molto partecipate.

Come avevamo raccontato qui, inizialmente l’Unione Europea di radiodiffusione (Ebu), l’ente che organizza l’Eurovision – e che nel 2022 impedito la partecipazione della Russia dal concorso – aveva deciso di mantenere Israele in gara. Poi erano emersi dei problemi relativi alle canzoni presentate, ritenute non in linea con il regolamento dell’Eurovision, che prevede che le canzoni selezionate non abbiano nessun significato politico. A quanto pare, però, essendo Israele confermato tra i Paesi in gara, alla fine, una canzone con un testo completamente privo di riferimenti politici è stata trovata. Il vicedirettore generale di Eurovision, Jean Philip de Tender, ha confermato la presenza di Israele insistendo nell’affermare che la situazione «non è la stessa della Russia». «L’Eurovision Song Concert», ha aggiunto parlando con Sky, «è un evento musicale… non è una competizione tra nazioni o governi».