Attualità

Lezioni di vita

La storia e le opere di Richard Massingham, il medico-regista che negli anni '40 insegnò agli inglesi ad affrontare la modernità (e a soffiarsi il naso).

di Pietro Minto

Alla fine della Seconda guerra mondiale, la Gran Bretagna si trovò costretta ad affrontare la seconda metà del secolo in una situazione di crisi con Londra e vaste aree del Paese distrutte dai bombardamenti nazisti e le casse dissanguate dal conflitto. C’erano molti problemi da affrontare: un Paese da ricostruire, le casse dell’ormai ex Impero svuotate, il nuovo scenario geopolitico che toglieva alla Corona lo strapotere assoluto che aveva avuto nei decenni precedenti. Ma c’erano anche questioni nuove, meno gravi forse, strettamente legate allo stesso progresso scientifico-tecnologico che stava cambiando le città, le case, le vite di tutti – e aveva contribuito a sconfiggere i nazifascisti. Per esempio, le automobili che dal Dopoguerra cominciarono a dilagare per tutto l’Occidente, nuove abitudini, nuove tecnologie e nuovi standard. Occorreva quindi consolare e aggiornare la popolazione in modo da renderla pronta  alle incredibili trasformazioni che il mondo stava vivendo.

Il grande educatore della Gran Bretagna post-bellica fu Richard Massingham, un personaggio dal ceffo sceispiriano con formazione medica. Fu lui a insegnare agli inglesi a soffiarsi il naso, per dirne una. Il suo incredibile contributo alla collettività è una collezione di videoguide chiamate Public Information Films (Pif), dei brevi sketch comico-didattici finanziati dal governo per sensibilizzare i sudditi sulle nuove e a loro modo notevoli sfide del secolo. Tra queste, una nuova attenzione all’igiene personale e la sicurezza stradale. L’approccio di Massingham fu particolare: non si limitava a far ridere ma faceva delle sue stesse fobie – era un noto ipocondriaco – una preoccupazione collettiva, trasformandole in urgenza, una nuova missione per il popolo britannico.

Richard Massingham nacque nel 1898 in una famiglia agiata. Sin da giovane si interessò alla medicina arrivando a incarichi di prestigio presso il London Fever Hospital. Fu qui che coniugò la sua professione alla sua passione, il cinema, cominciando a produrre brevi filmati comici a tema medico. Nel 1934 firmò Tell Me if it Hurts (Dimmi se ti faccio male), un corto su una visita da incubo dal dentista che ebbe un certo successo di critica. Nel 1938 abbandonò la carriera medica per dedicarsi al piccolo schermo, producendo Pfi per conto del Ministero dell’Informazione britannico. Le sue opere, essendo a fini didattici, prevedevano spesso la contrapposizione del “giusto comportamento” rispetto a quello “sbagliato”. Ma a fare la differenza e a rendere i suoi lavori così popolari era il materiale comico scritto da Massingham – d’ottimo di livello e ancora divertente ai giorni nostri – e le sue espressioni facciali. Uno dei suoi lavori migliori (Handkerchief Drill del 1949) si basa sulle risposte date dall’autore a un’ipotetica lettrice disperata perché suo marito sembra non essere in grado di usare il fazzoletto da naso.

In una clip precedente (Coughs and Sneezes del 1945) lo stesso tema era stato trattato dal punto di vista batteriologico, ricordando agli spettatori l’importanta della sterilizzazione dei fazzoletti tramite ebolizione.

Può sembrare un argomento di scarso spessore ma in quegli anni terminava «il secolo d’oro della salute pubblica» britannico, iniziato nel 1848 con il Puclic Health Act e finito nel 1948 con l’istituzione del National Health Service (Nhl), il servizio sanitario a livello nazionale. Dai macroproblemi igienici si stava passando a quelli minori, le insidie di tutti i giorni, cercando d’insegnare ai cittadini che anche un innocuo starnuto (si veda di seguito Jet Propelled Germs, del 1948) poteva causare seri problemi a tutti.

E per quanto possa sembrare bizzarro oggi, anche attraversare la strada era un problema all’epoca. Per via delle automobili, quelle cose strane che all’improvviso riempirono le città seminando il panico tra i pedoni (anche perché guidate da ex pedoni poco più accorti dei primi). Come ricorda il sito del magazine mental_floss – a cui va il merito di aver riscoperto Massingham – studi condotti sul campo dimostrarono che «né i pedoni né gli automobilisti prestavano attenzione agli attraversamenti e agli incroci». A quanto pare l’idea di “carro meccanico” era talmente innovativa da sembrare incomprensibile, non affrontabile con logica. Per cui, tanto valeva attraversare sperando d’essere fortunati. Questo potrebbe spiegare il tono di Pedestrian Crossing (1948) un video in cui il cineasta inglese arrivò a raccomandare ai pedoni di «non addormentarsi o dormire mentre attraversano la strada».

A proposito di nuovi bisogni e nuove possibilità: che dire di un bel viaggio di lavoro all’estero? Con la definitiva ascesa della classe media non era più appannaggio dei ricchi – e ora c’era anche l’aereo a rendere tutto più veloce e futuribile. Ma l’ignaro cittadino con valigia doveva sapere che non è possibile uscire dalla Gran Bretagna con forti somme di denaro, e ci pensò un altro filmato dell’autore a spiegarlo a tutti. Si tratta di A Warning To Travellers (1949), opera non particolarmente brillante ma efficentissima (è da mezz’ora che mi ripeto FIVE POUNDS IN NOTES, quindi funziona).

Alla base dell’arte di Massingham c’è l’humour, che riesce ad essere popolare eppure ricercato, mai banale (specie per il pubblico dell’epoca). Non è un caso che queste guide di sopravvivenza siano nate in Inghilterra, un Paese dove la risata ha un grandissimo peso sociale. Come ha spiegato lo scrittore inglese A. A. Gill al pubblico americano in un recente numero di Vanity Fair USA dedicato alla comicità, l’humour è alla base dell’essere british. E quindi anche questa forma di soffice propaganda va letta da questo punto di vista. «Se visitate un ospedale inglese e cominciate a osservare i malati e i moribondi con sguardo serio, i loro amici vi si avvicineranno e con grande dolcezza cominceranno a prenderli in giro», scrive Gill. «Perché in Inghilterra se qualcuno non ti prende in giro, come fai a sapere se davvero ti vuole bene?»