Attualità

L’estate di Santa Marinella

Da "perla del Tirreno" firmata Ladislao Odescalchi a litorale semi-schifato dai romani. E poi castelli, trascorsi nobili con Ingrid Bergman e i Finzi Contini e molto altro. Un estratto da Addio, Monti, di Michele Masneri.

di Michele Masneri

Pubblichiamo qualche pagina estratta da Addio, Monti il romanzo d’esordio di Michele Masneri, uscito a gennaio di quest’anno per minimum fax.

*

«Segue settimana di silenzio, mail senza risposta, poi, a sorpresa, nello sconforto, un invitino di riparazione a una cosa a Santa Marinella che Roberto ha appena scoperto, una scuderia con giardino selvaggio confinante con quello del castello
dove si svolgono fondamentali Eventi, e con la casa sull’albero delle creature Odescalchi e la discesa a mare privata, il giardino di limoni e mandarini biologici e palme non ancora falcidiate dal punteruolo rosso… “Odescalchi del ramo cadettissimo; hanno sempre la scuderia accanto ai castelli che invece appartengono al ramo giusto, lungo tutto il litorale, anche nel famoso castello di tutte le nozze hollywoodiane e scientologhe. Però nipoti da parte materna anche di Mameli dell’omonimo inno, quindi nazionale e popolare!”, butta lì spiritosamente Roberto, ma si vede che è molto fiero della scoperta immobiliare.

«Fede è confuso, non ci crede, tutto troppo perfetto, mi prega di capire, di comprendere, ma io ormai parteggio per lui, vorrei solo finire di vederlo penare, mi dice che finalmente succede quello che stava aspettando da mesi, finalmente
loro due soli, ed è stato proprio Roberto a invitarlo. E partono col trenino, lasciano la vespa di Roberto incatenata alla stazione San Pietro – partono con gli zaini, “come due ragazzini”, “come due boy scout” – e la sera a cena nella piazzetta deserta di Santa Marinella, nel ristorantino dei carabinieri; e forse poi dopo anche una passeggiata nella via Ulpiano con le sue ville che sembrano armadi e scarpiere, ma dipinte, di marzapane, glassate; poi, giù nella spiaggia dietro il Gigi Bar, nello stabilimento scrostato e notturno… hai presente, son poi i luoghi del Sorpasso», fa Gloria indemoniata, e continua con questi dettagli forse raccontati da Federico, forse inventati da lui, o rimaneggiati insieme a quattro mani.

«Anzi no, Roberto ha un’idea delle sue: “Andiamo a visionare la Saracena, dice che è in vendita da anni ed è naturalmente abbandonata”, e arrivano in fondo a Capolinaro che sembra veramente Hamptons e Cape Cod, con le onde altissime, e subito scavalcano il muretto di calce, basso, e son dentro. L’erba è altissima e soffice come una moquette hollywoodiana e regna la costernazione ma poi di fronte, il grande tamburo immacolato di Moretti – “sembra dialogare via satellite con la nave Elettra di Marconi, che poi abitava qui a Santa Marinella e i famosi esperimenti li aveva fatti proprio qui di fronte”, sempre Roberto. Si vede che se l’era preparata. “Altre epoche”, dice Federico. “Che poi tu sai che qui il tamburone Moretti l’ha fatto per Luciana Pignatelli, gran bellezza degli anni Settanta, poi anche testimonial del Camay. Figlia di un direttore fascistissimo del Messaggero di quelli però che salvavano tanti ebrei. Anche la sua tomba al Verano, è di Moretti”.

«“Vengon giù dei pezzi”, dice Federico. “Sì, sono questi intonaci degli architetti importantissimi, che si devono ristrutturare tutti gli anni, come il Guggenheim, sempre scrostati”. E qui veramente cadono dei pezzettini, bianchi. Roberto sospira. “Forse anche il clima, sai qui c’è una percentuale di iodio incredibile, per questo nella belle époque era una specie di Copacabana. Inventata da quel genio di Ladislao Odescalchi (da cui Ladis-poli), che a fine Ottocento aveva tutta la costa, e capisce che è ora di sfruttare il turismo, e qui fa subito una mega lottizzazione, però molto con spirito d’altri tempi: a ogni lotto, obbligatori un villino con il suo giardinetto. E siccome siamo nel 1896, ecco qua tutto un liberty balneare in grande spolvero da rilanciare e valorizzare.

