Attualità

Giù le mani dal bipolarismo

La sentenza della Consulta ha risvegliato gli istinti proporzionalisti di chi ha interesse a non semplificare il futuro del Paese e a rottamare il Partito Democratico. Renzi l'ha capito, il governo provveda alla svelta.

di Claudio Cerasa

Roma – L’accetta con cui la Consulta due giorni fa ha tagliato la testa alla vecchia legge elettorale, ristabilendo un sistema proporzionale puro e riportando in vita un assetto istituzionale non troppo diverso da quello di discutibile successo osservato per molti anni ai tempi della Prima Repubblica, ha avuto come effetto collaterale quello di risvegliare dal sonno i vecchi cultori della vocazione minoritaria, che, con viva eccitazione, di fronte alla possibilità di convivere chissà per quanto con un sistema proporzionale non c’hanno pensato due volte a trasformare la decisione della Consulta in una sentenza di sostanziale condanna al sistema maggioritario.

La Corte costituzionale, per chi non lo sapesse, tra le altre cose ha dichiarato non costituzionale un premio di maggioranza come quello previsto dal Porcellum (premio che, ne parliamo ormai al passato, veniva attribuito alla prima coalizione) e così sia a destra, sia a sinistra, sia al centro è tornata fortissima la tentazione di coccolare e tenere in caldo la legge Calderoli così come è stata partorita dai giudici della Consulta.
Tesi: ma la volete smettere di accanirvi con questo maledetto maggioritario creatore di un bipolarismo malato che ha fallito la sua missione salvifica nel corso della Seconda Repubblica e anzi ha fatto nascere un sistema frammentato, tripolare, per non dire tribale, che ci ha portato nelle condizioni che tutti sappiamo?

Calma. Calma. Calma. Guardiamo la questione togliendoci gli affettati dagli occhi e proviamo a spiegare le cose con più ordine. A destra, dove la frammentazione creata da Berlusconi e Alfano ha portato a una scomposizione micidiale che in fondo potrebbe persino trarre giovamento da una ridefinizione del sistema elettorale su chiave proporzionale, il maggioritario, per ragioni strumentali, non verrà probabilmente difeso a spada tratta (anche se Alfano promette di voler proteggere il bipolarismo, cosa che se fosse mantenuta sarebbe una nota di merito per il leader del partito con il simbolo più brutto d’Europa). A sinistra, invece, dove il Pd esiste e resiste nonostante tutto, non essere maggioritari significa semplicemente voler decretare la morte del Pd stesso, la sua natura bipolarista, il suo essere nato con l’espressione “vocazione maggioritaria” iscritta nel dna.

In questo senso il tentativo di rinviare in modo eccessivo la stesura di una nuova legge elettorale, o peggio, la tentazione di voler interpretare la decisione della Consulta come fossero una bocciatura del credo maggioritario, rappresenta un modo come un altro per preparare il Pd a una scissione, a una forma di snaturamento del suo percorso, alla creazione – e nel Pd c’è chi non vede l’ora – di un gemello diverso del Ncd di Alfano.
Non scherziamo. Enrico Letta, e in buona misura anche Giorgio Napolitano, e in buona misura anche Angelino Alfano e tutti gli altri azionisti di maggioranza di questo governo, devono offrire subito un messaggio chiaro sulle intenzioni dell’esecutivo su questa materia, devono rottamare tutti i nostalgici della Prima Repubblica e non farsi sottrarre da Renzi l’argomento della necessaria scrittura della legge elettorale in chiave maggioritaria.

Enrico Letta, la prossima settimana, quando andrà in Parlamento a richiedere e riprendere la fiducia dovrà puntare su questo tema. Dovrà farlo con espressioni chiare. Non dovrà usare il politichese e dovrà nominare quelle uniche due parole che da solo possono garantire al nostro paese un bipolarismo normale, maturo. Chi vuole rottamare il sistema maggioritario, è evidente, lo fa per paura di dover regalare troppo potere al leader del futuro, lo fa perché sogna un paese pieno di piccoli e grandi cuscinetti capaci di restringere il campo d’azione del leader, lo fa perché convinto che la divisione in due del paese sia una forzatura. Sarà anche una forzatura, ma il Pd è nato per semplificare. E non voler a tutti i costi un sistema maggioritario, anche a costo di fare alcune forzature, oggi significa molto semplicemente non voler più il Pd.