Operare, comunicare, vedere, ascoltare, leggere. MacBook, iPhone, iTunes, iPod, iPad. Nel corso dei suoi 56 anni, Steve Jobs non ha trascurato di rivoluzionare quasi nessuna delle nostre prassi quotidiane, mettendoci costanza e inventiva, determinazione e creatività, convinzione e azzardo in misure quasi sovrumane, gesuitiche e, a volte, brutali. Cosa lo abbia spinto – intendiamo davvero – verso questo sforzo, più Michelangiolesco che Fordiano, è la più interessante tra le domande che non gli sono state mai poste o a cui ha risposto quella volta che di fronte a degli studenti disse: «Siate affamati, siate folli».
Negli ultimi dieci anni della sua vita Jobs si è elevato al livello delle grandi figure storiche e ha plasmato secondo la propria visione un mondo fatto di linee, funzioni, applicazioni, interazioni ed estensioni delle facoltà umane di cui facciamo esperienza ogni giorno, al punto che non è pensabile quasi nessuna immagine mentale del contemporaneo che sia Steveless, depurata o depurabile dal suo lascito, dal suo passaggio. Se esiste – ed esiste – una cosa chiamata metafisica, Jobs l’ha incarnata e catturata, anticipata, anzi plasmata in ogni sua scelta. L’ha caratterizzata – al punto che Apple non vuol dire più mela. Ci ha caratterizzato, piaccia o meno.
Si dice che la grandezza di una vicenda umana si misuri in base a quanto la sua biografia postuma rischi di assomigliare a un’agiografia. Beh, con Jobs questo rischio lo si deve dare per scontato dal momento che era già stato indicato come Messia ben prima della scomparsa. La questione ora è se l’iperuranio d’idee che ha introdotto nel mondo gli sopravviverà. E se lo farà, lo farà magari tramite quella sorta di Vangelo che, si leggeva qualche mese fa su Fortune, ha lasciato a Cupertino, una guida pratica per chi già gli è succeduto (Tim Cook) e chi ancora gli dovrà succedere nell’Uffizio futuro, un dettagliato prontuario in cui sono state registrate, caso per caso, le sue decisioni di fronte a determinati problemi che si sono presentati in passato e che potrebbero ripresentarsi nel domani. Impronte per coloro che dovranno guidare la Mela morsicata nell’era Post Jobs. Anche se, ovviamente, non sarà più la stessa cosa per niente.
È finito il decennio breve.