Attualità

Don Draper e la propria squadra

Su serie tv, megavideo, streaming illegale, abbonamenti internet alle partite Nba e libero mercato

di Francesco Pacifico

Il rilancio del sistema paese è un tema importante, ma subito dopo viene quello della chiusura di Megavideo e dell’inizio della quinta stagione di Mad Men. Per affrontarlo come si deve bisogna cercare di dimenticarsi per un momento i problemi congiunturali e fingere di vivere nell’utopia di Fukuyama, alla fine della storia, dove dobbiamo solamente occuparci di massimizzare il nostro piacere. Fatta questa premessa, fallita comunque l’impresa di eliminare il senso di colpa per aver scelto di occuparmi di un tema così futile, vorrei parlare di legalità, upload e download illegali, giornalismo pop globale, serie tv e liberismo economico.

La nicchia degli appassionati italiani di serie tv si divide in due squadre: ci sono quelli che accettano di guardare una serie solo al momento in cui diventa facilmente reperibile, su Sky o in dvd; e ci sono quelli che devono assolutamente guardare ogni puntata a poche ore dall’uscita negli Stati Uniti. Questi ultimi sono costretti a fare due cose: scaricarla illegalmente o guardarla in streaming illegalmente. In entrambi i casi, si beneficia del lavoro di squadre di gnomi benevoli dai teneri nickname che nel giro di ventiquattr’ore affiancano al video rubato sottotitoli in italiano mediamente ben fatti.

La differenza tra le due categorie di persone non sta nell’impazienza, o nell’altra distinzione molto americana tra chi “ha una vita” e chi “non ha una vita”. Non c’è veramente bisogno di sapere subito subito se Don Draper si è sposato. E solo marginalmente possiamo usare l’espressione “stare sul pezzo” per riempire la casella delle motivazioni.

Nella mia esperienza noto che le persone che fanno la fatica di scaricarsi le serie sono quelle che seguono, per lo più tramite internet, la stampa americana; quelli che seguono su twitter i loro giornalisti stranieri, le loro riviste preferite, i loro blog culturali preferiti. Le serie tv più importanti, come appunto Mad Men, o come nei mesi scorsi Breaking Bad, devono scontare – agli occhi dei loro fan italiani – il problema di far parte dello Zeitgeist al punto che i loro personaggi vengono usati da tutti come metafore, come pietre di paragone, come simboli, come meme: perciò, appena Don Draper cambia residenza o una delle donne di Mad Men prende o perde peso, la cosa viene citata anche solo di passaggio in un articolo di sport, di politica, di moda, o commentata su twitter da giornalisti da cui ti aspetteresti altri temi. Una volta che XXX di Mad Men prende peso, è impossibile non scoprirlo. L’ho scoperto l’altro giorno e ancora mi rode, perché non so quando riuscirò a farmi passare la serie da qualche scaricatore (io sono incapace coi torrent) ma so che una delle sorprese che sono il sale della narrazione character-driven mi è stata rovinata.

Siccome le serie tv si reggono quasi per intero sulle vicende dei personaggi e i loro cambiamenti, se uno vuole godersi una serie tv deve praticamente abbandonare twitter e Facebook finché non entra in possesso dei filmati. Il che può avvenire a poche ore dalla messa in onda – illegalmente – o al momento della messa in onda in Italia. Volendo si può anche emigrare: non la chiamerei fuga dei cervelli, ma è una soluzione.

La necessità di vedere le serie tv il prima possibile avvicina molto questa forma d’arte a una passione di tutt’altra natura: lo sport. Seguire la vita privata di Don Draper è come seguire la tua squadra. Quante volte ho visto una partita della Roma in differita? Mai. Io seguo il basket e il football americano e tipicamente devo passare le mattine dopo i superbowl e le finali Nba senza sentire nessuno per paura che i laici abbiano appreso dalla colonna destra di Repubblica com’è andata e me lo vogliano dire.

