Attualità

Tutti pazzi per Le Monde

Esce il libro dell'ex direttore del primo giornale di Francia che finalmente è uscito dalla crisi

di Michele Masneri

Le Monde è salvo, viva Le Monde. Il 28 marzo il quotidiano francese ha presentato i conti 2011, che per la prima volta da dieci anni mostrano un risultato positivo, con 6,1 milioni di utili su 366 milioni di fatturato. Nel 2011 il giornale ha registrato poi un aumento del 2,2 per cento della diffusione cartacea, del 21% dell’online e del 65% del mobile. E ancora: un aumento del 19% globale della pubblicità nell’ultimo semestre, quest’ultima veramente una cifra ragguardevole se si pensa al contesto non solo domestico (in Francia hanno recentemente chiuso testate storiche come La Tribune e France-Soir) ma internazionale.

Insomma, la cura del “trio BNP”, cioè il terzetto di salvatori che nel 2010 hanno conquistato lo storico quotidiano dell’intellighenzia francese, funziona. Saranno contenti dunque Pierre Bergé, partner di Yves Saint Laurent, Xavier Niel, enfant prodige rustico delle tlc francesi (e settimo uomo più ricco di Francia) e Matthieu Pigasse, capo di Lazard, imprenditore con la passione della carta stampata e nostro uomo copertina. I tre hanno investito 33 milioni di euro a testa e hanno rivoltato il giornale come un calzino.

A farne le spese è stato anche l’ex direttore Éric Fottorino, cacciato nel 2010, che in questi giorni manda in libreria un pamphlet che fa molto discutere. Si intitola Mon tour du Monde (Gallimard) ed è un corposo memoriale sui suoi 25 anni al giornale: Fottorino, scrittore e giornalista con una ventina di libri alle spalle, è entrato al Monde nel 1986 e nel 2006 ne è diventato direttore, e poi presidente. La parte più gustosa del libro è l’ultima, quella che racconta le manovre di potere intorno al quotidiano, le pressioni del presidente Sarkozy e le trattative con Carlo De Benedetti.

La storia è nota: nel 2010, Le Monde è tecnicamente fallito, perde 5 milioni di euro l’anno e vende 280 mila copie contro le 500 mila dei tempi d’oro, non ha più i soldi per pagare gli stipendi. Alla cordata “Bnp”, che poi vincerà, si oppone con tutte le sue forze Sarkozy, che teme un Monde in mano ai socialisti (Bergé è mitterrandiano e Pigasse è delfino di Strauss-Kahn, dato come sfidante socialista alle presidenziali 2012, prima dei provvidenziali scandali sessuali).

Primo episodio: Fottorino racconta di un weekend del 2008, dopo ennesimo editoriale contro il presidente (con cui il giornale da lui diretto coltiva un cordiale odio reciproco da sempre). Suona il cellulare del direttore: «segreteria dell’Eliseo, passo il presidente». Sarkozy si lamenta, gli dà dell’incompetente, ma soprattutto gli dice che «non si può fare insieme lo scrittore e il giornalista, l’hanno detto anche Marguerite Duras e Nabokov»; e in quest’ultima notazione c’è tutta la perfidia di Fottorino verso il presidente anti-intellettuale poi convertito alle Lettere dalla consorte. Sarkozy lo convoca all’Eliseo. Qui, dialoghetto divertente: Sarkozy: «mi dicono che avete già scelto i vostri candidati, tra cui quel Niels (il presidente continua a sbagliare apposta la pronuncia, come un Emilio Fede, dell’imprenditore). Ma vraiment, quell’uomo dei peep show, per favore, Monsieur Fottorino!». Sarkozy infatti nasconde la sua contrarietà al trio BNP dietro un fattore estetico: ritiene indegno affidare il Monde tra gli altri a Xavier Niel, che non fa parte dell’establishment e anzi ha un passato da imprenditore delle chat erotiche su minitel.

