Attualità

Vacanze intelligenti

Dalla giornata annuale del "trattati bene" a Chrismukkah: recensione di festività nate dalle serie TV

di Violetta Bellocchio

Quando leggerete questo pezzo avrò festeggiato da poco il mio primo Treat Yo Self Day. Sulla carta, significa che avrò passato il sabato in un centro commerciale, offrendo soldi in cambio di beni e servizi di cui non avevo alcun bisogno: in concreto, avrò seguito la mia amica (omissis) che si provava dei maglioni, cercando inutilmente lo sguardo della macchina da presa e trattando come una questione di vita o morte i cinquanta centesimi di panna sul mio caffé. E questo accade quando il prodotto di cinque generazioni di fidati-le-cose-possono-sempre-peggiorare si converte spontaneamente al ramo più frugale del Protestantesimo, ma poi cerca rifugio nelle tradizioni di qualcun altro.

La giornata annuale del Treat Yo Self – “trattati bene” – è nata all’interno di Parks and Recreation, su iniziativa di due dei protagonisti, Tom e Donna: a ottobre li abbiamo visti snobbare il lavoro per dedicarsi a «massaggi, Mimosa e articoli di pelletteria», e ripetersi «treat yo self! treat yo self!» ogni volta che il buon senso rischiava di prevalere sullo spirito della festa. In una città che ha sepolto il cavallo Lil’ Sebastian con gli onori di un eroe di guerra, e dove la protagonista, dotata di empatia e generosità fuori dal comune, ha appena regalato alla sua ex segretaria un dipinto dove lei decapita i Black Eyed Peas, il Treat Yo Self era destinato a non stupire nessuno. Se mai, il meccanismo comico funzionava perché Tom e Donna sono già due spendaccioni materialisti, a cui tutto serviva tranne un incentivo, e perché quest’anno si sono tirati dietro un collega depresso che quasi gli rovinava la giornata. Ma Tom e Donna hanno fatto scuola nel mondo reale. A due mesi dalla messa in onda, c’è chi documenta il proprio Treat Yo Self tramite video; molto più numerosi quelli che usano l’espressione “Treat Yo Self Day” al posto di “prendersi un giorno libero”. Le vacanze finte diventano vere, i riti di un altro diventano tuoi.

Fermo restando che i campioni supremi della categoria sono e saranno, per sempre, quelli che rifanno Mad Max dal vivo per tre giorni di fila (quanto vi voglio bene), il maggiore successo negli anni Zero ce l’aveva avuto Chrismukkah (Christmas + Hanukkah), la giga-vacanza inventata da un personaggio di The O.C. per sintetizzare le diverse religioni dei suoi genitori in nove giorni di regali e papponeria ad ampio raggio. In Italia, nel frattempo, Halloween diventava una festa osservata da grandi e bambini, dopo che centinaia di Halloween episodes televisivi si erano scavati la strada nelle teste degli adulti, e il desiderio di “recuperare il tempo perduto” batteva qualunque considerazione concreta. Perciò, vai di dolcetto o scherzetto. (Oppure vai di santificazione vicaria attraverso la solita puntata speciale di The Office, dove il 31 ottobre tutti sono obbligati a venire al lavoro travestiti, e la festicciola tra colleghi si risolve sempre in un imbarazzo terrificante.)

La fortuna di queste finte tradizioni, però, non si spiega solo con l’emulazione. Per avere un Treat Yo Self Day bastano quattro soldi e un po’ di autonomia decisionale: non è come rimettere in scena la parata di Ferris Bueller. E decidere di celebrare una festa altrui non dipende per forza dalla voglia di oggetti nuovi o sconosciuti. (Le prime cose che mi vengono in mente: Il grande Lebowski e la nascita/rinascita del White Russian come ordinazione totalmente legittima anche al di fuori del proprio soggiorno, le sartorie che copiano i vestiti indossati dalle attrici alla serata degli Oscar e li buttano sul mercato tempo tre giorni, le aziende che trasformano prodotti immaginari in realtà consumabili da chiunque voglia sentirsi più vero, o non sappia resistere a uno scherzo del destino.) Qui è scattata una fiamma più leggera, più personale, e per questo non se ne è accorto nessuno. Non sappiamo dire

quando è cominciata. Sappiamo solo che a un certo punto le vacanze intelligenti hanno smesso di essere un’idea, e sono diventate un pezzo del paesaggio, nei loro tratti fintamente autoironici (è Natale = cade la neve a Beverly Hills) e in quelli che abbiamo imparato a considerare semplici piccole prove della nostra vita imperfetta (la neve a Beverly Hills va in onda a Ferragosto). Di nuovo, non sappiamo perché succede; sappiamo solo che succede. Buon dia de los muertos a tutti.