Da alcuni anni c’è una soluzione: il sito dell’Nba e quello dell’Nfl, le due leghe professionistiche di basket e football, vendono su internet tutte le partite della stagione e dei playoff. Ci si abbona con la carta di credito, scegliendo fra varie modalità: singola partita, un mese intero, la stagione intera di una squadra, oppure tutto. (Per chi non fosse interessato allo sport: immagina che siano delle serie tv. “Immagina” è anche la parola usata dall’Nba per la campagna pubblicitaria internazionale del leaguepass.) Dopodiché, se vai a letto tardi, puoi guardare le partite in diretta: o ne guardi una sola, oppure ti fai una schermata con due partite in piccolo, oppure quattro, e cliccando su ognuna la ingrandisci a piacere. Puoi attivare o disattivare le informazioni sui punteggi delle squadre e dei giocatori; in questo modo, se segui in diretta puoi sapere tutto – chi segna, chi fa gli assist, a che punto stanno le altre partite; mentre se le vedi l’indomani in replica, al momento di accendere non sei costretto a sapere i risultati guardando l’elenco delle partite. Nel tempo il servizio è cambiato; io ce l’ho da tre anni, e prima – non ricordo bene come funzionasse – mi capitava spesso di vedere per sbaglio i risultati sulla schermata e rinunciare a guardare la partita. Hanno risolto il problema. Hanno letto le email di protesta. Poi l’anno scorso hanno inserito i segnalibri con le informazioni su ogni azione. Puoi andare indietro lungo la sbarra rossa del tempo, cliccare sui segnalibri e rivedere una schiacciata, una palla rubata, un rimbalzo, oppure tutti i canestri di Gallinari; poi schiacci il tasto live e torni alla partita. Se le guardi nei giorni successivi, hai a disposizione tutte le partite on demand e ovviamente puoi guardarti anche solo tutti i punti del tuo giocatore preferito, cliccando sulle sue azioni, o solo il quarto quarto di una partita poco interessante di cui ti interessa solo l’eventuale risultato a sorpresa.

Tornando a parlare di illegalità, diciamo che anche se puoi in effetti vedere tutte le partite Nba in diretta la notte sul glorioso Rojadirecta, l’offerta dell’Nba – 169,99 dollari per regular season e playoff (ogni squadra gioca 66 partite di stagione regolare, quest’anno, e i playoff sono di quattro turni ciascuno al meglio delle sette partite – non finisce mai) – ti fa passare la voglia di piratare. Anche quest’anno alla fine non ho resistito e l’ho comprato.

La legalità è una questione importante. L’estate passata, di fronte al problema di farmi spoilerare la quarta stagione di Breaking Bad, ho dovuto scegliere Megavideo. Di fronte al problema di perdermi la saga dei malvagi Miami Heat contro i buoni Oklahoma City Thunder, dopo qualche notte di Rojadirecta ho ceduto e ho pagato.

Lo stesso tipo di passione ha fatto di me due persone diverse a seconda dell’approccio agli affari di chi mi offre la dose: con Breaking Bad ho fatto il cattivo cittadino; con l’Nba ho fatto l’odioso zelantissimo cittadino dell’occidente opulento. La passione era identica.

Lo sport americano si è svincolato dalla televisione grazie alla pressione globale dei bisogni di adolescenti o ex adolescenti che farebbero di tutto per vedere LeBron James e Kevin Durant. La sottocultura italiana dei fan delle serie tv, per quanto composta in alta percentuale da giornalisti (lo dico analizzando un campione ridotto di romani e milanesi) ha molta meno forza persuasiva. Magari cambierà qualcosa e nei prossimi anni le serie tv daranno lavoro ai grandi sottolineatori anonimi di Megavideo e ci lasceranno comprare le singole puntate alle quattro di notte per evitarci ogni spoiler, ma per il momento vale il seguente aneddoto istruttivo e deprimente:

Tempo fa sono stato contattato da un canale televisivo per sviluppare l’idea di un blog sulle serie tv. Avrei dovuto commentare, mettendoci la faccia, le serie in uscita, i loro personaggi, i loro temi. Ci siamo messi a un tavolo e abbiamo fatto un brainstorming; tra le varie idee stupide che ho tirato fuori, una riguardava la maniera in cui avrei potuto autoriprendermi con la telecamera mentre parlavo delle serie: potevo lavare i piatti mentre guardavo una serie sul computer portatile appoggiato sui fornelli spenti – è una delle situazioni in cui mi è capitato negli anni di guardarle (in alternativa, penso adesso: il computer appoggiato sulla water coperto mentre faccio il bagno). La persona che mi aveva chiamato per il colloquio mi ha detto cortesemente: «Vedi, Francesco, non lo possiamo fare: questa cosa darebbe l’idea che le serie tv si possono guardare in un altro modo che non sia in tv, sul satellite».

Naturalmente, in America, su amazon.com, puoi comprare le singole puntate a tre dollari dal giorno di messa in onda in poi.