Attualità

Scacco matto

A furia di stanare irresponsabili, Bersani rischia di passare lui stesso per l'irresponsabile. Perché l'antiberlusconismo farà sempre il gioco del Cav.

di Claudio Cerasa

Roma – Per restare nell’ambito della famosa metafora scacchistica tirata in ballo dieci giorni fa da Bersani subito dopo la scelta di Pietro Grasso e Laura Boldrini come presidenti di Camera e Senato (Tremate, è la nostra mossa del cavallo!), si può dire che le prossime ore saranno decisive per capire se il segretario del Pd riuscirà a sopravvivere alla mossa potenzialmente letale portata avanti insieme, seppure da prospettive diverse, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal leader del centrodestra, Silvio Berlusconi:  in pratica, quasi uno scacco matto.
Dopo aver passato un paio di giorni a dimostrare che il gesto dell’ombrello di Grillo non era in realtà un semplice gesto dell’ombrello ma era in verità un messaggio politico ricco di sfumature e tutto da interpretare – come se ci potessero essere dubbi nel decodificare il significato politico di un “vaffa” – Bersani ora, una volta registrati i rigidi paletti posti da Napolitano sul tracciato che separa il suo cammino dalla nomina del Quirinale, si ritrova infatti in una situazione paradossale. Una situazione in cui la strategia usata dal Pd per dimostrare che  Grillo è un politico brutto, sporco cattivo e irresponsabile viene ora applicata con un discreto successo dall’inedita coppia del gol Berlusconi-Napolitano, per dimostrare che in fondo quello irresponsabile che non vuole formare un governo, a guardar bene, non è Grillo ma è proprio Bersani.

Finora, lo avrete notato, la tattica del Pd (quella uscita fuori dall’ultima direzione, e quella, che speriamo per il Pd, sia corretta oggi nella nuova direzione) è stata chiara: portiamo otto proposte in Parlamento, cerchiamo di dividere il fronte dei grillini, proviamo in tutti i modi a fare scouting nel Movimento 5 stelle e se poi ci votano contro, i grillini cattivi, verranno sicuramente puniti dagli elettori – che, di fronte alla scelta sciagurata di non far partire un governo non potranno fare a meno di considerarli irresponsabili. Strategia semplice e lineare. Con un unico piccolo problema legato al vaffa quotidiano offerto da Grillo, che non ha mai neppure per un istante lasciato intendere di essere disposto a far partire il governo Gargamella.

Con la scelta di Grasso al Senato, Bersani si era convinto che quel metodo avrebbe aiutato il centrosinistra ad aprire il fronte dei grillini, ma in verità quella che doveva essere la mossa decisiva per dividere il Movimento 5 stelle e conquistare i voti necessari a far partire il governo si è trasformata in una trappola per Bersani, ed è bastata la sola disponibilità offerta dal centrodestra all’ipotesi del governo Grasso per far capire al segretario del Pd che l’unica via possibile per formare un governo non è trasformare un vaffa in fiducia ma è trovare un modo dignitoso (leggi: chiedere i voti della Lega) per coinvolgere il temibilissimo Caimano. Finora però il centrosinistra, tranne timidi segnali offerti dagli ambasciatori del segretario in terra straniera, non ha offerto alcuna apertura formale al centrodestra (la chiave di tutto, l’avrete capito, è la scelta del prossimo inquilino del Quirinale), e così oggi, in un certo senso, la situazione per Bersani si è completamente ribaltata. Dopo aver passato settimane intere a spiegare che Grillo sarebbe stato irresponsabile se avesse fatto precipitare il paese verso nuove elezioni impedendo di far partire un governo, ora che è chiaro che l’unico modo per far partire un governo ed evitare di far precipitare il paese verso nuove elezioni è trovare un’intesa con la seconda forza politica del paese (il centrodestra), il risultato è semplice: a fare la figura dell’irresponsabile che dice o governo io o si va tutti a casa non è più Grillo Beppe ma Bersani Pier Luigi.

Oggi capiremo se durante la direzione del Pd vi sarà qualche passo in avanti o se Bersani continuerà a fare finta di nulla e insisterà nell’affascinante progetto di trasformare in fiducia un gesto dell’ombrello. Nel Pd c’è chi ha cominciato a capire che per il bene del paese forse sarebbe il caso di mettere da parte i pregiudizi e trovare un modo di mettere in piedi un governo di larghe intese anche transitorio che, prima di riportare il paese verso nuove elezioni, realizzi quei due o tre provvedimenti economici necessari a far respirare l’Italia. Dire di no al centrodestra perché c’è Berlusconi non è, come dice Bersani, un atto doveroso e inevitabile ma è una scelta arbitraria e sotto molti aspetti poco responsabile che non tiene conto delle scelte fatte alle urne dagli elettori (e prima o poi il segretario capirà che in tutti i paesi normali se si vuole fare un governo ma non si ha la maggioranza si bussa alla porta del secondo arrivato).
Bersani ha ancora qualche giorno per capirlo, prima di salire nuovamente al Colle (tra mercoledì e giovedì) e sciogliere la riserva sul suo incarico. Il tempo c’è. E chissà se nelle prossime ore qualcuno gli spiegherà che se c’è una cosa che ci ha insegnato la storia recente dell’Italia è che il prezzo dell’anti-berlusconismo viscerale alla fine dei conti è sempre lo stesso: aiutare Berlusconi a rinascere, e per l’ennesima volta.

(Foto di Giorgio Cosulich / Getty Images)