Attualità

Back to school

Sopravvivere ai tablet: riesumando le calcolatrici che portano ancora le mezze stagioni.

di Manuela Ravasio

Per ottenere l’agognato risultato di un’equazione c’era bisogno di un raggio di sole. E anche per sopportare quella perfetta palette di non colori che univano come un patchwork alla Balenciaga quattro grigi e un tasto verde acqua. Le calcolatrici scientifiche riuscivano a essere oggetti di terrore come salvifiche scatolette che offrivano risultati e conti su display leggibili solo sotto fonti di luce. In un back to school targato 2011 è difficile trovare ancora una funzione alle calcolatrici scientifiche, perché la rassegnazione con cui si sono fatte superare ne ha tracciato in breve lo scarso carattere. Le poche ancora in uso soccombono sotto il (non)peso di agilissimi tablet dove i fogli di excell traducono tutto il numerico possibile, e  la funzione del pc o Mac definita calcolatrice è sempre più lasciata a se stessa, relegata a mero accessorio che pochi avranno tra i preferiti.

Eppure, nel 1981, Hewlett Packard (per tutti HP) passava alla storia, più che per scanner e stampanti, per l’ideazione di una delle prime calcolatrici scientifiche portatili. Di quelle che avrebbero accessoriato per sempre la formica da banchi liceali, che per la rapidità degli anni ottanta è una rivoluzione paragonabile a quella dell’arrivo rosso fuoco della prima macchina per scrivere portatile, Valentine di Ettore Sottsass (1968). La rivoluzione molto democratica di HP si festeggia in questi giorni con un lancio settembrino che suona da perfetto back to school: la casa hi-tech per i 30 anni della sua ideazione mette in commercio la limited editon della HP-10C series, la minuscola calcolatrice che molti avrebbero introdotto come oggetto da tasca. Un sottilissimo risolutore di problemi tecnologici che per silhouette vince su qualunque I-objects. Il trentesimo compleanno con limited edition porta il prezzo della calcolatrice di casa HP a 56 euro circa. Forse nel prezzo c’è da pagare anche il rigore eighties con cui si è preservato il design d’epoca di un capolavoro da taschino? Certo e forse il prezzo si gonfia rispetto a 30 anni fa perché le istruzioni questa volta sono su CD.

A difendere strenuamente il diritto alla calcolatrice in tempi moderni ci pensa Casio che per settembre e il ripopolarsi dei banchi lancia a sua volta la FX-CG 20, un codice segreto per un tentativo altamente tecnologico: una calcolatrice che nelle dimensioni dimezza un iPad e che pennino alla mano diventa un ibrido tra pc e calcolatrice classica, dove ai fogli elettronici si sommano periferiche usb e aree disegno per sbizzarrirsi in torte grafiche (pure a colori). Il rischio che sembri una Nintendo con cagnolino da nutrire c’è, ma almeno la corsa al compromesso storico rende Casio un brand irriducibile che ha svoltato dopo anni di epoche buie in fatto di calcoli casalinghi. Che sia colpa nostra che intascata la maturità abbiamo smesso di fare i conti e siamo franati nelle raffazzonate quote imposte/proposte dai commercialisti? Che in fondo ci siamo meritati di non aver più bisogno di una calcolatrice che all’occorrenza – e senza il nervosismo di micro tasti e decimali persi come succede su cellulare- sapesse risolvere percentuali in saldo?

Certo è che il ritorno della cancelleria tecnologica – il sottoinsieme calcolatrici- riporta una mezza stagione, l’ennesima, che pensavamo persa: quella del rientro a scuola, dove scuola sta per ufficio, obblighi, ritorni, routine, e che senza il rifocillamento di cartoleria ha perso un certo sapore. Una delle ultime seti nostalgiche quella per la cancelleria che sembrava del tutto sconfitta dopo l’arrivo del tablettamento generale che ha reso improbabili quasi ogni scorta di biro, gomme e post-it (quest’ultimi con nuove funzioni sembrano cavarsela meglio). Ma forse alla cancelleria nuda e cruda, fatta di taccuini che rimangono intonsi e di matite con presa gommata, l’appiattimento non ha davvero nuociuto. Basti pensare che Moleskine qualche anno fa si è salvata dal fallimento nonostante la fama Hemingway avesse trascinato l’azienda “del” taccuino contro ogni crisi: e l’ha fatto perché alla sua weekly con copertina morbida non si riesce a dire di no. Così come Muji che lo scorso anno ha festeggiato i 30 anni e che in Italia è riuscito a diventare il giusto eco-concorrente della carta eco-responsabile di Fabriano (linea che costando un po’ di più si è assicurata anche un target di ricerca che la carta non la usava più).  Cartoleria d’immagine si dice, ultimo baluardo dello status symbol quotidiano ora che iPad and soci sono di tutti. Forse per questo una calcolatrice può diventare collezione-tributo a quella mezza stagione per anni troppo bistrattata.