Attualità

Scientology si fa la TV

di Nicola Bozzi

Anche se possiede un palazzo sito nella discreta Via Lepontina, per la maggior parte della gente a Milano la presenza di Scientology è poco più di un seccante contrattempo sulla via per Piazza Duomo. Magari vi sarà capitato di imbattervi nei loro insistenti volantinatori, che ti approcciano in maniera aggressiva e ogni tanto – lo ammetto, una volta ci sono cascato – riescono a convincerti a fare un test in cui ti misurano l’energia negativa dandoti una piccola scossa attraverso dei cilindri di metallo (il tutto allo scopo di venderti l’edizione economica di Dianetics).

Se ci spostiamo a Los Angeles invece, o per meglio dire a Hollywood, la penetrazione della controversa chiesa è molto più profonda ed evidente. Nel suo affascinante Città di quarzo – libro manifesto di Los Angeles, dei suoi vizi e delle sue contraddizioni –  Mike Davis ne descrive le origini, tra occultismo, adulterio e frodi, con cui Hubbard si sarebbe arricchito vendendo “una mistura di magia nera, psicoterapia e fantascienza” ad “hippie creduloni”.

Oggi, imboccando una traversa di Sunset Boulevard, ci si trova su L. Ron Hubbard Way (che suona un po’ diverso da Via Hubbard). Nel 1997, in una grande cerimonia alla quale ha partecipato anche John Travolta, la via è stata dedicata al noto scrittore fondatore della chiesa, che sulla stessa conta ben quattro edifici affiliati ed organizza settimanalmente eventi decisamente invadenti per i non scientologi residenti.

A pochi isolati di distanza, Scientology ha recentemente fatto un’altra significativa acquisizione: gli studios della KCET, un’emittente televisiva appena disimpegnatasi dall’ombrello PBS per cercare fortuna indipendentemente. Il nuovo edificio contiene tutto il necessario per pompare scientologia nell’etere e, visto lo stretto rapporto che il culto ha sempre avuto con i media, la chiesa non s’è fatta scappare l’occasione di potenziare i propri megafoni.

Proteggere l’immagine di Scientology, del resto, sembra essere un lavoro a tempo pieno, alla quale l’organizzazione – capitanata dal manager David Miscavige, successore di Hubbard – si dedica in maniera più o meno indiretta. Ma di diritto o di rovescio, la sua influenza si fa sentire.

Una strategia attribuita al culto è, ad esempio, quella del discredito sistematico dei propri nemici, sui quali verrebbe tenuto un dettagliato file i cui più vergognosi dettagli sono rilasciati alla stampa quando necessario. E’ il caso della campagna mediatica organizzata contro Werner Erhard, creatore di est, un metodo a metà tra zen e self help all’americana influenzato, tra gli altri, anche da Scientology. La concorrenza che il suo sistema stava facendo alla chiesa, secondo un investigatore privato da loro ingaggiato, sarebbe stato il movente di tale azione.

A parte la cattiva stampa ed i misteriosi casi che hanno reso il culto anche vittima degli attacchi di Anonymous – tra cui diverse morti di ex membri, secondo alcuni attribuibili ai loro metodi terapeutici – la chiesa è stata sbeffeggiata pubblicamente anche su South Park. In Trapped in the Closet i creatori Matt Stone e Trey Parker si prendono gioco sia della mitologia di Hubbard che della mascotte scientologa per eccellenza, Tom Cruise. Pare che, però, dopo pressioni del divo sul gigante Viacom – sia produttore di Mission:Impossible III che proprietario di Comedy Central – la seconda messa in onda televisiva dell’episodio sia stata cancellata.

Le celebrità sono da sempre tra i contatti altolocati preferiti di Scientology e dello stesso Hubbard, che fin dagli anni ’50 li vedeva come veicoli mediatici e strumenti di espansione da coccolare e tenersi stretti gelosamente. Ai tempi tra i suoi target c’erano Walt Disney, Greta Garbo e Marlene Dietrich, oggi a parte il già citato Top Gun (che si diceva essere il numero due dell’organizzazione) tra i fedeli spiccano John Travolta e Robbie Williams. E non è che il fascino di Scientology per i VIP sia un mistero, visto che la chiesa offre consigli di carriera in appositi “celebrity center” con tanto di sito web. Siccome “il mondo è trasportato sulle spalle di pochi disperati” (parole di Hubbard che fanno molto Atlas Shrugged) e “questi pochi disperati sono spesso i più trascurati”, lo scopo dei suddetti è quello di “aiutare gli artisti allo scopo di far avanzare la società”. Che, in linea con il principio liberista del trickle down, ben si confà all’attitudine individualista della chiesa.

Per concludere, non c’è da stupirsi che Scientology dia cruciale importanza ai media. Dopo tutto, secondo la sua mitologia, tutte le maggiori religioni antagoniste sono state impiantate nelle nostre anime in un’era preistorica, tramite la proiezione di un film in 3d di 36 giorni. Ed io che pensavo Avatar fosse interminabile.