«Fatti da parte, Monna Lisa. Potresti avere competizione sulla donna di cui si parla di più al Louvre» così il New York Times saluta Laurence des Cars, la nuova e prima direttrice del primo museo di Parigi. Dall’anno della sua fondazione, avvenuta nel 1783, prima ancora che scoppiasse la Rivoluzione francese, il Louvre non aveva mai avuto a capo una donna. Dal momento che il museo è di proprietà effettiva dello Stato francese, è stato proprio il presidente Macron a nominare des Cars per il ruolo lo scorso 26 maggio.
Per 4 anni ha diretto i musei d’Orsay e de l’Orangerie (dove ci sono le pareti di ninfee di Monet) e, nell’intervista al Nyt, ha spiegato che i suoi impieghi precedenti «mi hanno dato questa sicurezza, questa pazza idea che sarei diventata il nuovo presidente del Louvre». Specializzata nell’arte del 19esimo e inizio del 20esimo, uno dei motivi per i quali è stata scelta è la sua rilevanza internazionale, ottenuta grazie alle mostre da lei curate (famosa quella intitolata Black models: from Géricault to Matisse, in collaborazione con la Wallach Art Gallery di New York), ma specialmente per il suo lavoro col museo del Louvre ad Abu Dhabi. È stata sua la decisione di restituire agli eredi originali il dipinto di Klimt trafugato dai nazisti ed esposto all’Orsay.
Se il direttore precedente, Jean-Luc Martinez, si era focalizzato sulla parte formale del Museo, occupandosi della logistica e degli accessi, des Cars ha detto di voler pensare al contenuto, a offrire sempre nuove mostre, concentrandosi specialmente ad attrarre i giovani nei musei. Proprio pensando a loro ha promesso di chiudere il museo più tardi, facendo in modo che «possano venire qui dopo una giornata di lavoro e cenare al Louvre». In generale teme che il lockdown abbia chiuso le persone in sé stesse, che «ora hanno paura di stare fuori. Io voglio aprire le finestre e le porte e creare connessioni così la gente vedrà che c’è un mondo intero da scoprire».