Attualità

Che rapporto abbiamo con l’oroscopo?

Quanta influenza esercita su di noi lo zodiaco? Più o meno di prima? Lo abbiamo chiesto segno per segno a collaboratori e redattori di Studio.

di Aa.Vv.

Con l’inizio dell’anno, come ogni anno, abbiamo assistito alla fioritura degli oroscopi in previsione dei 12 mesi che ci aspettano. Naturalmente, ogni settimana, troveremo altri oroscopi, e li troveremo più o meno in ogni quaotidiano, settimanale, sito d’informazione. L’astrologia non ha alcuna base scientifica, eppure è la pseudoscienza più seguita del mondo, anche, anzi forse soprattutto, per vezzo. Recentemente, un articolo dell’Atlantic ha indagato le motivazioni per cui sempre più Millennials si appassionano tanto profondamente allo zodiaco. Noi abbiamo pensato di chiedere a dodici firme – una per ogni segno zodiacale – che rapporto hanno con il loro segno.

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Ariete

Quello che più mi piace dell’astrologia è che aiuta ad auto-definirsi. Un esempio. Il mio modo di essere Ariete è sempre stato un po’ strano. Coraggiosa, sì, ma solo nel campo dell’autodistruzione. Ostinata nel cambiare continuamente idea e punto di vista, galleggiando in stati di eterna indecisione e, quindi, di immobilità. Testarda nell’interrompere i miei progetti (e poi riprenderli e interromperli di nuovo) ma incapace di abbandonarli  e passare ad altro. Che razza di Ariete è mai questo? Dove sono la passione, l’orgoglio, l’irruenza, la mancanza di tatto, la spietata onestà? Un’amica artista, esperta di astrologia, un giorno mi ha illuminato, come un medico che finalmente pronuncia la diagnosi di una malattia a lungo incompresa: l’ascendente. L’ascendente viene spesso sottovalutato. Invece è importantissimo. Il mio ascendente è Cancro. Il Cancro è un peso che rallenta e contamina l’energia focosa dell’Ariete. Lo rende più empatico e sensibile, quindi più indeciso. Da quel giorno finalmente mi riconosco. Un montone che corre all’impazzata con un granchio attaccato a uno zoccolo. Ogni tanto mi pizzica o mi fa inciampare. (Clara Mazzoleni)

Toro

Sono nata lo stesso giorno di Shakespeare, Cervantes e Hitler, e questo anziché darmi ambizioni letterarie ha ammazzato ogni benevolenza nell’oroscopo. Una qualsiasi descrizione del “carattere Toro” è una sfilza di aggettivi che mi calza comicamente bene – gaudente, concreto, geloso, ghiotto di bellezza e di piaceri – ma che stonano su quell’asceta, algido e puritano di Hitler. Non mi immagino stelle e pianeti a fare eccezioni per confermare regole, quindi, pensavo, di noi non si preoccupano affatto. O forse il Toro, davanti al fallimento letterario, si trasforma in qualche segno abominevole: mi sembrava una saggia conclusione per queste righe. Mi siedo al pc a scriverle e per scrupolo controllo la data di nascita di Hitler. E scopro che è il 20 aprile. Realizzo quindi che: 1) Hitler è Ariete! Ariete, esattamente come il mio primo fidanzato psicopatico, era ovvio. 2) Ho costruito metà della mia vita su una notizia falsa dopo che da adolescente, in vacanza, una luciferina russa mi chiese quando compivo gli anni, e poi mi disse «ahi ahi, Arianna, come Hitler!». Non mi passò per la testa che potesse confondersi – era russa, di dittatori ne sapeva – o forse era un altro perfido Ariete. Ho passato l’ora successiva sull’orlo della conversione, a consultare oroscopi presenti e passati per trovarci conferme e promesse, cedendo all’indolente e taurino fatalismo che «sono le stelle, le stelle sopra di noi, a governare il nostro destino». (Arianna Cavallo)

