Cose che succedono | Coronavirus

Cosa succede nei ristoranti di Pechino dopo la quarantena

BEIJING, CHINA - FEBRUARY 20: Chinese restaurant staff wear protective masks as they wait for customers at a restaurant on February 20, 2020 in Beijing, China. The number of cases of the deadly new coronavirus COVID-19 being treated in China was more than 55000 in mainland China Thursday, in what the World Health Organization (WHO) has declared a global public health emergency. China continued to lock down the city of Wuhan in an effort to contain the spread of the pneumonia-like disease which medicals experts have confirmed can be passed from human to human. In an unprecedented move, Chinese authorities have maintained and in some cases tightened the travel restrictions on the city which is the epicentre of the virus and also in municipalities in other parts of the country affecting tens of millions of people. The number of those who have died from the virus in China climbed to over 2100 on Thursday mostly in Hubei province, and cases have been reported in other countries including the United States, Canada, Australia, Japan, South Korea, India, the United Kingdom, Germany, France and several others. The World Health Organization has warned all governments to be on alert and screening has been stepped up at airports around the world. Some countries, including the United States, have put restrictions on Chinese travellers entering and advised their citizens against travel to China. (Photo by Kevin Frayer/Getty Images)

L’ha raccontato  Eater: man mano che la vita ritorna normale a Pechino, nei ristoranti i controlli della temperatura e il social distancing rimangono la norma. Da una parte, quindi, c’è speranza: dopo quasi due mesi di paura, quarantena e misure di emergenza, il senso della normalità sta lentamente iniziando a tornare nella capitale cinese, dopo il record di giovedì scorso: nessun nuovo caso. Chiunque ritorni in città dall’estero è ora tenuto a sottoporsi alla quarantena in una struttura ufficiale per due settimane e moltre strade sono ancora sotto stretto controllo. «Ma nel complesso», scrive Fox-Lerner, «Pechino non è più la città fantasma di qualche settimana fa. Ci sono persone negli spazi pubblici e clienti in fila per entrare nel negozio Apple. Uno potrebbe quasi convincersi che tutto è tornato alla normalità, fino a quando non prova a entrare in uno dei ristoranti della città».

Nei ristoranti, infatti, le regole sono ancora molto rigide e molto probabilmente continueranno ad esserlo per un bel po’. Il governo ha mantenuto una serie di limiti e i clienti restano sospettosi riguardo alla condivisione di spazio e cibo. Nelle ultime due settimane sono stati riaperti la maggior parte degli esercizi commerciali, compresi i musei e addirittura le sale massaggi, ma molti ristoranti continuano a restare chiusi. Quelli che sono riusciti a rimanere aperti hanno dovuto cambiare completamente la loro formula: anche nel momento del “ritorno alla normalità”, la consegna a domicilio continua a rimanere il servizio favorito dai clienti, che continuano a ordinare da casa e non sembrano affatto desiderosi di mangiare in un locale semivuoto in cui devono rispettare le distanze di sicurezza e farsi provare la febbre prima di entrare. Il giornalista ha parlato con diversi ristoratori, che confessano di brancolare nel buio a causa della mancanza di chiarezza e di coerenza con cui il governo locale sta gestendo le questioni dell’industria alimentare. Un problema con cui, tra poco, anche il resto del mondo si troverà ad avere a che fare.