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Questa è la canzone più triste di sempre, dicono i dati

Miriam Quick, giornalista specializzata nell’analisi dei dati, ha messo alla prova il nuovo algoritmo di Spotify, valutando oltre 1000 tracce per stilare una classifica delle canzoni pop più tristi. L’algoritmo dovrebbe saper quantificare la quantità di tristezza contenuta in un brano: raccogliendo una serie di dati per ognuno dei 35 milioni di brani presenti sulla piattaforma di streaming, Spotify ha conferito un punteggio da 0 a 1. Più il punteggio è alto più la canzone è positiva, energica, euforica, allegra, mentre i punteggi bassi indicano canzoni tristi, deprimenti o rabbiose.

Un metodo di classificazione che ha permesso di scoprire moltissime cose interessanti, ad esempio qual è la canzone di Natale più deprimente di sempre, quali sono i Paesi europei che prediligono le canzoni tristi, generare una classifica dell’oscurità dei pezzi dei Radiohead o notare che i brani che entrano nella top ten del Regno Unito, negli ultimi 30 anni, sono diventati sempre più malinconici.

Ma com’è possibile, si chiede Miriam Quick nell’articolo pubblicato dalla Bbc, che un algoritmo possa comprendere la differenza tra una canzone triste e una felice? Per capirlo ha provato a valutare tutte le canzoni che hanno raggiunto il numero uno della Billboard Hot 100 dal luglio 1958 (1080 tracce) e le ha valutate utilizzando i dati di Spotify. A quanto pare, l’utilizzo di chiavi in minore non ha nulla a che fare con la possibilità di determinare la tristezza di una canzone, mentre la lentezza del ritmo ha una sua importanza. In base a questi dati, che però non tengono conto del testo, le cinque canzoni più tristi che hanno mai raggiunto il numero 1 di Billboard sarebbero:

1. “The First Time Ever I Saw Your Face” – Roberta Flack
2. “Three Times a Lady” – Commodores
3. “Are You Lonesome Tonight?” – Elvis Presley
4. “Mr Custer” – Larry Verne
5. “Still” – Commodores

Come nota Quick, l’unica tra queste ad essere veramente triste, anche nel suo significato, è quella di Elvis Presley, che raggiunge la terza postazione. Mentre la prima, lentissima e malinconica nella sua melodia, è una tenera canzone d’amore. Insomma, come conclude l’autrice dopo una lunga, approfondita e dettagliatissima analisi, con tanto di interviste a una serie di esperti, l’essere umano resta il migliore giudice per determinare la tristezza di una canzone, che tra l’altro dipende molto anche da una serie di fattori soggettivi.