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Gemelli

Credo si possa affermare con certezza che, insieme allo Scorpione, il segno dei Gemelli è quello più vituperato dell’intero zodiaco. Qualunque sia il vostro approccio verso l’oroscopo, l’astrologia e tutta quella confusa miriade di teorie legate all’influenza di stelle, pianeti e universi astrali sulle nostre banali vite quotidiane, confortevoli e disimpegnate al punto giusto, vi avranno detto che dei Gemelli è meglio non fidarsi, perché sono doppi, mistificatori, sembrano una cosa e poi, in realtà, sono tutt’altro. Almeno quelli dello Scorpione non si nascondono, continuano i detrattori, mentre i Gemelli hanno il brutto vizio di sembrare timidi, anche simpatici, persino innocui, quando invece sono vendicatori, arrivisti, lupi travestiti da agnellini, più di tutto bugiardi. Hanno grandi capacità di sintesi e dialettica, spesso sembrano competenti solo perché hanno raffinato l’arte di ascoltare, diligenti, difficile stabilire il grado di reale interesse. È insito nella loro natura, d’altronde, quella cosa lì di muoversi fra gli estremi, di coniugare gli opposti, ed è facile che poi siano irrazionali, insicuri, depressi. Insomma, più che delle persone sono una frode. Nel mio stesso giorno sono nati Natalie Portman e Johnny Depp e da ragazzina ero molto fiera di questa assolutamente insignificante coincidenza. Oggi capisco che erano i miei opposti, in forma di stelle hollywoodiane: quella così brava che si becca l’etichetta di “troppo rigida” e quello che, alla fine, è diventato la brutta copia di se stesso. Noi Gemelli normali, manco a dirlo, siamo nel mezzo. (Silvia Schirinzi)

Cancro

Quando qualche tempo fa Saturno è uscito da non so dove per venire a rompere i coglioni dalle parti del Cancro, l’ho saputo perché un numero incredibile di amici intellettuali ne ha parlato sui social. Così ho scoperto che in effetti l’oroscopo non è più considerato attività per creduloni ingenui con pochi mezzi interpretativi ma anzi, più sei raffinato intellettualmente, più gusto troverai nell’esegesi delle stelle, nella lettura dei movimenti dei pianeti, nello studio delle coincidenze caratteriali. Purtroppo ne so molto poco, del mio segno so genericamente che siamo lunatici, romantici, profondi, attaccati alla famiglia e al passato, materni, tenaci, creativi, tendenti alla malinconia, e mi riconosco in tutte queste caratteristiche. Ma le cose che mi hanno più colpito del mio oroscopo hanno a che fare con la scrittura e gli scrittori. Per esempio, la prima volta che ho incontrato Melissa Panarello lei stava dicendo: «Le donne del cancro sono tutte frignone e rompicoglioni», e io mi sono offesa preventivamente, ma a questa cosa ho cercato di farci attenzione da lì in poi. Quando poi ci siamo conosciute meglio mi ha detto che comunque ho un forte ascendente Leone che compensa, credo per farmi contenta. Un’altra cosa interessante la disse un’amica sceneggiatrice che mi aveva fatto il quadro astrale: «Non hai niente in terra, sei tutta acqua, aria e un po’ di fuoco, non so come fai a vivere nel mondo», e anche a questa cosa ho pensato parecchio nel corso degli anni, specialmente ogni volta che non sapevo difendere il mio salario dall’inflazione. Un’altra cosa sorprendente è legata proprio alla mia data di nascita, il 2 luglio: ben due premi Nobel per la letteratura sono nati lo stesso giorno (Herman Hesse e Wislawa Szymborska) e un altro, che pure era del Cancro, ci è morto (Ernest Hemingway) e qui, visto che quello che chiediamo a gran voce al cielo è che la dimensione irrazionale della vita ci venga in aiuto, mi rifiuto di vederci solo un caso, lo prendo piuttosto come un segno del destino. Ma alla fine la cosa che mi è rimasta più impressa fu l’uscita di un amico giornalista: «Voi donne del cancro avete tutte le tette belle». E chi sono io per smentire le stelle? (Lorenza Pieri)

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Leone

Per me lo zodiaco è principalmente una splendida opera del 1974 di Karlheinz Stockhausen, Tierkreis (Zodiaco), nella quale il grande compositore tedesco intona melodie (si!) piuttosto inusuali per ciascuno dei segni astrologici. Sono micropunte sonore frastagliate ed eccitanti, quasi un incrocio raggelato tra un impulso jazz bianco ed estremo e il classico stetoscopio intonato ai rumori del mondo. Uno dei brani centrali di Tierkreis è dedicato al Leone, il segno di Stockhausen, e anche il mio: una quasi-marcia indolente eppure imponente, che sembra al contempo un giro di ricognizione dei propri generali da parte di un capo di stato maggiore e l’apprensivo auscultare di un organo interno che batte come dovrebbe, ma forse dovrebbe battere di più. Così io vedo il 2018 del mio segno, il lugubre stemma dei comandanti che hanno costante bisogno di essere rassicurati, il lucido stigma dei più grandi amanti del cosmo che però confondono il cosmo con il proprio costato. Generosità ed egotismo. Rischio e tenerezza. Pena e cecità. Questi i sei pericoli fondamentali, queste le sei chiavi musicali, per i nati sotto il segno del Re. Il 2018 sarà un altro segmento nella circolare struttura del tempo: le difficoltà e le opportunità, per chi vive sotto questo antipatico bastone, sono sempre le stesse: trasformarlo in carota, usare la carota per annusare il mondo. Abbandonare la foresta. Diventare un pupazzo di neve, qualcuno con cui giocare e divertirsi. (Gianluigi Ricuperati)

