Cultura | Pop
Britney Spears, il ritorno
Mentre le date del suo tour europeo sono già quasi sold out, l'ultima trasformazione della "principessa del pop" passa soprattutto attraverso il suo strano profilo Instagram.
Nella Nascita della tragedia Nietzsche analizza e definisce le due energie opposte e simmetriche che la tragedia greca mette in equilibrio: l’apollineo e il dionisiaco. Secondo un gioco che mi piace fare, queste due categorie possono essere utilizzate per classificare qualsiasi cosa. Prendiamo, ad esempio, lo star system. Le star apollinee sono quelle dotate di una bellezza naturale, spontanea. La loro carriera si può disegnare sul grafico del successo come una tranquilla retta ascendente. Il racconto pubblico della loro storia non conosce ombre, oppure le sfrutta per diventare ancora più potente, realistico, efficace (un esempio: la narrazione che ha accompagnato Lemonade, l’ultimo disco di Beyoncé). Le apollinee sono molto coerenti con loro stesse e difficilmente cambiano radicalmente aspetto, stile e direzione. In pratica sono incapaci di trasformarsi (perché dovrebbero?), come di combinare grossi guai o comportarsi male. Qualche esempio: Beyoncé, Keira Knightley, Natalie Portman, Emma Watson, Emma Stone.
Le dionisiache sono quelle che non sono proprio bellissime o che hanno una bellezza molto fragile o strana. Oppure che sono state belle ma poi sono sfiorite o, ancora meglio, si sono rovinate da sole. A differenza delle apollinee queste si trasformano molto, ingrassano e dimagriscono, cambiano aspetto. I paparazzi le beccano in condizioni pietose. Può capitare che qualcosa che fanno, un disco, un film, si riveli un flop totale o che alcuni loro comportamenti facciano scandalo e attirino l’attenzione dei media sulla loro vita privata. La linea della loro carriera, sul grafico del successo, ha un andamento più dinamico: cresce improvvisamente oppure si muove a zig-zag. In alcuni casi crolla, poi risale. A volte va in stand-by. Il lieto fine qui, non è così scontato. Esempi: Amy Winehouse, Lady Gaga, Lana Del Rey, Lindsay Lohan, Britney Spears.
Ovviamente questo è solo un gioco, perché le cose sono molto più complicate. Lo dimostrano certe star, che è difficile mettere di qui o di là. In realtà pochi di noi sono soltanto apollinei o dionisiaci: queste forze continuano a vorticare in un delicato equilibrio. Eppure, uno degli spettacoli più belli e commoventi, è quello di un dionisiaco che trova la pace e diventa apollineo. Questo spettacolo va in scena ogni giorno sul profilo Instagram di Britney Spears.
In un articolo recente, Dazed ha definito il profilo di Britney “dorky” ovvero goffo, maldestro (per verificare: @britneyspears). Il video di lei che dipinge un brutto quadro floreale (poi venduto a 10mila euro in un’asta per le vittime della sparatoria di Las Vegas) l’abbiamo guardato in tanti. Perché? Cosa c’è di interessante in questo video? Lei vorrebbe essere sexy, con quel seno in vista, ma la sua posa, come al solito, è un po’ impacciata. Una brezza leggera accarezza la chioma di capelli finti e i veli leggeri che indossa. Un’antiestetica spallina di reggiseno nero fa capolino, il colletto della camicia è macchiato di pittura. Come tavolozza usa il coperchio di plastica della scatola dove tiene i tubetti di colore. Il sottofondo musicale (riconoscibile: la marcia turca della sonata per pianoforte n. 11 di Mozart) suona un po’ comico.
Il profilo di Britney Spears non è molto diverso da quello di una qualsiasi madre tamarra di 36 anni: senso dell’umorismo di improbabile ingenuità, abbondanza di selfie che restituiscono un corpo e una faccia niente affatto perfetti, foto insieme ai figli al fast-food, video mentre si rotola goffamente sul bagnasciuga, citazioni di self-empowerment pescate a caso su internet, nessuna ostentazione della sua ricchezza, nessun tipo di coolness. È tutto un po’ di cattivo gusto, sbagliato, ridicolo, tenero. I disegni di Dragon Ball dei suoi figli, lei che improvvisa una sfilata indossando abiti attillati che vorrebbero essere sexy (ma, ancora, non lo sono!). I capelli secchi, il viso invecchiato. La musica che accompagna i video è orrenda e troppo alta. Il suo fidanzato attuale è un troglodita muscoloso.
