Attualità

Era meglio lui

Giacomo Celentano. Un Figlio Di che non ce l'ha fatta (e ha trovato l'arrangiatore su Radio Maria)

di Anna Momigliano

Non lo vedrete a Sanremo. C’è già stato (e fu un disastro), avrebbe voluto tornarci («per riscattarmi») ma gli hanno detto di no, sostiene lui, per colpa di un padre troppo ingombrante. Giacomo Celentano, nato 45 anni fa dal matrimonio di Adriano con Claudia Mori, spiega così le ragioni della sua esclusione, in un’intervista pubblicata sul numero di Vanity Fair che esce oggi in edicola: «La trattativa era avviata. Poi hanno preso papà come super ospite. E tutto è saltato». Parla di un rapporto complesso con due figure genitoriali con cui è difficile reggere il confronto. E, soprattutto, della sua «gavetta, che dura ancora» alla soglia della mezza età e nonostante un cognome che forse avrebbe potuto aprirgli molte porte ma, evidentemente, non lo ha fatto.

Il suo brano più cliccato su MySpace, Domani non lo so, vanta cinquecento riproduzioni scarse tra il 2009 e oggi. Un Figlio Di che non ce l’ha fatta nel Paese delle raccomandazioni d’ufficio. Uno che di cognome fa Celentano ma per trovare un arrangiatore telefona a Radio Maria. In occasione della sua esibizione sanremese del 2002, il commento della Gialappa’s (con tanto di signor Carlo che non riusciva a parlare per le risate) entrò nella storia dei meme.

Giacomo Celentano è il bersaglio ideale per quelli che si sentono usurpati dai vari Trota nazionali ma che sotto sotto disprezzano maggiormente chi una cadrega non riesce neppure a rimediarla.

Dal canto suo, non è ben chiaro esattamente quanto Celentano Jr rinfacci al padre di averlo schiacciato, di non averlo sostenuto a sufficienza, o entrambe le cose. Oggi mette in chiaro di essere uno che ci tiene a farsi un nome da solo: «Per staccarsi da genitori così, e far capire al mondo che vali anche da solo, c’è da lavorare sodo», racconta nell’intervista pubblicata su Vanity Fair.

Ma in gioventù – parliamo della fine degli anni Novanta – non nascondeva di sentirsi amareggiato perché il padre e la famiglia non gli hanno mai dato una mano: «Non hanno mosso un dito per spingere il mio disco, nemmeno una dichiarazione, una telefonata», raccontava a Oggi. Specificando bene che invece un sostegno sarebbe stato gradito (Aspetta un invito da suo padre in televisione? «Diciamo che lo vorrei. Ma non so se arriverà. Lui è imprevedibile. È la parola giusta per definirlo») e che sono stati i suoi genitori a non volere produrre il suo disco con la casa discografica di famiglia.

I nostri genitori si erano ribellati ai padri perché li vedevano come figure troppo potenti, in grado di scolpire il futuro della prole a loro piacimento (ti dico cosa studiare, ti dico di sposarti, ti dico di lavorare o, peggio, di lavorare con me): era l’era della contestazione. Oggi in molti rinfacciano ai genitori di non possedere il potere necessario a garantire un futuro ai figli (vorrei alzare la cornetta e trovarti un lavoro, ma non ho le conoscenze per farlo): è l’era degli sfigati bamboccioni. Celentano Jr non si capisce bene a quale era appartenga.