Attualità

Donne che fanno cazzate

Whitney è una sit-com su un'imbranata. Non fa ridere. Ma c'era bisogno di una levata femminista?

di Violetta Bellocchio

Se è vero che nulla unisce più dell’odio verso lo stesso nemico, nel momento in cui un nuovo potenziale nemico si profila all’orizzonte, la cosa più saggia è mettersi al riparo e soffocare la vocina che sussurra oh meno male, avevo giusto un vaffanculo sulle labbra che non sapevo a chi rivolgere.

Sto parlando di Whitney. Se siete come me, e quindi avete visto i primi quattro episodi anche solo per principio, andate a prepararvi un caffé mentre spiego la situazione ai civili.

Iniziata a fine Settembre ma preceduta da una massiccia campagna promozionaleWhitney è una sitcom firmata dall’attrice protagonista Whitney Cummings, basata su alcuni dei suoi monologhi (in sintesi: “le donne fanno X, gli uomini fanno Y”) e su una struttura essenziale. Come funziona? C’è una premessa (Lei convive con Lui, ma non vuole sposarsi), una caratterizzazione dei personaggi legata alla premessa (Lei non ama i “gesti romantici” convenzionali, Lui la rassicura: “ho detto addio al romanticismo quando mi sono innamorato di te”), trame di puntata che non sempre rispettano quella caratterizzazione (Lei vuole un vero primo appuntamento, visto che ha conosciuto Lui in un bar e hanno scopato la sera stessa). Lo stile aggressivo dell’attrice non è (per ora) troppo presente nella serie; lo si sente di più in un’altra nuova sitcom che Cummings ha scritto ma non interpretato, 2 Broke Girls . (Che sembra un oggetto smarrito degli anni ’80, a parte gli occasionali ammicchi gay.) Da quanto si è visto fino a qui, Whitney è la versione a sessi invertiti dei telefilm di Italia 1 col marito pasticcione e la moglie severa: qui è Lui ad alzare gli occhi al cielo, di fronte a una Lei che fa una cazzata al minuto, ed è Lui a restare con Lei perché d’altra parte questa è la vita. E lo status quo regna.

Ora, l’unica critica sensata a Whitney può essere “non fa ridere”, oppure, per chi si senta in vena di elaborare, “sembra una sitcom di fascia media degli anni ’90” – caratteristica, questa, esasperata dal suo orario di messa in onda, subito dopo  Community , The OfficeParks and Recreation .

Ecco le critiche più comuni, invece:

– “Quella lì ha avuto una serie tutta sua solo perché è una gnocca”;

– “Whitney riporta i diritti civili indietro di quarant’anni”;

– “OMG MISOGINIA SESSISMO OMG”.

Aggiungeteci un paio di articoli che volevano vedere un nuovo trend nella presenza di attrici gnocche in TV, e benvenuti al manicomio.

E’ possibile che Whitney debba la propria esistenza alla fortuna della ladette come “tipo” femminile, ed è possibile che Whitney Cummings abbia consolidato la propria personalità comica facendo leva sull’accoppiata “bella ragazza / battute sgradevoli”. Tanto più che lei deve la popolarità televisiva ai Comedy Central Roasts, le serate dove si insulta l’ospite d’onore, e alle apparizioni in talk show considerati (non a torto) abbastanza lame, come Chelsea Latel. Francamente, però, l’odio fremeva ai blocchi di partenza fin da quando sono comparsi i primi manifesti pubblicitari. Succede spesso, quando uno slogan (Women are like emotional ninjas ) viene venduto come “una grande verità sull’amore”, o quando un singolo prodotto viene venduto come “una nuova era per le donne in TV”. (Intanto, a ogni buon conto, la serie è già stata confermata per una stagione intera.)

La teoria generale è che questa rappresentazione – una gnocca con tre metri di gambe spacciata per quirky girl della porta accanto – contribuisca a mantenere uno standard estetico totalmente divorziato dal piano di realtà. Nobili pensieri, che però dieci volte su dieci sbroccano negli attacchi personali. Infatti tra il secondo e il terzo episodio è partita una campagna mirata a infastidire Cummings personalmente, su Twitter. In una notte le sono stati mandati migliaia di messaggi che spaziavano da “Whitney, stop” a “non fai ridere, ZOCCOLA”. (La cosa ha lasciato poche tracce digitali, ma fidatevi: è successa.) Sul piano culturale, è l’ennesimo frutto della poetica della sfiga: se non sei stato respinto abbastanza volte per il tuo essere unico e irripetibile, non meriti alcun successo. Sul piano femminista, è il disastro per cui una volta al mese si punta il dito contro una donna e la si mette in croce perché ha troppa visibilità, rispetto a una gavetta percepita come pocasbagliata. E per qualche ragione una parte della mia comunità ha scelto di incazzarsi per una sitcom, di trasformare la bellezza in un tradimento e in un indice di scarsa tempra morale, e di individuare la colpevole in una tipa che passava di lì. Perché non raggiungeremo la Terra Promessa finché ci saranno in circolazione le ragazze come quella.