Britney non è mai stata una donna di classe. Ha esordito come scolaretta con i codini, più arrapante che bella (era giovane). Ma nel corso degli anni si è dimostrata una grande interprete, forse l’ultima, di un pop che oggi sembra estinto: disinteressato, frivolo, intrattenimento puro. L’impressione è che le pop star di oggi farebbero fatica a cantare testi così poco edificanti. In qualche modo si trovano a lanciare un qualche tipo di messaggio, che sia di forza, ribellione, sorellanza, rinascita, ecc. Britney l’ha fatto solo qualche volta, e confusamente (“I’m not a girl, not yet a woman”, ad esempio, un messaggio più che altro di fragilità e transizione). In generale il tono dei suoi ritornelli si è sempre mantenuto stupido e leggero (“Hit me baby one more time”, “Oops!… I Did It Again”, “I’m a slave for you”, “Gimme more”, “Work bitch”).
Quando ero al liceo le mie amiche rimanevano sconcertate dalla mia ossessione per Britney Spears. Come potevo vestirmi solo di nero, ascoltare gli Smashing Pumpkins, i Nirvana, i Verdena e, contemporaneamente, venerare Britney Spears? Il fatto è che per me Britney non era solo le sue canzoni: era una storia. Io e lei stavamo crescendo insieme. La rivalità con Christina Aguilera, il bacio con Madonna, le notti brave con Paris Hilton e Lindsay Lohan, il leggendario breakdown (capelli rapati a zero, macchina di un paparazzo colpita con un ombrello). E poi, la rinascita. Ma prima quell’esibizione tremenda agli Mtv Vma’s del 2007: derisa dal mondo intero. Britney Spears, con la sua vita, mi parlava (e parlava a tanti altri, visto che è una delle artiste donne ad aver venduto di più nella storia: 100 milioni di copie di dischi e circa 100 milioni in singoli).
È del 23 gennaio l’annuncio che per la prima volta la “principessa del pop” porterà il suo spettacolo Piece of Me (finora andato in scena soltanto a Las Vegas con più di 900 mila biglietti venduti) in giro per l’Europa. Le tappe del tour includeranno il Regno Unito ma anche Danimarca, Svezia, Germania, Norvegia, Belgio. A Las Vegas, la città del cattivo gusto e del divertimento, Britney ha trovato il suo habitat. La città la adora perché col suo show ha portato un sacco di soldi. Lei la definisce la sua “seconda casa”. C’è chi pensa che il suo spettacolo al Planet Hollywood (che andava in scena, sempre uguale, dal 2013, mentre quello che porterà in giro per Europa è la versione rinnovata del 2016) sia la cosa migliore che ha fatto finora. Potrebbe esserlo, in effetti, proprio perché è un’epopea kitsch, il riassunto e l’apoteosi del circo della sua carriera. Di sicuro, a giudicare dalle cifre, non attrae soltanto i nostalgici. Britney resta un genio dell’intrattenimento fine a se stesso, dell’art pour l’art.
C’è un libro di Steve Dennis che racconta la sua vita: è una biografia non autorizzata dal titolo Britney, Inside The Dream. Si ferma al lontano 2009. Cos’è diventata Britney Spears negli anni seguenti? Nel 2013, in Spring Breakers, Harmony Korine ha fatto cantare a James Franco e le sue mean girls la struggente “Everytime” (il video di questa canzone, diretto dall’artista David LaChapelle, rimane forse l’unico esteticamente decente della sua carriera). E poi c’è quello che ci racconta oggi con le sue immagini, ancora una volta in linea con lo spirito del tempo: famiglia, wellness, autostima, girl-power. Una madre serena, buffa, affettuosa, a suo agio con se stessa.