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“E se Giulio Cesare avesse avuto una motocicletta?”

La storia alternativa, l'ucronia, e la sua diffusione pre e post internet. Come Hitler, Reagan e Reddit plasmano la storia per capire (anche) i nostri errori – e quando il corso degli eventi viene plasmato dagli scrittori.

di Pietro Minto

Nel 476 d.C. l’Impero Romano crollò sotto il peso della sua mole e delle continue invasioni barbariche. A crollare fu l’Impero d’Occidente, mentre quello d’Oriente visse per altri mille anni, finendo solo nel 1453. Questo è quanto dice la Storia. Ma da sempre gli uomini hanno registrato gli avvenimenti trastullandosi con domande come “e se quell’evento non fosse mai avvenuto?”. Ogni libro di Storia è un percorso a bivi di cui vediamo solo una parte degli eventi possibili. L’Impero Romano avrebbe potuto continuare, chissà – e che ne sarebbe stato di noi? Sarebbe riuscito ad arrivare fino ai giorni nostri o avrebbe arrancato per un paio di secoli per poi piegarsi all’inevitabile fine?

Su YouTube esiste un canale chiamato “AlternateHistoryHub”, gestito da un giovane studente americano che da tempo tenta di rispondere a domande simili registrando video in cui disegna strane mappe di imperi “alternativi”, come lezioni di Storia da un’altra galassia. Tra le altre, ha tentato di rispondere alla domanda “e se l’Impero Romano non fosse mai crollato?” realizzando sette video di circa 6 minuti di durata ciascuno in cui la ricostruzione storica viene portata all’estremo: stando alla sua versione, arrivati al XVI secolo, Roma controlla un impero sterminato, è scossa da guerre civili, falcidiata dalla peste mentre il suo esercito è spinto alla guerra contro i Mongoli. Ma è sopravvissuta. In uno scenario del genere, il Rinascimento non è mai esistito e la cultura latina ha attraversato le Alpi, estendendosi all’Europa Occidentale e alla Prussia.

Su libri e altri siti internet si trovano molte persone intente a rispondere a domande come: “e se l’Urss avesse vinto la Guerra Fredda?”, “e se l’Impero Giapponese non fosse mai crollato?”, “e se Gesù Cristo non fosse mai nato?”. Nessuno ha risposte “sicure” a domande simili. A nessuno gliene importa granché.

 

Sì, ma perché?

 

Domande simili non sono un passatempo morboso figlio della Modernità: nel quarto secolo a.C., lo storico Tito Livio diede fuoco alle polveri chiedendosi cosa sarebbe successo se Alessandro Magno avesse ampliato il suo impero verso ovest (ovvero Roma) invece di verso est come fece. Lo storico augusteo, gonfio di retorica latina, scrisse che ovviamente i Romani avrebbero asfaltato i Macedoni. Senza saperlo firmò la prima “storia alternativa” della Storia. Un genere letterario antico che solo nel 1876 ha trovato un nome proprio, “ucronia”, dal titolo dell’opera del francese Charles Renouvier, Uchronie (L’Utopie dans l’histoire), esquisse historique apocryphe du développement de la civilisation européenne tel qu’il n’a pas été, tel qu’il aurait pu être. Una parola formata dalla fusione di “utopia” e “chronos”, per segnalare l’esplorazione di un tempo mai esistito, irreale per quanto basato sulla storia umana. Secondo un esperto e autore del settore, William Joseph Collins, esistono quattro tipi di ucronia: quella “pura” e tradizionale, quella “plurale” fatta di diversi mondi alternativi, quella dei “presenti infiniti” formata da universi simultanei e quella dell’“alterazione da viaggio nel tempo” in cui una linea temporale viene modificata in seguito all’invio di una persona nel passato. Attualmente il genere è florido: oltre al canale YouTube citato, altri si interessano alla questione, proponendo video fatti di mappe, domande, conquiste e crolli che avrebbero potuto succedere; altrove, su Reddit, c’è una sezione tutta dedicata all’argomento (r/althistory) in cui migliaia di persone fanno domande e danno risposte; e poi c’è www.uchronia.net, l’hub principale di domande storiche ucroniche. Rimangono poi libri, romanzi e saggi sull’argomento, figli del business editoriale esploso negli anni Novanta, considerati non a torto l’età dell’oro dell’ucronia. Per capire lo sbocciare del genere, però, dobbiamo fermarci per parlare di Newt Gingrich.

