Due giorni fa, la città di Wuhan ha registrato un nuovo caso di Coronavirus (che sono poi diventati 6), cosa che non succedeva dallo scorso 3 aprile, e nonostante le autorità sanitarie cinesi avessero da poco dichiarato il Paese come una zona a basso rischio di contagio, l’allerta è tornata per il timore di una seconda ondata di infezioni. Proprio per evitarla, la città ha annunciato test a tappeto per tutti i suoi 14 milioni di cittadini, come riporta il South China Morning Post. Il Wuhan Covid-19 Epidemic Prevention Headquarter ha infatti ordinato a tutti i distretti della città di elaborare piani per eseguire in 10 giorni test nucleici a raffica e presentare i piani entro il mezzogiorno di martedì 12 maggio.
I test, che dovrebbero riguardare sia i residenti che la popolazione definita “mobile”, andranno a coprire le aeree residenziali e quelle più densamente popolate. La mossa senza precedenti è arrivata dopo che nel fine settimana si era diffusa la notizia di sei nuovi casi di Coronavirus nel complesso residenziale di Sanmin, dove un uomo di 89 anni è risultato positivo. I 5.000 residenti del complesso sono stati immediatamente testati e così sono stati scoperti gli altri 5 casi. Un professore cinese di epidemiologia, che non ha voluto essere nominato perché non era autorizzato a parlare con i media, ha ribadito al SCMP che i test su larga scala sono fondamentali per contenere i contagi. «I nuovi casi a Wuhan dimostrano che esiste un rischio reale di una seconda ondata di potenziale trasmissione da parte dei portatori asintomatici o di quelli con sintomi lievi. Dopo tutto, la pandemia è iniziata così. Test su così ampia scala possono aiutare a trovare questi corrieri nascosti ed eliminare quel rischio». Secondo la commissione sanitaria della città, al 29 aprile Wuhan aveva già condotto più di 1 milione di test e ora deve espandere la sua capacità di testare – cosa che è stata fatta in questi mesi – centralizzando l’intero processo per renderlo più efficace.