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Sette cose sulla Mostra del Cinema di Venezia

Abbiamo scelto i film da cui aspettarsi di più, tra quelli che verranno proiettati tra il 30 agosto e il 9 settembre in occasione della 74esima edizione.

Da oggi al 9 settembre si terrà l’edizione numero 74 del festival di Venezia. Si parla molto bene della sezione Orizzonti, seconda per importanza dopo il concorso per il Leone d’Oro, in cui spicca il film di apertura, Nico, 1988 di Susanna Nicchiarelli, un biopic sulla leggendaria musa di Andy Warhol e cantante dei Velvet Underground. Ma quali sono i titoli più attesi della sezione principale? Sicuramente Mother! di Darren Aronofsky (continuo a guardare il poster senza capire se lo trovo orribile o stupendo). Il thriller ha un cast stellare: Jennifer Lawrence, Javier Bardem, Michelle Pfeiffer, Ed Harris. Nel 2008, con The Wrestler, Aronofsky vinceva il Leone d’Oro, due anni dopo presentava in gara Il cigno nero, decisamente più debole e scontato. Che il genio di Requiem for a dream (2000) e dello sconcertante Pi greco – Il teorema del delirio (1998) abbia finalmente ritrovato l’energia oscura con cui adorava frugare negli abissi? A giudicare dal primo minuto del trailer sembrerebbe di sì. Ma basta andare avanti (non sono nemmeno riuscita a finirlo, non guarderò mai questo film) per capire che forse, anche stavolta, come nel bruttissimo Noah (il suo film di maggiore successo, uscito nel 2014) Aronofsky ha esagerato con gli effetti speciali.

Downsizing è il fim di apertura della mostra e viene definito una commedia fanta-ecologica. Diretto da Alexander Payne, ha Matt Damon come protagonista. Parla di uno che si rimpicciolisce. Credevo di non aver altro da aggiungere, poi mi sono ricordata di quel capolavoro che era Tesoro, mi si sono ristretti i ragazzi, un film che da piccola credo di aver guardato una trentina di volte. Magari è carino anche questo. Un altro successo potrebbe essere Suburbicon di George Clooney, con Julianne Moore e (di nuovo) Matt Damon. Sceneggiatura firmata dai Coen negli anni Ottanta e rivista con l’aiuto di Grant Heslo. Estate del 1959, famiglia perfetta (proprio com’è perfetta la coppietta di Mother! all’inizio). Così Clooney parla del film: «Mi sembrava un momento appropriato per parlare di muri e minoranze che fanno da capro espiatorio, anche se all’interno di un thriller insolito. Ho sempre amato l’idea di un omicidio consumato in una città perfetta con tutta la gente che guarda nella direzione sbagliata. È la storia di un’epoca e di un luogo dai quali, purtroppo, non ci siamo mai veramente allontanati».

Super attesissimo (soprattutto da me) è The Leisure Seeker, il primo film americano di Paolo Virzì, tratto dal romanzo di Michael Zadoorian, con Helen Mirren e Donald Sutherland. La storia: lui e lei, entrambi anziani e malati, partono per un ultimo, rocambolesco viaggio in camper (ormai abbiamo capito: quando i nostri grandi registi pop vogliono fare un film americano gli viene proprio spontaneo creare una situazione on the road, sto pensando a This must be the place di Paolo Sorrentino). Oltre a questi film, che sono i più mainstream, in concorso per il Leone d’Oro ci sono diverse chicche. Ho scelto le immagini che hanno attirato la mia attenzione per creare una panoramica arbitraria dei film, che sono 21.

1. Human Flow

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Nel 2015 Weiwei andò a Lesbo per vedere con i suoi occhi com’era la situazione dei migranti. Da allora ha viaggiato seguendo le loro rotte lungo le coste europee, ha attraversato 20 paesi e 40 campi profughi. «Non c’è una crisi dei rifugiati» ha detto «ma piuttosto una crisi umana. Il confine non è a Lesbo, ma si trova in verità nelle nostra mente e nella nostra anima». Anche se il tono retorico del regista/artista cinese è abbastanza irritante, si tratta sicuramente di un film importantissimo, da vedere. Tra l’altro, dall’11 settembre, Wewei sarà in mostra a Milano, nella sede centrale della galleria Massimo De Carlo, in Piazza Belgioioso.

 

2. Lean on Pete

Lean on Pete

Tratto dal romanzo La ballata di Charley Thompson di Willy Vlautin, il film di questo sconosciuto regista (Andrew Haig) parla di un quindicenne alla ricerca di un’idea di stabilità che il padre single e precario non è mai riuscito a dargli. Nel film ci sono Charlie Plummer, Steve Buscemi e la favolosa Chloë Sevigny (che è l’unico motivo per cui ho scelto l’immagine).

 

3. Mektoub, my love: Canto uno.

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Abdellatif Kechiche è il regista tunisino di La vita di Adele (Blue Is the Warmest Colour). Palma d’Oro a Cannes nel 2013, l’ottimo film parlava di una storia d’amore lesbica quando ancora non andava troppo di moda e in più ci aveva permesso di gustare la bellezza di Adèle Exarchopoulos. Protagonista del nuovo film di Kechiche è uno sceneggiatore che vive a Parigi e nell’estate del 1994 torna nel suo minuscolo paese natale nel sud della francia. Il titolo è strano e poetico (“mektoub”, in arabo, significa destino).

 

4. Three Billboards Outside Ebbing, Missouri

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Ho scelto un’immagine di questo film di Martin McDonagh perché la protagonista è Frances McDormand, che quest’anno ha compiuto 60 anni, è una delle mie attrici preferite (l’ho scoperta guardando Short Cuts, il bellissimo film di Altman ispirato ai racconti di Carver). In questo film McDormand è Mildred Hayes, una donna distrutta dall’omicidio della figlia e ossessionata dalla ricerca del colpevole. I tre cartelloni del titolo sono quelli che fa montare sulla via principale della città per sfidare lo sceriffo che non vuole aiutarla nelle indagini.

 

5. Jia nian hua (Gli angeli vestono di bianco).

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Vivian Qu è l’unica donna in gara nel concorso principale (nelle altre sezioni ce ne sono un bel po’). Il suo film parla di due adolescenti che vengono assalite da un uomo di mezza età. Così ha parlato del film: «Una storia di donne. Sulla società che plasma le nostre percezioni e i nostri valori. Sulle scelte che ci sono consentite e sul coraggio di farne di diverse. Sui ruoli interscambiabili della vittima e del testimone. Sulla verità e la giustizia. E, soprattutto, sull’amore».

 

6. Hannah

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Mi sono accorta che le foto che ho selezionato, scegliendole d’istinto, semplicemente perché più evocative e seducenti delle altre, sono tutte ritratti femminili (tranne nel caso di Wewei). Qui c’è Charlotte Rampling. Il regista di Hannah è Andrea Pallaoro: 35 anni, più di dieci passati negli Usa. Grazie al suo primo lungometraggio, Medeas (2013), era stato premiato da Martin Scorsese, in giuria al festival di Marrakech.

 

7. Ex Libris. The New York Public Library

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Se dovessi scegliere il primo della lista dei film che non vedo l’ora di vedere sceglierei questo. È  il quarantaduesimo film del documentarista Frederick Wiseman – 87 anni, già 7 volte a Venezia, Leone d’Oro alla carriera nel 2014. Un altro ritratto femminile, in un certo senso, considerando che la protagonista assoluta è la New York Public Library sulla Fifth Avenue, raccontata attraverso le voci e le vite dei suoi bibliotecari.