Attualità

Questione di filtri

Una giornata di fashion week, un filtro Instagram per ogni sfilata. Perché l'interpretazione visiva è un inno alla soggettività.

di Marta Casadei

(Quarto giorno di Fashion Week a Milano. Continuiamo a ospitare il report di Marta Casadei. Qui i resoconti della prima giornata, della seconda, della terza)

Che la vista sia il mezzo più semplice per raccontare una sfilata di moda pare scontato. Non c’è quasi nulla di banale o lineare nel modo in cui una persona orienta il proprio sguardo. L’ottica è influenzata dalla luce, dalla prospettiva. Ma è di una diversa prospettiva di cui vorrei parlare il relazione alla settimana della moda. La soggettività personale gioca il ruolo da protagonista nel processo di selezione degli input da rilevare e nella loro rielaborazione. Per fare un esempio in linea con una delle manie del momento, se la percezione visiva di un abito in passerella potesse essere paragonata ad una foto ognuno di noi sceglierebbe autonomamente e secondo la propria sensibilità quale filtro di Instagram applicare a questa foto.

Alle sfilate Instagram – valore di mercato: 1 miliardo di dollari al momento dell’acquisto da parte di Facebook, avvenuto nel 2012 – è una moda nella moda: nei dieci, quindici al massimo, minuti di durata di uno show vengono scattate e filtrate migliaia di foto. E proprio attraverso i famosi filtri Instagram cercherò di farvi vedere – a modo mio, s’intende – le sfilate della quarta giornata di Milano Moda Donna.

 

TRUSSARDI – HUDSON

Umit Benan è alla guida della maison del Levriero da quasi due anni. Anni in cui ha applicato la propria estetica di ricerca a un heritage che ancora la maison bergamasca nella tradizione made in Italy. Per l’autunno-inverno 2013/14 sviluppa un guardaroba sofisticato e netto allo stesso tempo: completi dal taglio maschile realizzati in pelle nera, cappotti dai volumi over che sembrano proteggere. E, in effetti, si tratta di una donna dalla doppia anima: corazzata all’esterno, fragile nell’intimità. Da qui l’opposizione dei pesi: la maglia grossa e lo chiffon, la pelle e la seta. I colori sono classici, ma mai banali e ben calibrati: bianco, nero, testa di moro, blu.

 

ERMANNO SCERVINO – SUTRO

Potrebbe sembrare una diva hitchcockiana la donna di Ermanno Scervino per l’autunno inverno prossimo. Foulard annodato in testa – ma di pelliccia -, cappottini realizzati in tessuti maschili come la flanella, ma ripensati grazie a tagli che esaltano la silhouette. Non mancano lavorazioni a maglia illuminate da cristalli Swarovski, abiti da sera in organza e chiffon che esaltano la femminilità.

 

ROBERTO CAVALLI – XPRO II

Una collezione dai toni marcati quella di Roberto Cavalli: si parte dal total look stampato in black&white, tra fiori stilizzati e intarsi che rimandano alla tradizione fiorentina, per arrivare a pellicce over con pennellate rosso fuoco. E, ancora, maglie di rete impreziosite da borchie e cristalli. La donna Cavalli ha il culto della ricchezza: oro, broccato, pellicce. Ma la reinterpreta con un appeal decisamente rock.

 

AQUILANO E RIMONDI – MAYFAIR

È un’Alice che conquista con la ricchezza e la ricercatezza delle sue mise quella immaginata da Tommaso Aquilano e Roberto Rimondi. Le forme degli abiti guardano all’alta moda romana degli anni Cinquanta: le gonne si aprono a ruota o a corolla; i corpetti e i minuti caban si appoggiano al corpo sottolineando il punto vita, enfatizzato anche da sottili cinture. La ricchezza dei ricami e delle decorazione rende ogni capo un’opera d’arte; le stampe – cuori, fiori, picche e quadri – strizzano l’occhio alla novella di Lewis Carroll.

 

BOTTEGA VENETA – EARLYBIRD

Proporzione, semplicità. Sono queste le due chiavi di volta della collezione Bottega Veneta ai 2013/14. Le forme sono precise e si modellano attorno alla silhouette in modo netto, scivolano lungo il corpo aprendosi in gonne leggermente ampie che rimandano agli anni Quaranta. L’estetica è rigorosa, dunque. I colori sono intensi: giallo, rosso, caramello, bianco.

 

JIL SANDER – LO-FI

Minimalismo, linearità. E allo stesso tempo ricercatezza. Jil Sander torna alle origini – la designer ha ripreso in mano la maison che porta il suo nome tre stagioni fa, dopo l’addio di Raf Simons – e lo fa con intensità: contrasti cromatici – nero e giallo, arancio e nero, tanto per fare un esempio –; forme nette e rigorose declinate in bluse, caban, cappottini con le maniche a tre quarti dalla spalla strutturata che sfuma in una curva sinuosa sul fianco. Ma anche cappotti doppiopetto maschili, abiti con scollo a V. E gonne: dritte, sotto al ginocchio, oppure a ruota.