Attualità

Una vita connessa

di Redazione

Come si vive in una società iperconnessa? La nostra vita si svolge ormai su due piani, quello online e quello offline, la cui distanza si fa sempre più piccola. Una rivoluzione recente e profonda che influenza cultura, rapporti umani e ordini sociali – un nuovo paradigma di cui dobbiamo imparare benefici, controindicazioni, limiti e potenzialità.

Per capirlo meglio sabato 25 maggio alle 14,30, in 0ccasione di Studio in Triennale,  abbiamo organizzato un incontro sulla networked society, gli impatti sulla nostra vita quotidiana della società contemporanea, iperconnessa e ipersocial. Come ha spiegato a Studio uno degli ospiti del panel, Nathan Jurgenson (qui l’intervista completa), «i social media ci richiedono di essere più consci della nostra identità online – chi siamo, chi non siamo, cosa facciamo, cosa non facciamo». Un nuovo ambiente ancora tutto da esplorare, quindi, ricco di opportunità ma ancora più colmo di rischi. Cercheremo quindi di capirlo un po’ meglio discutendone con:

 

Serena Danna, giornalista, lavora al Corriere della Sera, per il quale si occupa di cultura digitale e nuovi linguaggi. In precedenza ha lavorato al sito web del Sole 24 ore e al domenicale dello stesso quotidiano, e collaborato col MoMa di New York. Nel 2011 ha pubblicato il saggio Prodotto interno mafia, con Einaudi.

Nathan Jurgenson, teorico dei social media e sociologo. È contributing editor della rivista The New Inquiry e co-fondatore di Cyborgology, blog dedicato alla culturale digitale, e del festival “Theorizing the Web”, che si svolge a New York.

Luigi Migliaccio è capo del managed service del settore IT di Ericsson. In precedenza era stato senior executive di Accenture, un’azienda globale di consulenza direzionale e servizi tecnologici. È autore di diversi articoli a tema outsourcing informatico, e interviene regolarmente nei dibattiti sul tema.

 

Immagine: Sebastiano Pavia / Studio