Attualità

… For the Whole World to See

di Cesare Alemanni

Di cosa si tratta: … For the Whole World to See è un disco uscito due anni fa per l’etichetta Drag City. Sembra strano che una rubrica intitolata Cose Vecchie dal Mondo si occupi di un album del 2009; lo sembra meno se si specifica che in realtà l’oggetto sonoro in questione è stato composto nel 1974 e solo per un moto d’orgoglio dei suoi autori, un moto che racconterò più avanti, ha visto la luce così tardi. La sua paternità spetta ai Death, un trio di fratelli afroamericani di Detroit: Dannis, David e Bobby Hackney. Dannis e Bobby oggi hanno passato i cinquanta, producono reggae e si godono la loro circoscritta rivincita sul tempo – poca roba se si pensa a quello che sarebbero potuti diventare – mentre purtroppo David è morto di cancro ai polmoni nel 2000. … For the Whole World to See contiene 8 canzoni inedite, frutto di sessioni di registrazione svoltesi tra il 1973 e il 1974 da qualche parte in qualche garage del Michigan. Anzi, per la precisione, sei canzoni inedite dato che due di esse – Politicians in my eyes e e Keep on knocking – erano già apparse nel 1976 su un limitatissimo 7” (500 copie) che oggi passa di mano per cifre di poco inferiori al migliaio di euro.

Cos’era Ieri: In senso stretto … For the Whole World to See, “ieri” non era niente dato che di fatto non esisteva se non come insieme di canzoni da demo tape slegate le une dalle altre. Esistevano però i suoi autori, i fratelli Hackney appartenenti alla working class nera di Detroit e inizialmente appassionati – come tutti i loro coetanei afroamericani dell’epoca – di R&B e funk; salvo venire folgorati da un concerto di Alice Cooper sulla via dell’hard rock e abbandonare Earth Wind & Fire, Funkadelic e compagnia. Nel 1971 nascono quindi i Death. Il nome lo sceglie il defunto fratello David e giocherà un ruolo fondamentale nello sviluppo (mancato) della carriera del gruppo. Partiti da James Brown, transitati per i Beatles, ammaliati da Alice Cooper, i Death inciamparono infine nella musica di un paio di band loro concittadine – provenienti dal versante bianco dello stesso ambiente socialmente depresso ai bordi della Motor City: gli Stooges di Iggy Pop e gli MC5 di Wayne Kramer.

All’hard rock sporco ed essenziale di questi due “ensemble”  – sovente definiti proto punk – i Death aggiungono velocità, un piglio leggermente melodico e il carisma chitarristico del compianto David (fortemente ispirato – sono i fratelli superstiti a dirlo – allo stile di Pete Townsend degli Who)…e sì, insomma… nel 1974 a Detroit, con il pezzo Freakin’ Out, questi tre ventenni neri, gli Hackney Brothers….semplicemente inventano il punk con due/tre anni d’anticipo sul calendario. La ragione per cui, fino al 2009, soltanto pochi fanatici erano al corrente di questo fatto rappresenta probabilmente il lato più sugoso di tutta questa storia. Ed è – così come la raccontano oggi Bobby e Dannis – la seguente: quando Clive Davis direttore della Columbia Records (!) propose ai Death un contratto a patto di cambiare nome,  il compianto David Hackney (leader e coscienza della band, il solo dei tre perfettamente consapevole della portata rivoluzionaria della musica che stava producendo) molto tranquillamente mandò il suddetto Clive a quel paese. “Non si sarebbe venduto per nulla al mondo” – dice oggi Bobby – “Death era il nome che aveva scelto. La sua idea era quella di cambiare la percezione della parola Death da negativa a positiva e farlo attraverso la musica. Ma chiaramente era un’idea difficile da vendere”. E infatti non la vendette e fu così che i Death persero il grande treno della loro vita, l’occasione di entrare nella storia della musica dalla porta principale, smisero di fare il loro “punk prima che esistesse il punk”, abbandonarono il progetto Death e si trasformarono nei 4th Movement: un gruppo di gospel rock che fondeva blues psichedelico e cori da chiesa. Quello che ricevettero in cambio fu lo status di band di culto, di leggenda per pochi, di gruppo mai svendutosi. Oltre che di prima band punk (di colore) della storia, circa un lustro prima dei più noti Bad Brains di Washington D.C.

Cos’ è Oggi: Oggi, a trent’anni di distanza, i Death sono tornati a esistere. Il posto di David Hackney è stato preso da Bobbie Dalton, e dopo …For the Whole World to See, quest’anno hanno iniziato un tour di revival (insieme ai loro figli che militano nei Rough Francis e portano avanti la tradizione famigliare del garage) e pubblicato un altro album con materiale (meno incisivo) recuperato dai loro primi demo. Si intitola Spiritual • Mental • Physical e così, in qualche modo, i Death sono diventati un nome cool da sfoggiare. I loro dischi, messi insieme con materiale vecchio di trent’anni, sono stati recensiti da Pitchfork, Rolling Stone e da diversi blog molto reputati. Il New York Times e il Guardian gli hanno dedicato dei lunghi articoli e anche Wire ha scritto di loro. Purtroppo non sapremo mai come la penserebbe David Hackney in proposito.

Restano 8 canzoni di garage rock selvaggio, visionario e incompreso dalla sua epoca che – accostate magari a un fenomeno recente come la OFWGKTA – illustrano perfettamente la difficoltà di fare, promuovere e diffondere musica trent’anni prima di tumblr.