Vergine

Nervosi, perfezionisti, molto malinconici, con una digestione delicata, vittimisti, molto sensibili, pronti alle lacrime sempre: a volte mi sono chiesto se sono diventato davvero così seguendo inconsciamente le indicazioni astrali dei Vergine, oppure se è tutta una truffa, oppure se invece hanno ragione le descrizioni. Avevo un compagno di classe, al liceo, Vergine come me, proprio dello stesso giorno, ed era l’opposto di me, sempre contento, un po’ tonto, semplicissimo, spavaldo. Non l’ho mai capito, c’entrerà l’ascendente, mi dicevo, lo vedevo come una macchia su un elegantissimo curriculum sentimentale dei Vergine, così eleganti e delicati. Sono molto affezionato però a questo segno che da piccolo mi faceva vergognare pronunciare ad alta voce intuendone un potenziale sessuale che mi inquietava, un po’ come sono affezionato a settembre, che infatti è un mese molto virginale. «Un po’ malinconici, un po’ autunnali, solitari, pignoli, pessimi partner e ottimi singoli», diceva Pier Vittorio Tondelli, anche se i Vergine nascono d’estate, ma alla fine dell’estate, il che, ho sempre pensato, spiega moltissimo di questo carattere soprattutto se penso alle estati dell’adolescenza, partire dal mare, tornare in città, le giornate più corte, i primi freddi, l’abbronzatura che se ne va, gli amori che si lasciano al mare per non vederli mai più. «Pessimi partner e ottimi singoli», diceva anche Tondelli, e questo spero sempre sia un po’ meno vero. Il primo nome che compare nelle liste dei Vergine famosi è sempre quello di Caligola, e questo mi ha portato a sviluppare una fascinazione per l’imperatore più pazzo della storia romana, in fondo uno che nomina un cavallo senatore non può essere altro che un inguaribile romantico. (Davide Coppo)

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Bilancia

Pare che una sera degli anni Trenta, tra i tavoli di Fourquet’s sugli Champs-Élysées, Samuel Beckett incontrò Peggy Guggenheim. Dopo averla accompagnata a casa, lo scrittore irlandese chiese di accompagnarla a letto: iniziarono così una relazione che andò avanti qualche mese. «Beckett piombava da me nel mezzo della notte con quattro bottiglie di champagne e non mi lasciava uscire dal letto per due giorni. Non che io volessi uscirne», disse Peggy molti anni dopo. In questa storia, Bilancia, tu sei Beckett: nulla ti sembra più ovvio e naturale del desiderio di qualcuno di chiudersi due giorni in casa con te e con il tuo charme felino. Del resto non ti capaciti di come mai tutti gli altri tuoi colleghi zodiacali non facciano a gara per diventare te (suvvia, potendo scegliere chi mai vorrebbe essere un Capricorno? Cosa diavolo è un capricorno, poi). Ma, in questa storia, sei anche Peggy Guggenheim: il tuo senso estetico, la convinzione di essere giusto arbitro tra il bello e il brutto, e la volontà di circondarsi di cose belle può spingerti a aprire musei che ti sopravviveranno. Ma a pensarci bene, Bilancia, tu sei anche lo champagne. Con te è sempre possibile che le bollicine della curiosità, il desiderio del bello e del nuovo, si ribaltino nel loro opposto: quando viene circondata dalle macerie paralizzanti del dubbio, la tua giornata si trasforma in una contrada oblomoviana in cui sprofondi come in uno stato di perenne e languido hangover. Diceva Brodskij che l’estetica è la madre dell’etica. Non sappiamo se sia vero – secoli di guerre tra poeti e filosofi non hanno ancora portato a esito sicuro – ma di certo sappiamo che ti piace crederlo, Bilancia. (Francesco Guglieri)

