Attualità
Vendere arte online
Con app e social il collezionismo diventa più democratico: come la Rete sta cambiando il settore dell'arte contemporanea.
«Vorrei che fosse chiara una cosa: Artsy non ha solo un ruolo commerciale, ma è anche uno strumento educativo. Grazie alle partnership con musei e gallerie da tutto il mondo, inclusi il British Museum e il Guggenheim di New York, mettiamo i nostri utenti in contatto l’arte internazionale». Suzana Diamond è Gallery Partnerships manager di Artsy, piattaforma fondata nel 2009 (ma attiva dal 2012) che si propone di rendere accessibile il mondo dell’arte a chiunque possieda una connessione Internet. Suzana è stata uno degli ospiti della quarta edizione di Studio in Triennale: ha partecipato a un panel incentrato sul rapporto tra canale online e offline nei mondi dell’arte e della moda. Con lei c’era un esponente di Farfetch.com, Chiara Croce.
La storia dietro Artsy è simile a quelle delle start up create nei ritagli di tempo che sono diventate aziende quotate in borsa: Carter Cleveland, figlio del noto collezionista e storico dell’arte David, l’ha creato lavorando di notte, unendo le nozioni di ingegneria informatica apprese a Princeton (dove all’epoca studiava) e la passione per l’arte. Artsy ha ricevuto il plauso della Silicon Valley e, soprattutto, investimenti: tra i primi a credere nel progetto ci sono stati Jack Dorsey, fondatore e Ceo di Twitter, ed Eric Schmidt di Google, ma anche Dasha Zhukova, nota collezionista d’arte russa e moglie di Roman Abramovic.
La recente partnership tra Artsy e Sotheby’s, casa d’aste nota in tutto il mondo che aveva già provato a sperimentare il Web grazie a un accordo con eBay, va a confermare quest’importante interazione: l’asta si terrà a fine ottobre e verranno battute – on e offline – opere di artisti che hanno fatto della tecnologia il fulcro della loro attività, dai 50 mila dollari in giù. «Un valore abbordabile, per il mondo dell’arte», sottolinea Diamond. L’asta si potrà seguire anche su iPhone e iPad, grazie all’applicazione di Artsy. La stessa che permette di farsi un giro a Frieze London 2015, attualmente in corso, ad Art Toronto, che apre il 15 ottobre, oppure ad Art Taipei, in calendario a partire dal 23.
Artsy è uno degli esempi di come la tecnologia abbia trasformato e stia contribuendo a cambiare profondamente il mondo dell’arte – così come è accaduto per molti altri settori: la moda è uno di questi – rendendolo più democratico. Avere tutto a portata di mano è il primo passo per avvicinarsi a un settore in modo spontaneo: negli ultimi anni sono nate realtà riverse, unite dall’obiettivo di dare concreta (e digitale) attuazione a questo concetto. Una è Artuner, fondata da Eugenio Re Rebaudengo, 28 enne italiano trapiantato a Londra, anche lui figlio di una collezionista: intrecciando le competenze del curatore con quelle dell’imprenditore tech-oriented ha voluto dare forma a un portale che unisce artisti noti ed emergenti in un contesto curato sia sul piano dei contenuti sia dell’immagine. L’idea di base è quella di trasferire online ciò che un tempo era appannaggio esclusivo dei collezionisti navigati.
L’altra è Artstack, una via di mezzo tra un archivio personale e un social network che permette ai propri utenti di salvare le proprie opere d’arte preferite e condividerle con i propri contatti. Il claim è esaustivo di per sé: «Crea il tuo museo». Le opere a disposizione sono 800 mila: c’è l’imbarazzo della scelta. Questa piattaforma, che attualmente ha tre versioni: inglese, cinese e spagnola, è stata fondata da Alex Genzelius, imprenditore americano non nuovo agli investimenti nel settore della tecnologia, Ezra Konvitz, storico dell’arte con all’attivo un ruolo di primo piano alla Serpentine Gallery di Londra, e James Lindon, venditore d’arte ed ex direttore della Pace Gallery di New York.
«Le evoluzioni in questo settore sono moltissime: magari tra qualche anno saremo qui a parlare di un progetto fatto da Artsy nella moda, che personalmente considero una forma d’arte», chiosa Suzana King. Dopo Studio in Triennale è volata a Londra, per Frieze, una delle più importanti fiere d’arte contemporanea al mondo, alla quale, come manager che coordina le partnership di Artsy con le gallerie europee e sudamericane, ha voluto e dovuto partecipare di persona: non perdere il contatto con la realtà è fondamentale, anche quando per amplificare il potenziale di un settore, e trasformarlo, ci si affida alla Rete.