Attualità

L’estate da Bruno Martino ai Daft Punk

Una playlist come una vecchia cassetta con il Lato A italiano e quello B internazionale con una scelta di brani che ci fanno sentire l'estate.

di Gabriele Marino

Lato A: Italian side

1. 1965: Bruno Martino chiede aiuto al Califfo e approfondisce l’idiosincrasia che gli aveva già fatto odiare la bella stagione. Fantasma di un amore presente, presenza di un’assenza, distanza incolmabile, fossile della ragazza di Ipanema, Teho Teardo sceglie non a caso proprio questo brano come paesaggio sonoro dell’infatuazione impossibile del divo Giulio per Mary Gassman.

2. 1976: Rino Gaetano spalma di miele spiagge di silicio, in un gioco sensuale di attese e promesse che immaginiamo da marinaio.

3. 1963: Gino Paoli e un Morricone asciuttamente emo costruiscono la canzone definitiva sull’estate luogo dell’anima, l’archetipo del presagio dell’abbandono, plasmando le curve di Stefania Sandrelli in rima plastica con quelle della costa di Capo d’Orlando.

4. 1981: Enzo Carella, doppelgänger di un Battisti già panellianamente sfingiforme, affonda stanco le dita nella polpa di una delle sue ciliegie troppo mature. Il Sud è un’infanzia sudata e l’estate è stato sognare di essere stati bambini al Sud.

5. 1978: Freak Antoni dipinge a ditate di grasso da officina un delicato bozzetto pauperistico sull’ossessione. Sulla rincorsa. Sulla dipendenza. Estate amore tossico.

6. 2015: Jacopo Incani, novello Ulisse dalliano in crosta di sale, riporta il sole, porta di nuovo gli uccelli e i pesci sulla spiaggia italiana, ne bonifica la rena da ogni deturpamento residuo, la glorifica. È un inno epico, una gioia di la la la e di fanfare da banda, sciorinato nell’acrobazia di un motivetto di disarmante cantabilità che si inerpica su e si avvita poi nei suoi saliscendi. Ossì, moro. Ossì, di seppia.

7. 2009: Alberto Scotti e Cinzia La Fauci, affiancati dalla dizione rotonda di Mario Castelnuovo, spremono tradizione melodica italiana e sicilianità in parti uguali come sudore e succo di limone sopra a un fico d’india.

 

Lato B: International side

1. 2000: i Modjo fotografano un’estate che è un’eterna irrisolta teenage. O forse è viceversa. In ogni caso, è un dove e un quando in cui si è perennemente in fuga. Alone together.

2. 1997: Arto Lindsay chiude il suo mondo civilizzato nel recinto di un chiaro di luna. Artò Lunaire.

3. 1974: Neil Young all’estate dà una coltellata dietro l’altra, una a ogni battuta strascicata. È una spiaggia battuta dal maestrale la sua. Ed è subito Cobain. Ma subito dopo post-rock.

4. 2001: Christian Fennesz srotola al sole una pastorale surf incantevolmente disturbata, come i Beach Boys suonati dai My Bloody Valentine, ma col silenziatore. Fosse tutta così, potrebbe pure non finire mai, questa estate.

5. 2010: Seu Jorge inzuppa le corde vocali nel caffè e fa rivivere l’inno al sole, fragrante, ipnotico, incombente, di Roy Ayers.

6. 2010: Sumach, un Tom Waits dell’hip hop che pratica e trasuda yoga, ammazza l’euforia delle vacanze come fosse già tutto una resaca, a suon di quel che resta del reggae.

7. 2005: I Daft Punk scrivono una credibilissima antimarcia nuziale per consumare, finalmente, davanti all’ultimo tramonto su Mururoa.

 

In copertina e testata il lungomare di Alessandria d’Egitto nel 1989 (MIKE NELSON/AFP/Getty Images).