Scorpione

Se si considerano segno e ascendente (che nel mio caso è lo stesso) l’elenco delle mie dominanti caratteriali corrisponderebbe più o meno ai video scandalo dell’industria aviaria che frulla i pulcini (“Eccessivamente passionale e con la tendenza a trattare gli altri come se fossero dei mobili”). Le indicazioni settimanali relative al mio segno sono in compenso particolarmente monotone: “Avrai grandi occasioni/grandi difficoltà ma qualunque cosa ti si dica non ascolterai nessuno e affronterai testardamente tutto per conto tuo”. Nonostante quindi lo zodiaco mi annoi e mi descriva come Darth Vader, stranamente continuo a leggerlo. Ora: secondo me quelli che dicono di leggere l’oroscopo “ma non ci credono” sono come quelli che dicono di guardare X Factor “con spirito antropologico”: chi guarda la tv guarda la tv, punto. E chi legge l’oroscopo lo fa perché, in un modo o nell’altro, ci crede. Il “come” ci si crede è proprio l’aspetto più interessante, perché non riguarda solo lo zodiaco ma anche varie altre cose contemporanee. Credo che la superficialità programmatica con cui molti di noi credono all’oroscopo abbia molto a che vedere con un modo molto nuovo e attuale di concepire ciò che è vero e fondato e ciò che non lo è. Mi sembra che il nostro rapporto con le informazioni e le scelte quotidiane si basi sempre meno su un sistema di certezze esterne e assolute, e sempre di più su una serie di ritualità private. L’oroscopo non ha più nulla a che vedere con la superstizione: non ce ne frega veramente nulla di dove stanno la luna e Saturno, e tantomeno degli effetti che queste posizioni potrebbero avere sulla nostra settimana; queste storie ci danno però tracce di comportamenti, piccoli disegnini di giornate che contribuiscono alla nostra strategia quotidiana di self-improvement: ci sembra di non poter più contare sulla verità delle cose importanti, quindi cerchiamo un po’ di aiuto in cose che tanto non sono vere, perché sappiamo che ce la dovremo cavare da soli. (Tommaso Melilli)

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Sagittario

Nel 1999 mi persi in un bosco. Mi ero allontanato dalle tende per fare legna, avevo fatto qualche passo di troppo fuori dal sentiero e, senza che riuscissi a capire come, i rami degli alberi avevano cominciato a chiudersi intorno a me. Il buio calava svelto. Quando ci si perde in un bosco l’unica cosa da fare è rimanere fermi e aspettare che qualcuno ti trovi ma io, sordo alla mia stessa saggezza, avevo deciso di continuare a camminare, certo di ritrovare la via. Non la trovai. A un certo punto, mentre mi rassegnavo a piangere per la paura, vidi che davanti a me era spuntato tranquillo dagli alberi un enorme asino grigio. Si fermò a qualche metro, voltò il muso verso di me e mi guardò con i suoi occhi vuoti, donandomi un singolo e perfetto momento di lucidità assoluta. Il campo era a poche centinaia di metri, lo ritrovai facilmente. Ci facemmo prestare la legna per la notte. Mi sono perduto tante altre volte, la maggior parte delle quali mentre cercavo di ritrovare quella lucidità, tratteggiando l’esatta distanza tra l’animale che mi abita dentro e l’uomo che sono, tra i desideri ferini della carne e l’anelito alla trascendenza. Non è un problema che si risolve, è solo qualcosa con cui si impara a fare i conti: tra l’animale e l’uomo vince la freccia. (Matteo Trevisani)

Capricorno

Il mio rapporto con l’oroscopo è sostanzialmente legato a mia madre, che ogni anno nei giorni di Natale, anche lo scorso Natale quando sono tornato a casa, mi informa invariabilmente che ho un oroscopo fantastico per l’anno che verrà. Succede da almeno 20 anni e devo dire che non sempre l’anno che viene a conti fatti rispetta il pronostico di mia madre. Ma non sto recitando la parte dello scettico: l’annuario di Astra è una delle mie madeleine e mi riporta piacevolmente a quel momento degli anni ’80 in cui per riflusso una certa spiritualità alternativa e certe suggestioni anti-scientifiche erano diventate accettabili in seno al cosiddetto ceto riflessivo. Insomma, per tornare alla stringente attualità, farsi disegnare un quadro astrale non è proprio come essere contrari ai vaccini, ma l’ideologia e la politica secondo me c’entrano lo stesso. Dev’essere a causa di una benevolenza per questo marxismo sotto altre forme, insomma, se ancora oggi non sono così lontano dall’essere seriamente convinto che il fatto di essere ambizioso, determinato, individualista, testardo, arrogante sia colpa dell’essere Capricorno. (Cristiano de Majo)

