Attualità

Per chi se li fosse persi

I migliori articoli della settimana

di Redazione

Come da tradizione, ecco gli articoli più interessanti degli ultimi giorni, selezionati dalla redazione di Studio e da leggersi con calma durante il weekend.

A Sister’s Eulogy for Steve Jobs
Mona Simpson sul New York Times — domenica 30 ottobre
«Quando l’ho conosciuto, Steve era un ragazzo della mia età in jeans, dal look arabo-ebraico e più bello di Omar Sharif.  Abbiamo fatto una lunga camminata, una cosa che piaceva fare a entrambi. Non mi ricordo cosa ci siamo detti quel primo giorno, a parte che lui mi sembrò qualcuno che avrei preso come amico. Mi spiegò che lavorava nei computer. Non sapevo granché sui computer, lavoravo ancora con una macchina da scrivere Olivetti.»
L’elogio funebre della sorella di Steve Jobs

A Year of Tina Brown and Newsweek Still Needs a Savior
Lucia Moses su AdWeek — lunedì 31 ottobre
«La società ha fatto qualche passo in avanti sui conti ma presi insieme Newsweek e The Daily Beast hanno perso circa 30 milioni quest’anno (…). La Brown ha affermato che il Beast concluderà l’anno in attivo ma, anche se fosse vero, la società deve ancora trovare il modo di sanare le perdite di Newsweek, che si dicono abbiano raggiunto i 20 milioni nello scorso anno.»
La situazione di Newsweek dopo un anno di direzione Tina Brown

King Of Kings
John Lee Anderson sul New Yorker — lunedì 1 novembre
«Quand’è il momento giusto per scappare? Nicolae Ceausescu non ha fatto in tempo a capirlo fino a che, una notte del 1989, un gruppo di suoi concittadini non ha cominciato a fischiarlo; quattro giorni dopo, lui e sua moglie si ritrovarono sul plotone di esecuzione. Allo stesso modo Gheddafi ha atteso troppo tempo (…). In una intervista concessa nella prima settimana di rivolte popolari (…), disse alla giornalista: “Qui mi amano tutti”.»
La caduta di Gheddafi, il passato e il futuro della Libia

Che succede dopo la Leopolda
Stefano Menichini su Europa — martedì 2 novembre
«La linea di Renzi è un’altra: risolviamo questo problema usando il Pd, per conquistare l’Italia in fuga da Berlusconi. Rafforziamo il centrosinistra sul fronte dell’innovazione (non della moderazione, che è uno stato d’animo) rafforzando il Pd.
«Non è un’eresia, a patto che si riconosca che gli italiani non hanno votato per diciassette anni Berlusconi a causa di un incantesimo televisivo o (soltanto) per anticomunismo, ma perché si illudevano che fosse lui l’uomo capace di cambiare le tante cose che non vanno. E che non vanno sia per gli italiani di destra, che per quelli di sinistra e di centro.»
Editoriale post-Big Bang del direttore di Europa

The Dos And Don’ts Of Time Travel
Jim Behrle su The Awl — martedì 2 novembre
«Il punto più importante dei viaggi nel tempo è lasciare una nota che dica agli altri dove ti trovi. È probabile che tu venga ucciso centinaia di volte nel passato e che la tua macchina del tempo venga rubata centro volte in più. È imbarazzante ma capita a tutti. (…) Lascia sempre una nota. Magari prendi anche appuntamento con i tuoi amici da viaggio temporale per un brunch nella Parigi degli Anni ’20.»
Cose da fare e non fare per chi vuole viaggiare nel tempo

Italian Prime Minister Silvio Berlusconi delays release of his new album
New Musical Express — 2 novembre
«Il controverso primo ministro italiano Silvio Berlusconi ha ritardato l’uscita del suo nuovo album, Il Vero Amore, a causa dei problemi finanziari del suo Paese e il processo che lo vede accusato di aver pagato una prostituta minorenne per fare sesso.»
L’articolo completo qui

How Mario Balotelli became MARIO BALOTELLI!!!
Brian Phillips su Grantland — martedì 2 novembre
«Ebbene sì, se dovessi scegliere tra BALOTELLI!! e un giocatore come John Terry, che ha costruito un’ineccepibile carriera da duro guerriero dell’Inghilterra prima che lo si scoprisse essere un razzista uso a dormire con le fidanzate dei suoi compagni di squadra, sceglierei Mario un milione di volte su un milione.»
Ritratto del fenomeno Balotelli, fuori e dentro il rettangolo di gioco

The Movie Set That Ate Itself

Michael Idov su GQ — novembre 2011
«Cinque anni fa, un regista relativamente sconosciuto (e pazzo) cominciò uno dei più folli esperimenti della storia dei film. Armato del totale controllo creativo, ha invaso una città ucraina, ha radunato centinaia di comparse e istituito una società totalitaria in cui le telecamere sono sempre attive e gli attori non tornano mai a casa.»
Il reportage sul progetto di Ilya Khrzhanovsky