Attualità

Forchetta e martello

Le immagini raccolte in CCCP Cook Book raccontano l'arte culinaria russa durante il comunismo, ma rappresentano soprattutto aspirazioni fantasiose per la casalinga sovietica media.

di Valentina De Zanche

Quando le scorte sono limitate, vince la creatività. Le immagini e le ricette di CCCP Cook Book di Olga e Pavel Syutkin, pubblicato da Fuel Design (2015), offrono una visione sulla vita di tutti i giorni durante il comunismo sovietico attraverso il cibo. Le storie che accompagnano le ricette sembrano i racconti di ipotetiche nonne russe e ci portano nell’intimità delle cucine delle casalinghe sovietiche. Dalle ricette traspaiono indubbiamente gli effetti del comunismo nella sua realtà quotidiana, come le conseguenze del razionamento del cibo e la mancanza di alcuni alimenti nei supermercati o l’impossibilità economica di acquistarli, gli evidenti cambiamenti tra il pre e il post rivoluzione, lo stile di vita dei leader in netta contrapposizione con quella dei cittadini e le verità nascoste dai politici per illudere i cittadini di un benessere inesistente.

Uno degli aneddoti del libro riguarda le uova, uno degli alimenti che per primo sparì in Urss allo scoppio della Seconda guerra mondiale. Le autorità sovietiche non esitarono a trovare una soluzione pubblicizzando le uova in polvere, che a detta loro contenevano quasi tutti i valori benefici conosciuti dall’uomo, a differenza delle uova normali che erano piene di grassi che deperivano il corpo. A metà degli anni ‘50 le uova vere riapparsero sugli scaffali degli alimentari, ma la gente era scettica e la stampa dovette smentirsi e lanciare la nuova moda delle uova fresche, ancora più salutari. L’attrice sovietica Faina Ranevskaya, nota per la sua ironia disse: «Che gioia! Anche le uova assieme ai prigionieri politici sono state scagionate!». Ai tempi di Faina le uova fritte non venivano servite solo con prosciutto e formaggio ma anche condite con marmellata fatta in casa.

E ancora: Okroshka era una pietanza molto popolare in Urss. A cosa doveva questo successo? Assaporando le verdure e la carne tagliati a cubetti che galleggiavano in questa sorta di zuppa era impossibile giudicare la qualità degli ingredienti usati. Viene ricordata, infatti, come il piatto dagli ingredienti misteriosi.

Negli anni ‘50 una torta rappresentava molto più di un semplice dessert, era simbolo di prosperità e benessere. Per questo, dopo l’abolizione del razionamento alimentare, si diffusero nuove ricette di torte un po’ pretenziose chiamate Favola o Cornucopia che rispecchiavano perfettamente lo stile, l’architettura e l’arte ai tempi di Stalin. Ma a metà degli anni ‘60 il gusto popolare assieme alla nuova realtà socialista cambiò, e le torte elaborate passarono di moda. Una sola ricetta rimase in voga, la torta di latte di uccello, fatta prevalentemente di latte condensato, aveva la consistenza dei Marshmellows e rimaneva sempre incastrata fra i denti.

Prima del 1917 il caviale era un alimento di tutti i giorni, si mangiava spesso assieme ai blini (una sorta di pancake) e si poteva acquistare in tutti gli alimentari locali. Ma, dopo il nuovo regime, il caviale diventò un simbolo di ineguaglianza sociale. Si dice che, durante gli anni più difficili, i capi del Cremlino lo mangiassero a cucchiaiate.

Con l’aumento dell’austerità governativa alcune pietanze che prima erano preparate da cittadini comuni divennero costose e cucinate solo in occasioni molto speciali, come alle feste ufficiali del partito. Questo è anche il caso del maiale ripieno di grano saraceno. Nel maggio del ’62 Nikita Khrushchev era in visita in Bulgaria e, entrato nella sala da pranzo dell’ambasciata russa, improvvisamente si pietrificò incredulo: i molti tavoli della sala erano ricoperti di pietanze esclusive, tra cui il maialino ripieno. L’ambasciatore, vedendo il volto sorpreso di Khrushchev si preparava a una promozione o quantomeno a una medaglia d’onore, ma il responso fu opposto. «Credi che il comunismo sia già arrivato?». Rammaricato e triste Khrushchev si sedette e cominciò a mangiare in silenzio.

CCCP Cook Book contiene più di 60 ricette. Le illustrazioni prendono ispirazione da libri culinari originali sovietici collezionati dagli autori, storici e esperti culinari specializzati in cucina russa. Molte delle immagini che mostrano pietanze ricche e deliziose raffigurano ingredienti che erano impossibili da comprare e sono solo «Aspirazioni fantasiose per la casalinga sovietica media», come scrivono gli autori. «La qualità della vita è migliorata, compagni! La vita è diventata più gioiosa!» diceva Stalin negli anni ’30, ma forse le pance dei cittadini sovietici avrebbero potuto smentire questa affermazione.

 

Cccp Cook Book. True Stories of Soviet Cuisine, di Olga and Pavel Syutkin, 205×125 mm copertina rigida, 192 pagine, Fuel 2015.