In Specchio d'argento, il secondo romanzo di una delle voci più riconoscibili della non fiction contemporanea, Roma e Cinecittà si trasformano in terre dell’illusione, dove tutti stanno fingendo qualcosa.
È morto Homayoun Ershadi, leggendario attore iraniano che Abbas Kiarostami scoprì a un semaforo
Il suo ruolo nel Sapore della ciliegia lanciò una carriera iniziata per caso: nonostante il successo, non si è mai sentito un vero attore.
È morto l’attore iraniano Homayoun Ershadi, noto per i ruoli ne Il sapore della ciliegia e Il cacciatore di aquiloni. L’interprete si è spento all’età di 77 anni a Teheran: a darne notizia della sua scomparsa stata l’agenzia di stampa iraniana ISNA, ripresa poi da Deadline. La sua carriera è rimasta indissolubilmente legata al ruolo del signor Badii in Il sapore della ciliegia, film con cui Abbas Kiarostami vinse la Palma d’oro a Cannes nel 1997. Un ruolo che ottenne per caso, dato che fino a quel momento non aveva mai recitato, avendo studiato da architetto.
Dopo l’infanzia trascorsa in Iran, negli anni Settanta Ershadi aveva studiato architettura a Venezia, in un’Italia in cui il cinema iraniano era pressoché sconosciuto. Dopo un lungo periodo trascorso in Canada, al suo ritorno a Teheran aveva aperto uno studio di progettazione. Quando ricordava com’era stato scoperto, non parlava di caso, ma di destino: quello che lo mise sulla strada di Abbas Kiarostami. Il regista iraniano lo notò fermo al semaforo, a bordo della sua auto. Rimase così colpito dalla sua presenza silenziosa da chiedergli subito di fare provino per il protagonista del suo nuovo film. Ershadi accettò, convinto che sarebbe stata un’esperienza di un giorno: diventò invece l’inizio di una seconda vita. Nel film interpreta con grande intensità un uomo deciso a togliersi la vita in un paesaggio polveroso. Quella calma apparente, fatta di pause e respiri più che di battute, rese il suo volto uno dei simboli del cinema iraniano dell’epoca. Il sapore della ciliegia divenne non solo un capolavoro di Kiarostami ma anche una porta d’accesso per il pubblico occidentale al nuovo cinema iraniano.
Dopo quel successo, Ershadi lavorò con registi iraniani e internazionali, ma non cercò mai la fama. Accettò di recitare in The Kite Runner di Marc Forster, adattamento del romanzo best seller di Khaled Hosseini e poi in Zero Dark Thirty di Kathryn Bigelow, ma sempre considerando il cinema una parentesi riflessiva, non una carriera. Negli ultimi anni era tornato a collaborare con giovani autori iraniani, sostenendo un cinema indipendente spesso ostacolato dalla censura. Ha raccontato più volte, nelle interviste, che non si era mai considerato un “vero attore”: «Ho solo interpretato me stesso, un uomo che pensa molto e parla poco».