Attualità

La rassegna di Studio per il weekend

Cose belle da leggere durante il fine settimana: la cultura maschilista dei videogiochi, la vita dentro Amazon, l'umorismo della destra, il vero uomo delle caverne. E molto altro.

di Redazione

Passate indenni il fine settimana leggendo alcune delle storie migliori uscite negli ultimi giorni. Dalla destra che non sa ridere alla vita dentro Amazon, dal dilagare della parola peggiore della lingua inglese al Karaoke. Buona lettura.

 

“My week as an Amazon insider” – The Guardian

Lavorare da Amazon è come essere gli aiutanti di un Babbo Natale enorme, in continua espansione e con tempi sempre più stretti. Il reportage da “insider” del Guardian.

 

“Why Does Every “Conservative ‘Daily Show'” Fail?” – Splitsider

Perché i conservatori Usa non hanno un loro “Daily Show” – e in generale: perché la destra sembra non sapere come far ridere?

 

“Voice Hero: The Inventor of Karaoke Speaks” – The Appendix

La storia del karaoke e del signore che lo ha inventato (guadagnandosi pure un premio Ig Nobel).

 

“Exporting the N-word” – Espn

Come la “N-word” americana si è diffusa in tutto gli sport del mondo, con contesti sempre diversi. Il mistero del “successo” globale di un’offesa ripugnante.

 

“No Girls Allowed” – Polygon

Sull’origine dello stereotipo (ma è davvero uno stereotipo?) del mondo dei videogiochi tutto al maschile.

 

“The Caveman’s Home Was Not a Cave” – Nautilus

Sfatiamo un mito, quello dell’uomo della caverna: gli uomini preistorici non passavano così tanto tempo dentro le caverne, che avevano una funzione precisa. La vita quotidiana dei nostri antenati.

 

“How An HIV-Positive Man Was Sent To Prison For Having Sex — With A Condom” – BuzzFeed

La storia è molto più complicata di quanto faccia intendere il titolo. Quindi è ancora più interessante da leggere.

 

“The Period Is Pissed” – The New Republic

Come cambia la sintassi nella comunicazione – sempre più centrale nelle nostre vite – via smartphone. Cioè: il punto è diventato un segno di rabbia?

 

Immagine: particolare della redazione parigina dell’International New York Times (Guillaume Belvèze)