Newt Gingrich è stato uno dei candidati repubblicani alle elezioni Usa del 2012: mento all’infuori e capelli canuti, si è contraddistinto per una sincera passione per un’idea non invasiva di stato, che lasci i cittadini liberi, abbassi le tasse e magari chiuda un po’ le frontiere. Una ventina d’anni fa è stato anche speaker della Camera. In questa sede però lo ricordiamo come autore di 1945. L’opera, scritta a quattro mani con lo storico William R. Forstchen, fece scalpore quando uscì, nel 1996. Non conteneva idee o programmi politici, né attacchi al partito o agli avversari: raccontava invece un’altra Seconda Guerra Mondiale in cui gli Usa finivano per combattere solo contro il Giappone, lasciando l’Europa in mano ai nazisti. La trama prevedeva un incontro segreto in Islanda tra il führer e un presidente statunitense di fantasia, tale Andrew Harrison, e non poteva farsi mancare una tresca tra una bellissima spia tedesca e lo chief of staff della Casa Bianca.

Nel 1995 lo scrittore di fantascienza Steven H. Silver fondò con lo scienziato della Nasa Robert B. Schmunk i “Sidewise Awards for Alternate History”, che da allora premiano le opere ucroniche migliori. 1945 uscì al momento giusto dalla penna giusta, proprio mentre la storia alternativa si guadagnava un certo pubblico e status. Era nato un genere letterario.

 

 

La svastica sul tutto

 

Secondo Matthew Schneider-Mayerson, autore dello studio “What Almost Was: The Politics of the Contemporary Alternate History Novel” (2009, Pdf a pagamento), la crescita recente del genere è una conseguenza del postmodernismo, della sua «relazione ironica con la Storia» che genera «scetticismo nei confronti delle narrative storiche tradizionali, privilegiando quelle alternative». Con la diffusione di internet la comunità sotterranea della storia alternativa ha potuto incontrarsi e scambiarsi direttamente idee e materiali: così, se gli anni Novanta vengono considerati quelli del boom ucronico, il web ha poi reso il genere gratuito, veloce, aperto a tutti. Alla base del successo dell’alt history c’è poi un certo fascino morboso: “l’abbiamo scampata liscia, è andato tutto bene”; oppure: “se fosse successo questo, saremmo stati salvi”. Il brivido del bivio è il carburante di ogni ucronia: «un umano influenza un altro umano, e la Storia è tutta qui», spiega a Studio l’anonimo creatore del canale “AlternateHistoryHub”. «In quanto animali sociali, se una persona non esistesse, le cose sarebbero diverse. Perciò sono affascinato dalla Storia alternativa, perché è anche un’analisi delle azioni dei nostri antenati, e ovviamente delle nostre possibili scelte».

E quando si pensa a una persona la cui non-esistenza avrebbe potuto cambiare tutto, ecco che Adolf Hitler compare sulla scena. Da La svastica sul sole (1962) di Philip K. Dick al citato lavoro di Gingrich passando per Iron Sky, film di Timo Vuorensola del 2012, il Terzo Reich è sempre pronto a distribuire terrore e minacce, la sua probabile vittoria è ancora oggi un incubo concreto, vicino. È un emozione comune, la stessa che ci spinge a guardare film dell’orrore, ma ha fondamento storico: è successo e, si dice, dobbiamo fare di tutto affinché non avvenga di nuovo. Il pericolo è passato ma reale.