Raymond Soubie, consigliere della comunicazione di Sarkozy, presente all’incontro, aggiunge: “…Cerca una rispettabilità”. Sarkozy, terreo, ribadisce: «E’ miliardario ma non ha una rispettabilità!». Dopodiché Sarkozy mette in chiaro che se sarà la cordata sbagliata a vincere, lo stato non darà un euro per risanare le tipografie del Monde. «Come potrei giustificare ai contribuenti che si usi denaro pubblico per aiutare un finanziere a scalare Le Monde?».

Piuttosto che il terzetto BNP, Sarkozy è disposto ad appoggiare lo straniero De Benedetti. Anche se «guardando una foto della consorte sulla sua scrivania, il presidente dice che degli italiani a volte è meglio non fidarsi». In effetti, De Benedetti è molto vicino a rilevare il quotidiano. Più di quanto sia mai emerso. Racconta Fottorino: «Per aver sostenuto Enzo Mauro nella sua battaglia contro Berlusconi, mi ero attirato la simpatia del vecchio magnate italiano, che mi voleva incontrare. Appuntamento a Roma il 13 gennaio nel suo palazzo antico, pieno di charme: c’erano l’amministratore delegato Monica Mondardini e il patron di Repubblica Ezio Mauro». “La prima domanda che De Benedetti pone è: ‘che ruolo ha Alain Minc nella partita?” (Minc, finanziere dell’establishment francese, è stato presidente del Monde, ma soprattutto è colui che negli anni Novanta ispirò la fallimentare scalata di De Benedetti sulla Société Générale de Belgique, cioè la mossa che ha ridimensionato CDB nelle sue aspirazioni internazionali). Il racconto prosegue. «Dice CDB: “quando vedo Minc, io gli stringo la mano. Ma mio figlio Rodolfo invece si tocca le palle”».

Va avanti Fottorino: «comprendemmo due cose: il figlio Rodolfo non ama perdere denaro, e se il padre restava molto impegnato nell’avventura dei media, è Rodolfo che tiene i cordoni della borsa. Lui solo decide alla fine se vale la pena fare un investimento nel Monde, se fosse abbastanza prestigioso come trofeo per il padre condottiero, ritirato dagli affari ma che sogna un ultimo colpo di scena che gli avrebbe assicurato un posto più invidiabile nell’establishment europeo». De Benedetti padre è entusiasta, e «il suo gruppo è quello che è andato più a fondo nell’esaminare il dossier Le Monde» scrive Fottorino. A giugno, però, la disillusione. Altro incontro in casa CDB, ma questa volta a Milano. «Mondardini e Mauro ci accolgono con un sorriso”, un grande appartamento in un palazzo moderno, “un’aria condizionata gelida e rumorosa». «Sono desolato, ma non possiamo dare seguito” dice CDB. “Evidentemente non era stato completamente libero nella sua scelta, essendo le sue tasche anche quelle di suo figlio».

Alla fine, si sa che vinse la cordata BNP, oggi il Monde è risanato e Fottorino cacciato (nonostante il suo appoggio proprio alla cordata vincente). Non si sa se Sarkozy sarà rieletto, ma a proposito del presidente, il giornalista si toglie un ultimo sassolino dalla scarpa: «aprile 2008, a una colazione di intellettuali all’Eliseo. Si parla di Carlà, che ha appena inciso il suo ultimo cd, in uno studio “appositamente installato all’Eliseo». “Che artista!”- sospira Sarkozy innamorato ai presenti sconsolati, e poi passa a raccontare i suoi progetti per l’avvenire: «Io e Carlà vogliamo solo tranquillità, e una bella casa, dato che ne abbiamo i mezzi». Ma la sorpresa è che Sarko non intende ricandidarsi. «Il mio prossimo status sarà quello di ex presidente. Come Bill (Clinton), come Tony (Blair). Farò delle conferenze». E lì, «alzando la mano destra e facendola scivolare nella tasca dell’abito, je me bourrerai», qualcosa come “mi imbottirò”, o “farò i soldi veri”. All’Eliseo questo libro non è piaciuto per niente.