Attualità

Vecchio Continente a chi?

di Anna Momigliano

Vecchio continente a chi? La forza dell’Europa sta tutta nel nuovo, nell’innovazione e nella creatività. O, meglio, «nel suo carattere unico e autentico» in grado di attirare le menti creative in perpetuo movimento, alla ricerca di ambienti stimolanti. Parola di Richard Florida, il guru della Creative Class che David Cameron ha scelto come modello, direttore del Martin Prosperity Institute dell’Università di Toronto e autore di La classe creativa spicca il volo. La fuga dei cervelli: chi vince e chi perde (Mondadori 2006). Ecco, Florida tutta questa fuga di cervelli non la vede, almeno dalle città europee che contano: Dublino, Londra, Stoccolma e, non ultima, Milano. Abbiamo fatto due chiacchiere con lui per capi- re dove sta andando, e dove potrebbe andare, l’Europa.

Prof Florida, lei ha teorizzato che «il settore creativo è il motore di crescita» per ogni economia. Come vede lo stato della creatività in Europa? Finalmente la creatività ci sta tirando fuori dalla recessione?
Anche in un momento difficile, sono fermamente convinto che la crescita eco- nomica sia trainata dalla creatività, quindi dobbiamo attingere dalla creatività di ciascuno. Mentre l’economia si trasformava, diverse organizzazioni, imprese e comunità hanno cominciato ad asse- gnare un valore maggiore alla creatività umana; questo è parte della mia teoria oggi, e domani diverrà un fattore ancora più cruciale, quando usciremo da questa crisi economica. In ogni modo, stiamo assistendo a uno storico reset economico. Serviranno più di uno o due anni per ri- costruire completamente la nostra economia. Dovremo puntare sulla creatività umana e sul cambiamento, mutare le no- stre abitudini di consumo ed enfatizzare ancora di più l’innovazione.

La creatività è un concetto piuttosto ampio, che si applica all’industria, alle arti e a molti altri settori. Come si può sfruttare questo concetto senza che diventi un semplice buzz term?
Talento, Tecnologia e Tolleranza rappresentano quelle che io definisco le tre T dello sviluppo economico. L’approccio delle tre T rappresenta una strategia onnicomprensiva per la competitività e la prosperità delle città, delle regioni e delle nazioni. Questo approccio rende il focalizzarsi sulla creatività e l’innovazione qualcosa di più di un buzz term: è un elemento critico per creare una prosperità economica sostenibile a lungo termine.
Il Talento, perché la forza trainante che sta dietro a ogni strategia economica efficace sono le persone di talento. Viviamo in un periodo storico più volatile che mai. La gente, e specialmente l’élite del talento creativo, si sposta molto. L’abilità da par- te di una comunità di attirare e fare resta- re i migliori talenti è una questione determinante nell’era della creatività.
La Tecnologia e l’innovazione sono componenti critiche per la capacità di produrre crescita economica da parte di una comunità o di un’organizzazione. Per avere successo, le comunità e le organizzazioni devono possedere i canali ne- cessari per trasformare la ricerca, le idee e l’innovazione in prodotti spendibili sul mercato e sostenibili. In questo le università rappresentano un capitale importan- tissimo e sono il fulcro chiave dell’età della creatività.
Venendo alla Tolleranza: la prosperità economica si basa sul presupposto della creatività culturale, imprenditoriale, ci- vica, scientifica e artistica. I lavoratori creativi che posseggono questi talenti hanno bisogno di comunità, organizzazioni e di individui che siano aperti a nuo- ve idee e a persone diverse. Per questo i luoghi ricettivi all’immigrazione, agli stili di vita alternativi, a nuovi punti di vista sullo status sociale e sulle strutture del potere godranno di benefici maggiori.

I detrattori dell’Europa sostengono che non è un continente per giovani, che manca lo spazio per l’innovazione.
Non sono d’accordo. La sfida di attirare e mantenere i talenti innovativi si riduce tutta alla capacità di sviluppare una comunità autentica, in grado di offrire un’alta qualità ai suoi residenti. Nell’odierno mercato competitivo, nel selezionare il luogo dove vivere, il capita- le creativo non si focalizza più unicamente in base al lavoro. La Classe Creativa di oggi è in cerca di comunità che possano offrire opportunità di mercato e di innovazione tanto quanto di un luogo autentico in cui è desiderabile vivere. Una delle forze maggiori dell’Europa sta proprio nel suo carattere unico e autentico. Città europee come Dublino, Londra e Stoccolma hanno avuto molto successo nell’attirare, e nel fare restare, la Classe Creativa. Ognuna di queste città, con i relativi mercati e leader, ha compreso l’importanza di avere una forza lavoro vibrante e creativa.

Il governo inglese ha fatto di lei il proprio guru. David Cameron l’ha citata più volte e Jeremy Hunt, il segretario alla cultura, l’ha definita come un economista che «descrive la vita come è adesso, non come era un tempo». Qual è il suo rapporto con Downing Street?
Qui forse c’è da chiarire un equivoco. Io non lavoro in alcun modo per il gover- no inglese e non ho mai elaborato un pia- no per il Regno Unito. Tuttavia sono onorato del fatto che il primo ministro e il su gabinetto stiano prendendo in con- siderazione le mie idee per sviluppare il futuro economico del Regno Unito.

Altre nazioni europee si ritrovano in una situazione molto peggiore rispetto al Regno Unito, e dunque si sono sentite costrette a effettuare dei tagli nel settore dell’innovazione. Lei ha qualche consiglio per i leader di questi paesi?
Consiglierei a questi leader di ripensarci bene. Una delle cose più importanti che un governo possa fare è proprio investire nella scienza e nella tecnologia, specie in un periodo di grandi cambiamenti. Sono questi i periodi delle grandi innovazioni, perché gli inventori e gli imprenditori possono colmare i vuoti lasciati dalle industrie in difficoltà, con nuove idee e nuove tecnologie che portino a nuove forme di infrastrutture e di sistemi. Tutta questa innovazione è il motore della crescita economica e dunque è cruciale che i governi forniscano il sostegno necessario.

In un’intervista passata lei ha menzionato, insieme alla sua Toronto, Londra e Milano come le due città in cui le piacerebbe vivere. Come mai?
Perché sono incredibili centri creativi, città globalizzate che offrono una gam- ma infinita di svaghi, arte e cultura all’avanguardia, quartieri dove ogni area ha una personalità distinta. Ma per ora sono contento di restare a Toronto.

Intervista pubblicata sul Numero 1 di Studio