Il rapporto tra nazismo e ucronia è stato oggetto di dibattito soprattutto in Germania, dove in qualche modo ha rappresentato per i tedeschi un approccio diverso nei confronti del loro passato. Gavriel Rosenfeld, autrice del libro definitivo sull’argomento, The World Hitler Never Made: Alternate History and the Memory of Nazism (2005), sostiene che le ucronie tedesche abbiano avuto una funzione diversa rispetto quelle anglo-americane. In entrambi i casi il punto d’inizio è la vittoria nazista ma nel caso tedesco, all’inizio miravano alla riabilitazione nazionale mostrando quanto peggio sarebbero potute andare le cose, mentre dopo la Riunificazione e la successiva crisi del Paese, negli Anni Novanta, divennero «un modo per ristabilire un normale senso di identità nazionale». Hitler avrebbe potuto vincere, la Germania avrebbe potuto vincere, noi (dicono i tedeschi) avremmo potuto farcela.

Pensavate che l’ucronia fosse quella cosa attraverso la quale Mussolini può incontrare i marziani? E invece eccoci alla funzione politica del genere. E al suo rapporto con la storia: tra gli anni Cinquanta e Sessanta, per esempio, le ucronie sono state poche e perlopiù Hitler-centriche, per calare per tutta la durata della Guerra Fredda. La corsa agli armamenti e la paranoica custodia dello status quo distrusse i fondamenti del genere. Solo con la politica estera aggressiva di Ronald Reagan – e l’inizio del crollo dell’Urss – le cose cambiarono, dando nuova linfa all’alt history.

 

Il domani della storia alternativa

 

È come se l’ucronia fosse l’equivalente storico della fan fiction, ovvero la letteratura alternativa dei fan di Harry Potter, Twilight e altre saghe, in cui anonimi appassionati firmano nuovi capitoli “illegitimi” delle opere, portandole avanti su universi paralleli. Esistono siti specializzati nel settore e alcuni di questi libri vengono letti da migliaia di persone. «Il parallelo c’è di sicuro», dice a Studio Jake Schenberg, autore del blog Alternate History Inquirer e uno delle menti di Alternate History Weekly Update, «anche se la fan fiction spesso si espande in un mondo di finzione mentre la storia alternativa cambia sempre il nostro corso temporale per raccontare una storia o dimostrare qualcosa».

Negli ultimi anni il nostro mondo è stato scosso da guerre, terrorismo e stragi ma le ossessioni delle ucronie rimangono Adolf Hitler e il nazismo. C’è però un altro genere che ha proliferato, proprio grazie a internet: il cospirazionismo. La teoria del complotto esiste probabilmente da millenni, come la storia alternativa, ma solo con il XXI secolo si è diffusa a livello mainstream: l’undici settembre ha cambiato il corso della Storia e ha piegato il nostro spazio-tempo inaugurando una lunghissima serie di “complotti”, una scia lunga e oscura che segue qualsiasi evento mondiali – dalla guerra in Iraq alla strage di Newtown negli Stati Uniti, dall’ultimo video di Miley Cirus a qualsiasi attentato. Ogni evento porta con sé una domanda: non è quella ucronica (“What if?”, “E se…?”) ma di pura paranoia (“chi c’è dietro”?).

Lo si nota soprattutto confrontando i numeri delle ucronie e le teorie del complotto sull’undici settembre. È un metodo empirico ed efficace, prendere la giornata più importante degli ultimi venti anni e misurarne l’effetto nei due campi, constatando la vittoria schiacciante del complottismo. Forse con la fine del reaganeismo l’ucronia è stata sostituita da un genere di “storia alternativa” diverso, adatta al mondo globale, che non vive su una diversa linea del tempo ma si incastra in qualche lato oscuro della nostra vera realtà.

Newt Gingrich ha raccontato di un incontro tra Hitler e un fittizio presidente statunitense? Qualsiasi teoria del complotto potrebbe tentare di dimostrare una cosa del genere: un incontro tra George W. Bush e Osama Bin Laden a Lodi nel 2004? Perché no? Qualcuno potrebbe anche crederci. Così però è troppo facile.

 

Dal numero 18 di Studio

Illustrazioni di Sarah Mazzetti