Ci stanno l’immancabile D’Annunzio, e papa Pacelli bambino che trascorre qui le sue estati indimenticabili; e poi re Vittorio Emanuele III che porta qua la principessa Iolanda per curarsi una brutta pertosse o polmonite; e poi re Faruk, e poi naturalmente Bassani, che fa i Finzi Contini proprio qui dietro, alle Naiadi, in mezzo a tutti quei serramenti in alluminio anodizzato, lo sapevi? Poi domani ci andiamo a prendere uno spritz. E naturalmente Ingrid Bergman e Rossellini sul villone modernista che si vede ancora oggi dal treno, e qui lei avrà trovato tutte le comodità che nella casetta di Stromboli le sono mancate. Qualche anno fa l’abbiamo anche fatta, l’estate filologica Bergman: prima Stromboli poi qua – ma dopo… il declino inesorabile… Oggi i romani la schifano molto, Santa Marinella, senza capire il fascino. Tanti non prendono neanche in considerazione possibili stop sull’Aurelia.

O Maccarese o Portercole; qui solo gli ebrei ricchi continuano a venire. Con rampolli Finzi Contini in spiaggia e suv sulle ghiaie liberty, è tutto un ‘a David, che ce stanno le meduseee?’, e un ‘a Samuel, ricordati aa protezzioneee’. Però tutti molto biondi, e ancora con patrimoni intatti. Prova, prova a chiedere un ombrellone nello stabilimento giusto. Se li tramandano di generazione, magari non vengono mai però quella volta vogliono il loro ombrellone in prima fila: è come il palco alla Scala, se allunghi cento euro al bagnino per darti il lettino deserto, te li ridà sdegnato. E pensare che basterebbe poco, pochissimo, per rilanciare tutto. Un bar giusto, un po’ di pierraggio. Qualche ristorante con sifone e abbattitore”.

«Finita la lezione, Roberto tace, poi si toglie tutto, i pantaloni, le mutande, si getta proprio in mare dalla spiaggetta della villa. Il mare è nero, in cielo non si vede niente. “Fedussss” – il suo nomignolo dei giorni speciali. “Vieniiii?”, urla, nel buio. Fede va. Ha un po’ paura. Comunque, un miracolo.

«Il giorno dopo, anche presto, con l’interregionale veloce da Roma San Pietro delle 8.47 arriva Camilla, e lì davvero non si capisce più niente. Loro naturalmente han dormito insieme, lei li coglie proprio con le lenzuola avvinghiate e le membra stanche e tutto. Entra in casa e poi in stanza, con le sue doppie chiavi, Roberto pare neanche tanto sorpreso dall’arrivo, come se fossero già d’accordo loro due. Fede cosa deve fare, sconvolto, naturalmente, ma fa buon viso. Mentre fanno colazione nel bar sull’Aurelia di fronte al villino Borruso con le sue palme e il suo traffico, Fede con la morte nel cuore finge di sfogliare l’How To Spend It e Internazionale e il Messaggero preso come al solito per vedere i necrologi bizzarri, e ridono (c’è quello, tutti gli anni, di una famosa presentatrice socialista al marito esimio cattedratico: Tua per sempre, Alda, poi quelli israeliti con lo stellone, e quelli misteriosi massonici con le sigle tipo a:.g:.d:.g:.a:.d:.u:.). Camilla tutta una gentilezza, proprio squisita, chiede se per caso han visto qualche Odescalchi e se hanno acceso il boiler e se ci stavano i fuochi d’artificio, di solito son compresi nel pacchetto-matrimoni e nel catering del castello, e son famosi perché spaventano tutti i cani della costa che ululano, come a Capodanno, e dal tipo di fuochi e dalla durata capisci il censo degli sponsali. E poi che bisogna andare subito a informarsi se c’è qualcosa di guardabile all’arena, e sì, insomma, invita Federico a rimanere anche alla sera (lei, lo invita?), anzi dà per scontato che lui rimanga. Poi comincia con la storia dello iodio e di Ladislao Odescalchi: “Leggevo in treno di tutte queste lottizzazioni liberty, sai, avevano tutta la costa” – Federico guarda Roberto con un sorriso malinconico. Ma Roberto pare una sfinge.

«Poi via, a mettersi il costume, è già mezzogiorno, siamo ormai a fine aprile, il sole è tiepido e loro subito vogliono andare giù nella spiaggetta nera di sassi e d’alghe e di bottiglie, proprio dietro al porto col suo rimessaggio delle barche, col passaggio privato tra gli aranci e i lecci che porta direttamente su al castello e alle scuderie dove hanno affittato; e giù in spiaggia tra quei sassi neri Roberto e Camilla si tolgono subito i costumi e indugiano, e indugiano, tutti animati dal famoso iodio senza pari della perla del Tirreno 1952, e cominciano a fare strani discorsi, e poi forse addirittura iniziano a baciarlo, loro due insieme, e Fede però no, stavolta il costume non se lo vuole togliere e fugge anzi all’orrenda carezza; scappa su, tra i rovi, e sente Roberto, forse costretto dagli eventi, che dice: “Vabbè il moralismo no, il moralismo balneare non si può”».
 

Illustrazione di Karin Keller.
© Michele Masneri, minimum fax 2014.