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Acquario

Al pianeta Terra, così limitante e pieno di insidie, soprattutto quelle legate all’imprevedibilità delle emozioni altrui, l’Acquario, raccontano gli astrologi, preferisce di gran lunga librarsi in aria, in un suo Iperuranio personale popolato di idee e pensieri astratti, gli elementi che gli sono più congeniali. Quando cade nei suoi tipici stati di trance, il che può avvenire più volte al giorno, il nato sotto questo segno — gli occhi spenti di un automa, la faccia paralizzata in un’espressione a bocca aperta non sempre delle più felici — può trovarsi a commettere ogni tipo di sbadataggine: cercare di pagare al supermercato con la tessera della palestra (fatto), sbattere contro un lampione pur avendo gli occhi aperti (fatto) e addirittura mettere una scarpa in frigorifero (ebbene sì, mi è capitato di fare anche questo). Negli anni ho finito con l’accettare, trovandolo tutto sommato simpatico, questo lato distratto e assente del mio segno che a lungo ho vissuto come una croce. Quelle che invece un tempo trovavo essere le sue maggiori qualità — sete di libertà, eccletticità e diplomazia —, mi paiono oggi curiosamente i suoi peggiori difetti: la prima, se non domata, spinge l‘Acquario, nella sua foga a scrollarsi di dosso ogni forma di vincolo e condizionamento, verso un’esistenza eccessivamente solitaria, quasi da eremita; la seconda, spronandolo ad iniziare continuamente nuovi progetti, gli rende arduo portarne a termine almeno uno; la terza, se da un lato gli consente di muoversi nella vita come su una tavola da snowboard, evitando ogni conflitto, dall’altro gli rende innaturale sbattere in faccia quei no secchi che, di tanto in tanto, fanno così bene alle relazioni umane. Ma vi è un tratto di questo segno, forse quello più contraddistintivo, che non finisce di stupirmi: la sua fede granitica nell‘umanità. Al costo di risultare ingenuo, anche nei periodi più bui della storia un Acquario continuerà indefesso a professare la sua convinzione che gli esseri umani, se giustamente instradati da idee intelligenti, potranno un giorno imboccare la via della fratellanza universale e del rapporto armonico con la natura. Quando le sorti del mondo vi sembreranno irrimediabilmente perdute, circondatevi di Acquari e vedrete che in breve ritroverete la speranza in un futuro migliore. (Michele Fossi)

Pesci

Il 2018 è l’anno dei Pesci, lo dicono da un pezzo, io mi sono messo a contare i giorni mesi fa. Il primo gennaio ho chiamato subito Rihanna, Pesci anche lei, le ho detto: “Ci siamo, è il nostro momento!”. Quel che accomuna tutti noi del segno, a parte essere fighi di molto, è nascere nell’acqua e vivere per aria, eternamente. Però, quando le cose attorno filano per il verso giusto, diventiamo improvvisamente razionali, pratici (insomma). Di base, anche se non vogliamo ammetterlo, ragioniamo con la pancia: Rihanna ha rifiutato “Shape of You” di Ed Sheeran, una hit annunciata, per fare un po’ quel che voleva. Ha avuto comunque ragione. Per i Pesci a cui da piccoli è stato detto «Nella vita fai quello che ti piace» (per quanto riguarda la mia generazione: tutti) è stata una doppia rovina, perché i Pesci vanno dove li porta forse il cuore, più facilmente il cazzeggio. Però vantiamo grande sensibilità, non bisticciamo mai, sogniamo molto: tutti da bambini abbiamo recitato davanti allo specchio il nostro discorso di ringraziamento per l’Oscar, convinti di averlo vinto davvero. (Comunque, non so per me, ma per Rihanna sarà davvero un 2018 col botto: il Met Ball come host insieme a Donatella Versace, il remake di Ocean’s Eleven – cioè Ocean’s Eight – accanto a Cate Blanchett e Sandra Bullock, probabilmente un nuovo disco. Aspetta che la chiamo). (Mattia Carzaniga)