Attualità

Not that kind of girl

La nuova storia di copertina di Studio è dedicata all'educazione sentimentale delle ragazze moderne. Il libro di Lena Dunham in uscita mondiale, l'ispirazione del Cosmopolitan anni '60 di Helen Gurley Brown, il racconto della scrittrice inglese Caitlin Moran.

di Anna Momigliano

Tutte le persone che conosco e che hanno visto Girls rientrano in due categorie: da un lato quelli che lo considerano roba da ragazzine, una variante trash di Sex and The City, dall’altro quelli che, wow, una cosa così VERA non s’era mai vista prima. C’è qualcosa di rivoluzionario in Lena Dunham, l’attrice, regista e interprete della serie televisiva targata Hbo – la cui cifra può essere riassunta in frasi come «sesso, gossip e disturbi alimentari nell’era del precariato lavorativo e della gentrificazione di Williamsburg» oppure «essere femmina e avere vent’anni è la cosa più terribile, mostruosa e a tratti sublime che possa capitare a un essere umano», a seconda di come la si pensa – e che a breve pubblicherà il suo primo libro. Not that Kind of Girl, uscirà a fine mese in contemporanea in ventidue Paesi, in Italia con il titolo Non sono quel tipo di ragazza per i tipi di Sperling & Kupfer.

Lena Dunham ha rivoluzionato l’educazione sentimentale delle ragazze, o se non altro il modo di raccontarla. Le sue storie sono fatte di lenzuola sporche, tette al vento, orripilanti canottiere bucherellate, pisciate nella doccia, ansie da prestazione (sessuale e letteraria), piccoli tradimenti, grandi vuoti, abbracci salva-vita e tic nevrotici. È tutto estremamente goffo, è tutto estremamente vero, e nudo, e vivo.

Parafrasando un articolo di Annalena Benini che trovate nel nuovo numero di Studio, è una poetica del peggio da cui a volte esce anche il meglio. «Volete un’educazione sentimentale? Guardate me, guardatemi mentre mangio una torta da sola, nuda, sul pavimento del bagno. Guardatemi mentre ballo da sola, mentre canto da sola, in mutande, guardatemi perché sono nuda anche mentre non lo sono».

È una rivoluzione in apparenza molto contemporanea. Eppure è iniziata mezzo secolo fa. Quando ha sottoposto all’editore, due anni fa, la sua idea per un libro a metà strada fra l’autobiografia e un testo di self-help, Lena Dunham ha detto di volersi rifare a Helen Gurley Brown, la storica direttrice di Cosmopolitan.

A partire dalla prima metà degli anni Sessanta, con i suoi consigli su come risparmiare sul guardaroba e fingere orgasmi, con bestseller come Sex and the Single Girl (1962) e Having It All (1982), e il suo Cosmopolitan con i primi poster di maschi discinti sulle pelli d’orso, Gurley Brown ha posto le basi di quella rivoluzione: «Il piacere non è un peccato, è un diritto, e a tutte le età va esercitato», come riassume Paola Peduzzi, in un altro pezzo di questa storia di copertina.

E poco importa che considerasse l’orgasmo femminile un asset negoziabile a fronte di altri benefici della vita di coppia – diceva: costa così poco far finta che sia tutto bellissimo e soddisfacente, ci si può al limite masturbare dopo, quando lui dorme, poi vedrai quanti regali ti farà – Gurley Brown, femminista atipica che amava gli uomini e sosteneva alle donne «se non sei un oggetto sessuale, vuol dire che hai un problema», ha fatto qualcosa di inedito: ha insegnato alle donne come si arriva single a quasi quarant’anni senza sentirsi inette e fallite. E così facendo ha ispirato una nuova generazione di scrittrici… che magari continuano a sentirsi inette e fallite, ma per ragioni altre.

Non soltanto Lena Dunham – che sul suo senso d’inadeguatezza ha saputo capitalizzare che neppure Woody Allen – ma anche Caitlin Moran, la scrittrice inglese assai meno insicura, più proletaria e di un decennio più vecchia di lei, che da quando ha 18 anni delizia il pubblico britannico con le sue (mis)avventure erotiche.

Pochi mesi fa Moran, il genere di donna che si domanda, e ha ragione, perché il sesso dovrebbe essere l’unica abilità dove l’esperienza è vista come una brutta cosa, ha pubblicato How To Build a Girl. Si tratta di un romanzo autobiografico, che parte dalla sue esperienze di «adolescente porca» (parole sue), ma povera (c’è tutto un risvolto di classe), nonché di una risposta a 50 Sfumature, «una nicchia della sessualità femminile presentata come se fosse la fantasia di ogni ragazza che diventa maggiorenne», dice. Non limitatevi a farvi scopare in ogni posizione, che pure è una gran bella cosa, ma godetevi la chiamata degli ormoni con «indipendenza, ribellione, curiosità, rock’n’roll e un’attenta e partecipata formazione dei propri desideri»: questo il consiglio di Caitlin Moran alle giovani donne, che abbiamo ripubblicato in questo numero di Studio.

Caitlin Moran è nata nel 1975, Lena Dunham è dell’86, Helen Gurley Brown era nata nel 1922 ed è mancata nel 2010. Lena Dunham e Caitlin Moran appartengono a una generazione di scrittrici dichiaratamente femministe, Gurley Brown istruiva le donne, e con fierezza, sul come compiacere gli uomini. Moran scrive di orgasmi conquistati, Gurley Brown di orgasmi simulati, Dunham di orgasmi mancati. Raccontano storie molto diverse eppure raccontano tutte la stessa storia.

Ne parliamo nella storia di copertina del nuovo numero di Studio, disponibile su iPad e in edicola a partire da venerdì 19 settembre.

Come sempre, buona lettura.