Bella Bathurst – Rumore(Utet) Traduzione di Eleonora Gallitelli
Sono ormai diversi anni che ho il vizio di leggere memoir, in particolare scritti da donne. Dopo averne sfogliati tanti posso dire che i migliori si assomigliano un po’ tutti, perfino nel modo in cui sono scritti: con un tono distaccato, tra l’ironico e il saggistico, che si apre a tratti, improvvisamente, sulla carne morbida dell’autrice, con struggenti squarci di intimità, confessioni dolenti, salvifiche epifanie. Questo memoir di Bella Bathurst, fotografa, scrittrice e giornalista, non fa eccezione. Allo stesso tempo, però, è assolutamente unico. Forse ancora più unico degli altri. Come le altre autrici dei memoir che più ho amato (Olivia Laing e Helen Macdonald, per dirne due già citate in questa sede) Bathurst è abituata a scrivere saggi e articoli: ha collaborato con The Guardian e The Observer e ha scritto un libro dedicato alla famiglia degli Stevenson, grandi costruttori di fari nonché nonni e bisnonni dell’autore dell’Isola del Tesoro. Se in Rumore, Bathurst parla anche dei problemi incontrati durante la genesi di Lo splendore degli Stevenson, è perché racconta di un fatto davvero insolito, ovvero la perdita graduale dell’udito. A causa di una caduta sugli sci, prima, e un incidente in macchina, sette anni dopo, ancora giovanissima Bathurst comincia a sentire sempre meno, finché non diventa completamente sorda. Il racconto alterna il tono scientifico (si parla molto di acustica, delle leggi fisiche che regolano il propagarsi delle onde sonore e di come il suono cambia in relazione agli ambienti, dai pub al mare aperto), la precisione giornalistica (quando cerca riparo e sostegno nelle esperienze di chi ha vissuto qualcosa di simile, ad esempio intervistando il figlio di George Martin, aka il “quinto Beatle”, che diventa sordo dopo un’immensa carriera da produttore discografico) e la delicatezza con cui vengono trattati fatti e pensieri personali. Uno dei pregi di Rumore, poi, è la grande diversità tra le sue parti: si passa dal reportage dettagliato di un’uscita in barca a vela all’esperienza con il gruppo serale per imparare la BSL (lingua dei segni britannica), fino al racconto del primo concerto di Schubert sentito quando, dopo 12 anni di sordità, Bella Bathrust recupera l’udito. (Clara Mazzoleni)