«Tenet avrebbe dovuto dare il via a un revival cinematografico. Invece, ha esemplificato il fallimento di distribuire un blockbuster durante il Coronavirus. Con No Time to Die e Dune rinviati al 2021, dovremo forse dire addio al cinema fino a quando non ci sarà un vaccino ampiamente disponibile?». È quanto si chiede Brent Lang, l’executive editor di Variety che ha dialogato con altri editor della testata per capire dove sta andando il cinema, e in particolare che ne sarà della stagione dei blockbuster, che tradizionalmente inizia d’estate, ma che quest’anno è stata posticipata più volte e potrebbe, semplicemente, non esserci. Perché non c’è modo di sapere, soprattutto negli Stati Uniti (che sono il principale mercato mondiale), quando la situazione sanitaria permetterà la riapertura delle sale e quindi l’uscita di titoli che hanno richiesto cifre imponenti per essere realizzati, e che pertanto necessitano di una certa affluenza di spettatori per bilanciare i costi.
Intanto Batman, quello che tutti vogliamo vedere per capire se Pattinson sia all’altezza del ruolo, è stato rimandato al 2022, Matrix 4 a dicembre 2021, e poi Top Gun: Maverick, West Side Story, anche The French Dispatch di Wes Anderson sono stati rimandati a data da definire (per chi volesse saperne i più, Vultureaggiorna costantemente la lista dei film e delle loro uscite). Tra i film posticipati c’è anche Candyman, il reboot co-scritto da Jordan Peele. Se può essere di qualche consolazione, James Kendrick, professore di media digitali alla Baylor University specializzato in film dell’orrore, ha scritto su Time che «il Covid-19 potrebbe influenzare positivamente il genere».
Tenet didn’t just fail to save cinema, it may well have killed it for good – Guardian Prima che uscisse nelle sale, pensavamo che avrebbe salvato il cinema. Non solo non l’ha fatto, scrive Guy Lodge sul Guardian, ma potrebbe aver peggiorato la situazione, funzionando come una specie di “agnello sacrificale”. «Che Tenet sia stata solo una vittima del momento in cui è uscito o una delusione in sé, il suo destino ha spaventato a morte l’industria», scrive il giornalista, «adesso nessuno studio si sente pronto a mettere a rischio uno dei suoi prodotti migliori».
Theathers Needed James Bond to Rescue Them. Now What? – The Atlantic «Siamo come un negozio di alimentari che non ha verdura, frutta, carne», ha detto il Ceo di Cineworld, la seconda più grande catena di sale americana. Dalla riapertura ad agosto, i cinema hanno offerto al pubblico un solo blockbuster ad alto budget, Tenet. Per questo confidavano nel secondo: l’attesissimo capitolo della saga James Bond diretto da Cary Joji Fukunaga, No Time to Die. Questo articolo dell’Atlantic spiega perché il fatto che sia stato rimandato da novembre 2020 ad aprile 2021 è un grosso problema per tutti.
Blockbuster Season Is Over Before It Even Began – Time Quale sarà il futuro dei blockbuster ora che le loro responsabilità sono ancora più grandi ma la loro esistenza è più incerta che mai? Sicuramente non lo streaming: i film d’azione costano centinaia di milioni di dollari e non è chiaro se gli studios riuscirebbero a guadagnare o anche solo recuperare i costi se inviassero questi film direttamente a casa. In questo articolo del Time, Eliana Dockterman prova a immaginare il futuro dei blockbuster e del loro numerosissimo pubblico alla luce delle stagioni saltate.
Picture this: 3 possible endings for cinema as COVID pushes it to the brink – The Conversation Secondo Darren Paul Fisher, i proclami sulla morte del cinema in sala sono altamente esagerati. È vero che la pandemia ha messo seriamente in difficoltà l’industria, e che certamente la modificherà profondamente, ma ci saranno sempre delle persone che vorranno godere dell’esperienza di vedere un film al cinema. Fisher intravede tre possibili scenari per il futuro: più uscite sulle piattaforme di streaming, un nuovo circuito di sale legate a quelle stesse piattaforme e, infine, il ritorno alla situazione pre pandemia. Purtroppo quest’ultimo è quello che si avvererà più difficilmente.
Se la logistica per le riprese di produzione è già complicata all’inizio, con i protocolli di sicurezza e i test per l’emergenza sanitaria fare un film durante una pandemia potrebbe essere una fatica inimmaginabile. È questo ciò che emerge dall’articolo dell’Hollywood Reporter, dove si racconta l’atmosfera che si respira nel corso delle riprese. Gran parte del potere decisionale, poi, è stato affidato a ogni singola produzione e allo studio, che ha ricevuto l’approvazione caso per caso, e questo ha dato vita a numerose incongruenze, visto che «non ci sono regole standard, è il caos totale», scrive Bryn Elise Sandberg.