Cose che succedono | Politica

Una copertina dell’Economist in cui si fa riferimento all’Italia sta facendo incazzare tutti

L’Inghilterra sta passando un momento difficilissimo dal punto di vista politico: la premiere appena nominata Liz Truss è già in crisi, il progetto di trasformazione del Paese nel paradiso liberista attraverso l’implementazione della cosiddetta Trussnomics pare già accantonato, l’equivalente britannico del ministro dell’Economia, Kwasi Kwarteng, è già scappato, il suo sostituto, Jeremy Hunt, ha già detto che niente di quello che era stato promesso sarà realizzato perché, semplicemente, i soldi non ci sono. Un’instabilità politica alla quale gli inglesi si ostinano a non abituarsi, nonostante dal referendum sulla Brexit in poi nessuno nel mondo sia più riuscito a capire dove stia andando e cosa stia facendo l’Inghilterra. Disabituati al ruolo e alla situazione, gli inglesi cercano di spiegarsi le loro difficili circostanze paragonandole ad altre simili vissute da altri Paesi negli ultimi anni: e, ovviamente, quando si parla di instabilità politica e confusione istituzionale il gold standard europeo è l’Italia. Per raccontare ai suoi lettori l’incredibile crisi del governo Truss, The Economist ha deciso di titolare il suo ultimo numero con un eloquente “Welcome to Britaly“, benvenuti nell’Inghilterra che somiglia sempre di più all’Italia, il Paese dei 68 governi in 76 anni di storia repubblicana, della vita parlamentare come un gioco di società, di esecutivi che muoiono senza che nessuno abbia avuto nemmeno il tempo di accorgersi della loro nascita.

A prescindere dai contenuti – su quale Paese, tra Inghilterra e Italia, si sia dimostrato più instabile e incomprensibile negli ultimi anni ci sarebbe da discutere – la copertina dell’Economist in queste ore è al centro di una shitstorm crescente perché come simbolo della neonata nazione di Britaly è stata scelta un’effige con le fattezze della premiere Liz Truss, addosso una tunica da antica romana, in testa un elmo da centurione, in un braccio uno scudo a forma di pizza, nell’altro una lancia-forchetta decorata sulla punta da un grosso boccone di spaghetti arrotolati. Viviamo nell’epoca in cui le redazioni di giornali e riviste si affidano ai sensitivity reader pur di evitare il rischio di offendere qualcuno scrivendo la parola o mostrando l’immagine sbagliata, ma forse nella redazione dell’Economist questa nuova figura professionale ancora non è arrivata e centurioni romani, pizza e spaghetti sono ancora considerati simboli adatti a raccontare l’Italia. Chissà che pensano gli Elkann, editori dell’Economist, ultimi eredi di una della dinastie del capitalismo italiano, di questa copertina.